Creato da associazioneameli il 17/05/2012

A.Me.Li

Associazione Mediatori Familiari Liguri

 

Che cosa è la mediazione familiare?

Post n°2 pubblicato il 22 Maggio 2012 da associazioneameli
 
Foto di associazioneameli

La Mediazione Familiare è un percorso di coppia per separarsi in modo alternativo alla lite giudiziale ed è uno strumento di aiuto per recuperare il dialogo interrotto sui figli. La mediazione non serve per risolvere i conflitti risalenti al passato. Potrà aiutare a capire alcuni problemi del passato con un'ottica diversa, ma non si lavorerà per risolverli. Si cercherà, piuttosto, attraverso il dialogo e la comprensione, di affrontare i problemi presenti. La Mediazione Familiare è anche un incentivo a ritrovare rispetto e fiducia in se stessi e nel partner.

Gli obiettivi principali della Mediazione Familiare sono i seguenti:

•aiutare le parti a raggiungere un accordo direttamente negoziato dalle stesse, rispondente ai bisogni e agli interessi di ciascun soggetto coinvolto;

•attivare un processo di riorganizzazione delle relazioni familiari il più possibile soddisfacente per tutti;

•costruire la possibilità di gestire la genitorialità al di là della coniugalità perduta e dei conflitti di coppia, arrivando a una soluzione “su misura” in merito alla gestione dei figli;

•permettere alle parti di passare dall’antagonismo alla collaborazione;

•uscire dall’ottica vincitore/perdente;

•stipulare un accordo firmato in linea con le normative vigenti.


visita il nostro sito: www.mediazioneameli.it 


 
 
 

Come si struttura un percorso di mediazione familiare?

Post n°3 pubblicato il 26 Maggio 2012 da associazioneameli
 

Il percorso di Mediazione Familiare comprende, di norma, 10-12 incontri della durata di un’ora ciascuno; si delinea attraverso fasi tipiche, il cui sviluppo varia in base alle diverse esigenze espresse dalla coppia in separazione.


Di regola, si svolge attraverso i seguenti passaggi chiave:

• LA PREPARAZIONE ALLA MEDIAZIONE, che comprende solitamente i primi due incontri ed è finalizzata, innanzitutto, a valutare la reale possibilità di effettuare una mediazione familiare. Una volta accertata la mediabilità della coppia il mediatore, ponendosi in posizione neutrale ed equidistante, ha come obiettivo principale quello di superare le rigidità presenti tra i partners, sostenendoli e dando loro la fiducia necessaria per comprendere che, nonostante le difficoltà che stanno vivendo, riusciranno a superare la fase di transizione in cui si trovano per ritornare protagonisti della propria vita. Al termine di questa fase viene sottoscritto il contratto di mediazione, con il quale essi si assumono l’impegno, reciprocamente e innanzi al mediatore, di intraprendere un percorso, rispettandone le regole e condividendone gli obiettivi.

• LA NEGOZIAZIONE DEI BISOGNI Nel corso di questa fase si attua l'esplorazione dei bisogni reali delle parti in conflitto al di là delle rigide posizioni assunte, favorendo l’instaurarsi di un clima che consenta alla coppia, genitoriale e non, di trovare soluzioni condivise e di gestire in autonomia probabili negoziazioni future.Per ogni tema di discussione, dalla gestione dei figli alle questioni economiche, il mediatore stimola il singolo partner a mettere a fuoco la questione e a definirne la personale soluzione, alla luce dei propri bisogni; il mediatore stimola poi la coppia ad elaborare innovative e personali soluzioni. Ampliare il numero delle opzioni e delle alternative di scelta consente ai partners di valutare vantaggi e punti di debolezza di ciascuna situazione ipotizzata, facilitando così una scelta che soddisfi i bisogni di genitori e figli. Tutto ciò in un’ottica di graduale assunzione di responsabilità, che conduca alla certezza che è possibile essere protagonisti della propria nuova vita, nella consapevolezza che il rapporto genitoriale, eterno, è indissolubilmente compenetrato dal rapporto dei due genitori nella sua gestione.

• LA REDAZIONE DEGLI ACCORDI Al termine degli incontri, vagliate tutte le proposte e risolti i conflitti, il mediatore familiare stende gli accordi raggiunti in una sorta di progetto di intesa, che contiene le condizioni di separazione pattuite nei singoli incontri e che ciascun partner potrà formalizzare ai fini di una procedura legale di separazione personale congiunta.
E' la chiusura della mediazione, che avvia gli ex coniugi al proseguimento del cammino in modo autonomo, mantenendo però, come punti fermi i risultati del percorso realizzato e nella piena consapevolezza che il destino dei propri figli sarà fortemente influenzato dalla loro capacità di confrontarsi, comunicare e soprattutto superare le crisi che la vita naturalmente proporrà.

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A chi si rivolge la mediazione familiare?

Post n°4 pubblicato il 07 Giugno 2012 da associazioneameli
 

coppia senza dialogo, lui dorme lei pensaLa Mediazione Familiare si rivolge alla coppia, coniugata o convivente, con figli o senza figli, in fase di separazione o già separata o divorziata con un’esigenza di modificare gli accordi.Intraprendere il percorso di Mediazione Familiare è utile in tutte le fasi del processo della separazione e del divorzio poiché si adatta alle differenti esigenze espresse dalle diverse tipologie di coppie.

1) Coppie in crisi :

 Quando uno dei due partner è deciso per la separazione e l’altro non    l’accetta

· La decisione di separarsi è chiara per entrambi.

2) Coppie separate di fatto:

· Coppie con attive aree di conflitto sui termini di affidamento dei figli e/o sul versante economico.

3) Coppie separate legalmente:

· Le condizioni di separazione risultano di difficile attuazione o non vengono rispettate.

4) Coppie separate da tempo o divorziate:

· Gli accordi presi in Tribunale, ormai inadeguati alle mutate condizioni di vita, devono essere aggiornati o modificati.

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Regolamentare la mediazione familiare

Post n°6 pubblicato il 21 Giugno 2012 da associazioneameli
 

Una legge che regolamenti la mediazione familiare. E' la richiesta che arriva dall'incontro "La mediazione, una competenza interdisciplinare. Ripensare la separazione", organizzato dall'Ordine degli psicologi del Lazio, per "aprire uno spazio di riflessione sul tema della Mediazione familiare, una competenza interdisciplinare, tra differenti figure professionali, che a diverso titolo, operano nei casi di separazione, soprattutto quando sono coinvolti dei minori", spiega il vicepresidente dell'Ordine, Paolo Cruciani. La proiezione del film 'Una separazione' di Asghar Farhadi ha introdotto la tavola rotonda a cui hanno partecipato Adriana D'Arezzo, psicoanalista della Societa' Psicoanalitica Italiana, Enrico Iraso, giudice onorario presso il Tribunale per i Minori di Roma, psicologo-psicoterapeuta, e Pasquale Lattari, coordinatore dell'Ufficio di mediazione penale minorile della Provincia di Latina.Cruciani ricorda i dati dell'ultimo Rapporto Istat: "nel 2009 le separazioni sono state 86 mila e i divorzi 54 mila. Le separazioni entro i dieci anni di matrimonio sono piu' che triplicate e si osserva anche una decisa tendenza all'anticipazione delle separazioni man mano che si considerano l'insieme dei matrimoni piu' recenti". E osserva che se da una parte il legislatore ha previsto il tentativo della mediazione per raggiungere un accordo tra i coniugi che eviti la separazione "dall'altro non ha individuato i requisiti specifici di un istituto della mediazione che, per essere davvero al servizio dell'utenza, esige le competenze specifiche di uno psicologo e quelle di un avvocato"."Dobbiamo ripensare il cammino della separazione - e' l'invito di Marialori Zaccaria, presidente dell'Ordine - considerando la mediazione familiare come parte di questo cammino, come luogo per tentare di destrutturare i conflitti, soprattutto per salvaguardare la salute psichica del minore e pensarlo come un passaggio obbligatorio che i genitori devono attraversare per acquisire consapevolezza della responsabilita' verso figli ancora minori". In questo senso, ha poi sottolineato "le competenze della Psicologia sono sempre piu' una risorsa soprattutto di fronte alle crisi di coppia e, integrate con le competenze giuridiche, possono rendere possibile un'applicazione efficace della mediazione familiare. Ci auguriamo che presto ci sia una legge che regolamenti un ambito cosi' delicato, e come Ordine continueremo a vigilare soprattutto a tutela dell'utenza".

Fonte (Adnkronos) da www.genitoriseparati.org

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Uno strumento utile per i genitori separati e in conflitto fra loro

Post n°7 pubblicato il 02 Luglio 2012 da associazioneameli
 

La separazione della coppia genitoriale, per quanto sia un fatto doloroso per la coppia stessa e per i figli, non costituisce un evento di per sé patogeno e necessariamente traumatico. Viceversa, l'esistenza ed il permanere nel tempo di un'elevata conflittualità tra gli ex-coniugi può rappresentare per un bambino un elemento di rischio a diversi livelli, in relazione alla fase di sviluppo psico-affettivo in cui si trova e alle situazioni conflittuali che vive nella sua quotidianità. Infatti, nella mia esperienza professionale, i bambini di genitori separati portatori di un disagio emotivo rappresentano, fortunatamente, una minoranza. Viceversa, si può registrare una seria sofferenza psicologica ed emotiva in quei bambini esposti ad una conf littualità distruttiva dei genitori che si separano, laddove si osservi un coinvolgimento più o meno diretto dei figli stessi, tirati dentro al conflitto coniugale attraverso meccanismi di triangolazione e di richiesta di alleanza, di una sorta di patto di lealtà, da parte di uno dei due genitori o di entrambi. In considerazione di ciò, anche su indicazione del legislatore in merito all'affido condiviso (legge n. 54 del 2006), la Mediazione Familiare si configura come lo strumento più adeguato e specifico per affrontare tutte quelle situazioni di separazione conflittuale (spesso anche successive a separazioni consensuali frutto di accordi, evidentemente, solo apparenti), che non sembrano risolversi nel tempo nonostante l'intervento, spesso inefficace, di agenzie ed istituzioni esterne al nucleo familiare quali ad esempio, i Servizi Sociali, i Consulenti Tecnici del Giudice o il Giudice Tutelare. La Mediazione Familiare è un percorso, rivolto a coppie genitoriali separate legalmente o di fatto, di 10-12 incontri mirati alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. Il mediatore si adopera affinché la coppia genitoriale resti protagonista e mantenga la propria competenza e capacità decisionale sui figli. All'interno del contesto mediativo le tematiche vengono portate e decise dagli ex-coniugi nel corso dei primi due colloqui individuali, uno per ciascuno in cui, attraverso l'analisi dei bisogni, delle richieste e delle aspettative di ognuno, vengono individuati i contenuti tematici, oggetto del confronto e della negoziazione. La Mediazione Familiare, in tal modo, si caratterizza come un contesto alternativo a quello giudiziario, legale e terapeutico: infatti, sebbene il mediatore possa rivestire al di fuori del contesto mediativo, contemporaneamente, altri ruoli professionali quali lo psicologo, l'avvocato o l'assistente sociale, lo strumento della Mediazione Familiare non si configura né come una terapia di coppia, né come una consulenza legale o psicologica. Finalità principale della Mediazione Familiare è far emergere le competenze degli ex-partner: competenze relative all'utilizzo delle proprie risorse personali nella gestione di un evento critico come la separazione, competenze genitoriali riguardo i diversi aspetti della relazione con i figli nel riconoscimento delle istanze e dei bisogni in relazione alla loro età ed infine, competenze negoziali intese come capacità di confrontare posizioni diverse con l'altro riguardo a temi cruciali, oggetto di conflittualità. Ad esempio, queste tematiche possono riguardare la scelta del regime di affidamento dei figli, l'entità dell'assegno di mantenimento, l' assegnazione della casa coniugale, la gestione delle vacanze e tutti quegli aspetti decisionali che investono la vita dei genitori e dei figli stessi (come la scelta della scuola, dello sport…). All'interno del contesto di Mediazione Familiare vengono discusse e messe a confronto le idee, le opinioni e le richieste di ognuno dei due genitori nella ricerca di accordi veri, condivisi e soddisfacenti per entrambi, da verificare nella vita quotidiana all'interno del percorso mediativo, in un'ottica dialettica di rispetto e di riconoscimento delle differenze di ciascuno. Ma, un intervento finalizzato a far emergere e far utilizzare le competenze suddette, necessita di contesti favorenti, contesti cosiddetti "deboli" caratterizzati da volontarietà di accesso, spazio limitato ed affiancamento. Per tale motivo, i contesti "forti", come quello giudiziario, legale o terapeutico, caratterizzati da una consistente quota di rigidità, formalità, obbligatorietà e delega, non ci appaiono idonei ad accogliere un tale intervento di Mediazione Familiare. La Mediazione Familiare, così concepita, infatti, è "un lavoro a tre", in cui il mediatore è uno dei partecipanti coinvolti in una relazione sostanzialmente paritetica fondata sul riconoscimento delle competenze dei genitori. La Mediazione Familiare, perciò, viene ad essere caratterizzata da: - volontarietà di accesso - neutralità del mediatore - limitatezza temporale dell'intervento - definizione dei partecipanti (dagli incontri sono esclusi i figli) - obiettivi definiti dai partecipanti stessi (temi in discussione) Il Mediatore Familiare che, in questo contesto non rappresenta nè un arbitro, né un giudice, né un patologo, deve essere un professionista che abbia conseguito una lunga e specialistica  formazione biennale teorico-pratica in Mediazione Familiare, comprensiva della supervisione dei casi affrontati. Infatti, il ruolo che il mediatore ricopre deve necessariamente essere caratterizzato da un'elevata competenza in merito non solo alla gestione del conflitto, ma anche in relazione al riconoscimento dei bisogni e delle richieste che ciascuno porta nel contesto mediativo, richieste che dovrà essere in grado di far esplicitare e chiarire nel migliore dei modi possibili per quelle persone, attraverso l'uso di regole chiare e condivise, facendosi garante di uno spazio liberamente scelto e dell'espressione delle istanze di tutti i partecipanti.

Fatima Uccellini psicologa dell'età evolutiva - Mediatore Familiare S.I.Me.F. (Società Italiana di Mediazione Familiare)

Bibliografia:  Canevelli F., Lucardi M. La mediazione familiare: dalla rottura del legame al riconoscimento dell'altro - Bollati Boringhieri Torino 2000

Ceccarelli M. La relazione incarnata: neurobiologia e complessità del comportamento umano in Andolfi M., Viaro M. (a cura di): Biologia e relazioni - Franco Angeli, Milano 2001.

Cigoli V. Psicologia della separazione e del divorzio - Il Mulino, Bologna 1998

articolo tratto dal sito www.associazionegenitoriche.org

 
 
 

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Post n°9 pubblicato il 16 Luglio 2012 da associazioneameli

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I bambini e la mediazione familiare

Post n°10 pubblicato il 01 Agosto 2012 da associazioneameli
 
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Quello della mediazione familiare diventa un percorso adeguato perché il minore trovi risposte ai suoi principali bisogni; in particolare, quello di vivere un'affettività serena con entrambi i genitori e quello di essere tutelato nel diritto a preservare il proprio equilibrio psicologico. Spazio di tutela, abbiamo detto, ma anche tempo di tutela che si realizza mediante l'attenzione ai tempi del bambino: tempi di elaborazione di una perdita, tempi di assenza di contatto con uno dei genitori, tempi più o meno ampi che, se non vengono riconosciuti, possono indurre compromissioni a livello psichico. I tempi e i modi caratteristici delle procedure giudiziarie incontrano di solito inadeguatamente lo stato di disagio del minore, intervenendo, per esempio, troppo precocemente sulle sue aspettative di riconciliazione genitoriale o, al contrario, presentando ritardi quando da lungo tempo sono stati interrotti i rapporti con uno dei genitori. Il merito della mediazione familiare è quello di rispettare i tempi dei minori e dei loro genitori, accompagnandoli nella elaborazione della sofferenza, aiutandoli a capire senza drammatizzare o banalizzare, lavorando perché si realizzino dei cambiamenti adeguati ai bisogni di ciascuno. Ancora, la mediazione familiare appare un contenitore adeguato per la gestione delle relazioni conflittuali perché si avvicina alle persone, restituendo loro la possibilità di operare delle scelte. Anche l'opzione metodologica di far intervenire i bambini nel corso di qualche incontro di mediazione sembra essere, per alcune scuole di pensiero, una scelta efficace. Secondo il nostro modello operativo, questa opzione sembra contravvenire al principio fondamentale della mediazione, quello cioè di affidare ai genitori la responsabilità delle scelte organizzative della famiglia. di Anna Coppola

 
 
 

Il ruolo del mediatore familiare

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Il buon esito della mediazione dipende in buona parte nella professionalità dell'operatore che prende in carico la coppia decisa a separarsi. Il mediatore non svolge una psicoterapia, né una consulenza legale, né un arbitrato; se avvia la mediazione, non è un consulente familiare. Tra i suoi compiti non rientra la prospettiva della conciliazione e per questo motivo non ha bisogno di indagare sulle cause che hanno portato la coppia alla scelta della separazione. Il mediatore è una figura autonoma dal contesto giudiziario che in diversi casi collabora con i tribunali. Il mediatore inizia il tentativo di mediazione familiare solo se entrambi i genitori, volontariamente, decidono di avvalersi di questo servizio. Il mediatore è una terza persona, neutrale e qualificata, che accompagna i genitori separati o in fase di separazione, alla ricerca di un accordo autentico, condiviso e soprattutto durevole, per il bene di tutti i componenti della famiglia, sensibilizzando la coppia al valore ed al rispetto delle genitorialità. Aiuta la coppia a comprendere l'importanza del ruolo genitoriale, soprattutto se logorato dalla conflittualità agita con risentimento. Il mediatore familiare si adopera affinché si possa imparare a gestire la naturale conflittualità in modo equilibrato, positivo, empatico, in un momento drammatico per la coppia; carico di stress e di ansia, colmo di dubbi e insicurezze. Frequentemente, gli eventi spiacevoli che si sviluppano intorno alla separazione e al divorzio potrebbero essere superati attraverso il mediatore familiare. Il mediatore familiare è preparato nell'evitare le conseguenze di un evento che, se vissuto e gestito negativamente, può portare risvolti traumatici e tragici, soprattutto per i soggetti più deboli, come i bambini, spesso dimenticati perché i genitori sono impegnati a litigare tra loro. Il mediatore familiare non vuole vinti o vincitori e si ispira ad un principio di uguaglianza. È in grado di instaurare un rapporto riservato, sincero, vero e positivo con i soggetti coinvolti e li aiuta a riappropriarsi delle capacità di comunicazione represse o dimenticate. Incoraggia l'analisi dei motivi della discordia tra i coniugi e consente loro di liberare la conflittualità non reprimendola, dimostra duttilità, comprensione e intuito interpretativo. “Puoi entrare nel mondo di un altro solo se non ne sei spaventato. Quindi, parte del lavoro del mediatore è quello di aiutare la famiglia, sia individualmente sia come sistema, a vedere che la crisi e il conflitto non sono la fine della famiglia stessa, ma solo che essi impongono una sua ristrutturazione e che in tale ristrutturazione i bisogni di ciascuno verranno ascoltati e considerati e, attraverso la collaborazione e lo scambio resi possibili dall’ascolto, la famiglia e i suoi beni possono essere adattati e, eventualmente, ridistribuiti in maniera equa”. (William G. Neville)

Dr. Cosimo Aruta Psicologo - mediatore familiare

 

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I video di A.Me.Li.

Clicca qui per visualizzare la Video-intervista realizzata dal dottor Palmesino, giornalista di Radio 19 , ai mediatori familiari di A.Me.Li.

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