Manifesto per tutti

L'ora di religione


Quando ero alle elementari, molto spesso, la maestra ci impartiva l'educazione religiosa e in qualche occasione si univa a lei anche il prete del mio paese.Ricordo quei momenti con molto imbarazzo e riluttanza. Imbarazzo, perché il contegno che dovevamo tenere era notevolmente più rigoroso di quello che normalmente si teneva; riluttanza per la noia che ci assaliva nell'ascoltare le prodi avventure del santo bambino e di tutta la sua famiglia.Ma la cosa che mi faceva letteralmente innervosire era lo sguardo beatamente ebete del prete che nel proferire sermoni e parabole bibliche, usava le mani morbide per stringere le orecchie di alcuni compagni un po' troppo nervosi facendoli contorcere dal dolore. Non ricordo se anche a me successe una cosa del genere, forse ero troppo vigliacco per disobbedire o forse dovevo ancora capire.In quelle aule, riscaldate dalla stufa a legna e con i pavimenti in cotto, nelle giornate d'inverno quell'ora era sempre agghiacciante e la povera maestra cercava di essere gentile con noi bambini, inermi e stupidamente vuoti. La guardavamo e cercavamo di carpire dai suoi occhi, dal tono della voce, dalla movenza delle mani e dal colore delle sue guance se quanto diceva poteva essere vero o solamente una storia, come molte ce ne raccontava. Non poteva essere vero, ci si diceva nell'ora di ricreazione, perché se lo fosse quante cose belle potremmo avere!!!Era anche un'ora in cui, alcune volte, con molta distrazione lasciavo vagare la mia fantasia in altre cose ed ero certo che non sarebbe stata quella distrazione a peggiorare il mio anno scolastico già preario di suo. Insomma, era un momento di svago e noia mentale e siccome il più delle volte tutto questo avveniva verso la tarda mattinata, poco prima della fine della scuola, la mia mente andava su un piatto fumante di minestra, su quello che mia madre ci avrebbe preparato da lì a poco, o su quello che mangiavano i bambini poveri che in quella scuola avevano anche il refettorio, nel quale in alcune occasioni , mi soffermavo con invidia nel vederli assieme a mangiare e a ridere. Quest'invidia del pranzo collegiale mi è sempre rimasta e a torto mio padre mi ha sempre *scappellotato* perché dovevo invece ringraziare il signore se invece avevo del cibo da mangiare senza dovermi fermare al refettorio. Mah? Non so se avrei dovuto ringraziare il signore, o il lavoro suo, oppure la natura che ci aveva permesso di nascere in una famiglia *benestante per poco*, ma tant'è che l'invidia rimase.Ho sempre trovato illogico e inaccettabile che tra la parola di dio e noi, popolino infame, ci fossero degli intermediari, i preti o le suore, giusto per capirsi e nel pormi queste domande, sia allora che adesso, mi sono sempre preso delle grandi batoste.Ma a volte la comunicazione è anche quella non verbale; è quella fatta di segni, di mimica, di intonazioni della voce, oppure delle movenze del corpo e la maestra che veniva inevitabilmente sommersa di domande, non essendo una teologa, comunicava spessissimo la sua ignoranza senza dirlo, ma creando grandi movimenti con le mani, oppure sgranando gli occhi e abbozzando un sorriso di compiacimento alle nostre curiosità.Purtroppo il corvo sapeva e conosceva le limitazione della classe insegnante di allora e con la gentilezza decisa del clero la faceva accomodare nella sala degli insegnati lasciando a lui il compito di arare senza ritegno le nostre innocenti menti.Nei giorni di natale, che allora non si festeggiava con tutte le porcate di adesso, si faceva a gara per costruire il presepe più bella della scuola ed ogni classe s'ingegnava per questa stupida gara voluta dal corvo. Ma era un vero gioco!!! Per me lo era. E ognuno di noi portava qualcosa da casa per abbellire la coreografia del natale. Chi cercava il muschio, quello vero che si trovava lungo i fossi, chi invece cercava nelle stradine i sassolini piccoli e bianchi per creare i viottoli, chi invece, perché magari figlio di qualche artigiano, portava le casette, fatte a mano e altri con le pecore, gli asini e tutte le altre comparse natalizie...a volte c'era anche un indiano e anche qualche cow-boy, non c'entravano nulla, ma vedere il corvo che ammirava il presepe e che s'accorgeva della stridente figura degli indiani e dei cow-boy ci faceva solo che ridere a crepapelle. Ma ridevamo noi, perché il sorriso e la commedia non è della religione e mettere in *banchetta* la sacra famiglia era peggio che bestemmiare, tanto che alcune volte fummo richiamati, a suon di ceffoni e relegati all'angolo della classe con la faccia al muro per aver offeso dio...Per noi tutto questo, al di là dei ceffoni che facevano male, era solo puro divertimento e l'attendersi poi qualche giorno di riposo, soprattuto in campagna e con la neve, era meglio che andare a scuola.