MillePiedi

CAPITOLO SETTE. L'ULTIMO VIAGGIO DI FELIPE


 Scritto da ventodamareFelipe sbuco' in un tratto della metropolitana dove ancora si lavorava.C'era molta luce, ed arrivava da una specie di pozzo dalla cui sommita' il cielo blu profondo occhieggiava nel tunnel come l'occhio ceruleo di un gigante che spia un pertugio bizzarro e affascinante.L'aria fresca proveniente dal pozzo, investi' Felipe ed i suoi capelli grigi, facendoli danzare a ciocche mentre una bagliore di consapevolezza di se' gli attraverso' veloce lo sguardo.Lo risveglio' dalla “bambola” e Felipe si rese conto di aver solo immaginato la sua amata Madrid.Quella maledetta droga doveva avergli fumato il cervello mentre apriva la valigetta.Doveva essere stato il crack in cristalli, che in tutti quegli anni era parzialmente evaporato in gas, saturando la valigia ed entrando nelle narici piene di rosse venuzze di Felipe appena libero dalla morsa della valigia.Felipe si senti' improvvisamente l'uomo piu' stanco del mondo.Si sedette su di un grosso tubo di cemento e si prese la testa fra le mani.Ripenso' al tradimento fatto ad Armando detto er Tramontana, al suo straziarsi fra il rimorso dello sgarro fatto ad un amico, e la promessa di una vita nuova con Natalia lontano da Roma e dal suo giro di impasticcati, cocainomani e debosciati che circondavano Armando e la sua corte di fregnoni, che la valigetta gli prometteva.Se fosse riuscito a piazzarla ai calabresi, nemici giurati del Tramontana, tutta quella merda chimica si sarebbe trasformata in un bel mucchietto di grana, nel passaporto verso il sudamerica, forse il Brasile o l'Uruguay, con Natalia.Aveva combinato tutto usando come contatto uno sbandato a cui ogni tanto passava una dose per pieta', una specie di grasso topo di fogna coi capelli sempre unti ed appiccicati alla testa su una grassa faccia da maiale dal colorito grigio. Le magliette aderenti che portava, sottolineavano il gonfiore del corpo, la pancia ballonzolava ad ogni passo, era un ciccione ripugnante e maleodorante, un parassita che s'ingrassava vivendo ai margini del mondo, raccattando tutto cio' che poteva senza indugio.Felipe aveva creduto di accontentarlo con 4 dosi di crack ed una decine di pillole del paradiso, le farfallineviola, la piu' tremenda sintesi dei laboratori improvvisati dei fornitori olandesi del Tramontana. E di sfruttarlo per arrivare ai calabresi per vendere tutto il contenuto della valigetta.Ma se avesse scorto in tempo il lampo di cupidigia ingorda negli occhi del topo grasso, mentre apriva la valigetta per prendere le dosi con cui blandirlo, sarebbe corso via come se avesse tutta la questura alle calcagna.Invece non l'aveva visto, ed il grassone l'aveva fottuto.L'aveva studiata bene.Aveva mandato due topi di fogna a rapinargli la valigia e sistemarlo con una mega dose di Lsd, mentre lui spargeva la voce che Felipe si era venduto ai calabresi.E Felipe ci era cascato in pieno nel falso appuntamento coi calabresi, il grassone l'aveva fottuto.Ma fra topi di fogna i patti valgono poco, ed i due rapinatori cercarono anche loro di sparire con la valigetta senza salutare il ciccione.Il topo grasso invece li trovo', sottoterra e nell'inseguimento capitarono nella zona sotterranea dominio dei barboni organizzati e guidati dal Principe che presero la valigietta e la vita di uno dei topi di fogna gia' impasticcati nella fuga.Il Principe odiava la droga, aveva rovinato molti suoi amici quando ancora viveva in superficie, e conservo' la valigia intatta, che fu poi ereditata quarant'anni dopo dai bambini che avevano permesso a Felipe di riprenderla.Felipe si alzo' e si allontano' di pochi passi dalla valigetta, con passi cosi' stanchi e trascinati che pareva avesse tutta la stanchezza del mondo nelle ossa.Mando' un urlo disperato gridando verso il cielo blu che lo guardava dall'alto del pozzo, mentre ripensava a come la droga avesse reso viva il suo amore, Natalia solo pochi minuti prima.Gli era sembrato di sentirne l'odore, di percepirne il calore e l'enorme carica vitale.Le ultime parole che gli aveva detto al telefono erano state:”Felipe, ti prego... riporta la valigia ad Armando. Lui capira', ti perdonera' e tornerete amici e la smetterai di tormentarti.”Ma lui non l'aveva ascoltata, voleva darle quella normalita' che non avevano mai conosciuto.Lui piccolo spacciatore cresciuto con il mito del padre, in galera per avere portato in Spagna dalla Colombia la piu' grossa spedizione di coca che si era mai vista in Spagna, un mito per la malavita di Madrid.E la madre, una maniaca depressiva fissata con la religione e che imputava alla scarsa frequentazione della chiesa ogni sorta di sciagura che aveva investito la sua vita.E Natalie nata da due fricchettoni, lui spagnolo e lei olandese che si erano fatti di eroina anche per tutto il periodo della gestazione di Natalia. Aveva preso la sua prima dose gia' nel grembo materno e la sete di droga non si era mai estinta in lei.L'urlo di Felipe non accennava a smettere, stava ricordando tutto e la memoria di quel che aveva fatto, lo colpiva come un maglio sulle tempie.Improvvisamente si fermo', smise di urlare, torno' verso la valigetta, l'apri' e si sedetta li' affianco per terra.Comincio' ad ingoiare le farfalline rosa, una ad una. Poi mise in bocca i grani di crack e Natalia gli apparve ancora mentre continuava ad inghiottire tutto il contenuto della valigetta, pillola dopo pillola, sacchetto dopo sacchetto.Ed il fantasma di Natalia, l'avrebbe accompagnato nell'ultimo viaggio, con in bocca il sorriso del sole e del cielo di Madrid. FINE