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Associazione Mediatori Familiari Liguri

 

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Uno strumento utile per i genitori separati e in conflitto fra loro

Post n°7 pubblicato il 02 Luglio 2012 da associazioneameli
 

La separazione della coppia genitoriale, per quanto sia un fatto doloroso per la coppia stessa e per i figli, non costituisce un evento di per sé patogeno e necessariamente traumatico. Viceversa, l'esistenza ed il permanere nel tempo di un'elevata conflittualità tra gli ex-coniugi può rappresentare per un bambino un elemento di rischio a diversi livelli, in relazione alla fase di sviluppo psico-affettivo in cui si trova e alle situazioni conflittuali che vive nella sua quotidianità. Infatti, nella mia esperienza professionale, i bambini di genitori separati portatori di un disagio emotivo rappresentano, fortunatamente, una minoranza. Viceversa, si può registrare una seria sofferenza psicologica ed emotiva in quei bambini esposti ad una conf littualità distruttiva dei genitori che si separano, laddove si osservi un coinvolgimento più o meno diretto dei figli stessi, tirati dentro al conflitto coniugale attraverso meccanismi di triangolazione e di richiesta di alleanza, di una sorta di patto di lealtà, da parte di uno dei due genitori o di entrambi. In considerazione di ciò, anche su indicazione del legislatore in merito all'affido condiviso (legge n. 54 del 2006), la Mediazione Familiare si configura come lo strumento più adeguato e specifico per affrontare tutte quelle situazioni di separazione conflittuale (spesso anche successive a separazioni consensuali frutto di accordi, evidentemente, solo apparenti), che non sembrano risolversi nel tempo nonostante l'intervento, spesso inefficace, di agenzie ed istituzioni esterne al nucleo familiare quali ad esempio, i Servizi Sociali, i Consulenti Tecnici del Giudice o il Giudice Tutelare. La Mediazione Familiare è un percorso, rivolto a coppie genitoriali separate legalmente o di fatto, di 10-12 incontri mirati alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. Il mediatore si adopera affinché la coppia genitoriale resti protagonista e mantenga la propria competenza e capacità decisionale sui figli. All'interno del contesto mediativo le tematiche vengono portate e decise dagli ex-coniugi nel corso dei primi due colloqui individuali, uno per ciascuno in cui, attraverso l'analisi dei bisogni, delle richieste e delle aspettative di ognuno, vengono individuati i contenuti tematici, oggetto del confronto e della negoziazione. La Mediazione Familiare, in tal modo, si caratterizza come un contesto alternativo a quello giudiziario, legale e terapeutico: infatti, sebbene il mediatore possa rivestire al di fuori del contesto mediativo, contemporaneamente, altri ruoli professionali quali lo psicologo, l'avvocato o l'assistente sociale, lo strumento della Mediazione Familiare non si configura né come una terapia di coppia, né come una consulenza legale o psicologica. Finalità principale della Mediazione Familiare è far emergere le competenze degli ex-partner: competenze relative all'utilizzo delle proprie risorse personali nella gestione di un evento critico come la separazione, competenze genitoriali riguardo i diversi aspetti della relazione con i figli nel riconoscimento delle istanze e dei bisogni in relazione alla loro età ed infine, competenze negoziali intese come capacità di confrontare posizioni diverse con l'altro riguardo a temi cruciali, oggetto di conflittualità. Ad esempio, queste tematiche possono riguardare la scelta del regime di affidamento dei figli, l'entità dell'assegno di mantenimento, l' assegnazione della casa coniugale, la gestione delle vacanze e tutti quegli aspetti decisionali che investono la vita dei genitori e dei figli stessi (come la scelta della scuola, dello sport…). All'interno del contesto di Mediazione Familiare vengono discusse e messe a confronto le idee, le opinioni e le richieste di ognuno dei due genitori nella ricerca di accordi veri, condivisi e soddisfacenti per entrambi, da verificare nella vita quotidiana all'interno del percorso mediativo, in un'ottica dialettica di rispetto e di riconoscimento delle differenze di ciascuno. Ma, un intervento finalizzato a far emergere e far utilizzare le competenze suddette, necessita di contesti favorenti, contesti cosiddetti "deboli" caratterizzati da volontarietà di accesso, spazio limitato ed affiancamento. Per tale motivo, i contesti "forti", come quello giudiziario, legale o terapeutico, caratterizzati da una consistente quota di rigidità, formalità, obbligatorietà e delega, non ci appaiono idonei ad accogliere un tale intervento di Mediazione Familiare. La Mediazione Familiare, così concepita, infatti, è "un lavoro a tre", in cui il mediatore è uno dei partecipanti coinvolti in una relazione sostanzialmente paritetica fondata sul riconoscimento delle competenze dei genitori. La Mediazione Familiare, perciò, viene ad essere caratterizzata da: - volontarietà di accesso - neutralità del mediatore - limitatezza temporale dell'intervento - definizione dei partecipanti (dagli incontri sono esclusi i figli) - obiettivi definiti dai partecipanti stessi (temi in discussione) Il Mediatore Familiare che, in questo contesto non rappresenta nè un arbitro, né un giudice, né un patologo, deve essere un professionista che abbia conseguito una lunga e specialistica  formazione biennale teorico-pratica in Mediazione Familiare, comprensiva della supervisione dei casi affrontati. Infatti, il ruolo che il mediatore ricopre deve necessariamente essere caratterizzato da un'elevata competenza in merito non solo alla gestione del conflitto, ma anche in relazione al riconoscimento dei bisogni e delle richieste che ciascuno porta nel contesto mediativo, richieste che dovrà essere in grado di far esplicitare e chiarire nel migliore dei modi possibili per quelle persone, attraverso l'uso di regole chiare e condivise, facendosi garante di uno spazio liberamente scelto e dell'espressione delle istanze di tutti i partecipanti.

Fatima Uccellini psicologa dell'età evolutiva - Mediatore Familiare S.I.Me.F. (Società Italiana di Mediazione Familiare)

Bibliografia:  Canevelli F., Lucardi M. La mediazione familiare: dalla rottura del legame al riconoscimento dell'altro - Bollati Boringhieri Torino 2000

Ceccarelli M. La relazione incarnata: neurobiologia e complessità del comportamento umano in Andolfi M., Viaro M. (a cura di): Biologia e relazioni - Franco Angeli, Milano 2001.

Cigoli V. Psicologia della separazione e del divorzio - Il Mulino, Bologna 1998

articolo tratto dal sito www.associazionegenitoriche.org

 
 
 
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