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Dalla gnocca al magnaccia

Di Pietro non saprà l'italiano, ma incomincia a capire qualcosa di comunicazione. Allora nel momento in cui è riscoppiato lo scandalo delle intercettazioni a Saccà-Berlusconi, Libero, cioè Feltri (L'ex direttore dell'eco di Bergamo che vedete spesso a Porta a Porta mentre sentenzia come se fosse Montanelli redivivo) spara il titolo "Il guaio è la gnocca". Ora è chiaro che in quel titolo la volgarità è stata usata scientemente, come distrattore: la gente si interroga sul titolo volgare, ridacchia o discute di questioni di stile e intanto si distrae dal "quid", dal fatto che uno che dovrebbe curare gli interessi di tutti fa i cavoli propri. Qui vediamo la differenza tra Veltroni e Di Pietro. Veltroni si fa le pippe mentali sui film di Hitchcock, Di Pietro insegue Feltri sul suo terreno e gli risponde, colpo su colpo. Tu parli di gnocca? Ok, allora io parlo di magnaccia. E poi l'italiano, cioè no il romanesco, è implacabile come tutte le lingue: come si chiama uno che fa affari con la "gnocca"? dicesi magnaccia.  Non è una questione di stile, usate tutti i sinonimi che volete, tale è la cosa, tale è la parola. Se c'è volgarità, ma io direi anche puzza, una puzza da far rivoltare lo stomaco, non sta nelle parole, sta nelle cose. Quelli che si indignano per il linguaggio da osteria (eh sapete non tutti possono frequentare i ristoranti che frequentate voi), perché non si indignano per i titoli vogari, machisti, di Libero, che tra l'altro è pagato anche con le nostre tasse visto che riceve lauti finanziamenti dallo Stato?