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Il piede invisibile, la mano invisibile

Il nostro ministro della Pubblica Amministrazione, quello che da bambino faceva il piccolo fiammiferaio e oggi fa il tagliatore di teste nel settore pubblico, in una intervista ha detto che nelle aziende private quando un imprenditore o un amministratore non ci sanno fare un "piede invisibile" li caccia a calci nel sedere. Ma che bella metafora, bene bravo settepiù. Cercando l'intertestualità di questa frase con gli slogan del capobanda, mi sono ricordato il famoso motto "non metteremo le mani nelle tasche degli italiani". Anche questa è' una frase di indubbio effetto, ma certo quanto a buon gusto lascia a desiderare. La mano che "ravana" nelle tasche dei pantaloni fa pensare a una grossolana allusione sessuale, e poi è un pò immorale, anzi potenzialmente devastante per uno stato di diritto, far passare le tasse come un furto che lo stato perpretra ai danni dell'individuo proprietario. Ma qui siamo nel terreno dei principi, e "colui" avrebbe buon gioco a darmi del marxista o, già che c'è, del coglione tucur. Allora visto che parlare di principi non serve, combatto sul loro terreno, quello delle immagini ad effetto, e mi inserisco nella serie delle metafore di piedi e mani, con una mia proposta. Dopo il piede invisibile, parliamo della "mano invisibile" che fruga nelle tasche del cittadino proprietario. La mano invisibile non sono le tasse (bene o male te le trovi nella dichiarazione dei redditi o come iva quando compri la roba); le tasse non sono occulte, lo è l'evasione semmai. Allora che sarà mai questa mano invisibile che ci fruga nelle tasche? E' anch'essa una tassa, una tassa questa volta occulta: la tassa della pubblicità. Non credo che esistano più persone autarchiche, che si producono tutto; la totalità delle persone le cose le compra, e la maggior parte delle cose che compriamo ha un marchio; una fetta consistente dei marchi, i più comprati ma anche i più costosi, ha una visibilità nel mondo dei media sotto forma di pubblicità a pagamento. In un mondo governato da buon senso la pubblicità televisiva dovrebbe incidere per lo 0,01%, non di più. Di preciso non lo so ma il costo della pubblicità è molto elevato sul prezzo al dettaglio, forse vicino al ricarico del 20% che si tiene la grande distribuzione. E' una follia. Un pensionato che prende 500 euro deve lasciarne 100 ai pubblicitari e a mediaset? E per cosa per le veline o le battute di Ezio Greggio? Ma scherziamo? Eppure le cose stanno così. "Tutto, senza chiederti nulla" era lo slogan di Mediaset. Sì è vero, non mi chiedi nulla, te lo prendi e basta. Non siete convinti di quanto scrivo? Se volete la controprova andate in un hard discount. la roba costa la metà per due motivi: il primo perché la manodopera viene sfruttata in modo selvaggio e i servizi alla clientela sono ridotti all'osso; il secondo perché i prodotti non sono pubblicizzati sui media. Volete un altro motivo per credermi? vi ricordate quei prodotti per la salute o l'igiene che vedevate sui giornalini col bollino "visto in tv"? La mia reazione è sempre stata "Embè, che mi frega?". Per loro significa "questo prodotto ha un plusvalore, è stato reclamizzato in tv, quindi sai che devi pagarlo un pò di più". Incominciamo a boicottare mediaset, non guardando la pubblicità e non comprando i prodotti più reclamizzati da questo network, vedrete che questo avrà come effetto di calmierare il prezzo degli spot e ne guadagneremo noi, pensionati e precari con meno di 1.000 euro al mese. Se poi anche le aziende volessero aderire a questa iniziativa (mica devono stare contro i consumatori per forza), propongo di introdurre un bollino di qualità con questa scritta:" Prodotto non reclamizzato in tv, i soldi che abbiamo risparmiato li abbiamo investiti per migliorare il prodotto".