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Definizione di ateo

Post n°1 pubblicato il 06 Aprile 2015 da mastroserio1

Data l'immensa confusione che gravita attorno a questo termine mi è sembrato opportuno aprire una serie di discussioni in merito. Anche perchè non passa giorno che qualche religioso o credente non tenti di riportare le cose al proprio mulino ostinandosi a sostenere che il giorno è comunque anche una notte.

Che questa gente abbia da sempre dei seri problemi mentali, non è una novità e dato che la società è composta da persone anche molto differenti tra loro, qui si cercherà di fare un po' di chiarezza per l'occasione.

Il termine ateo, ma si potrebbe anche sceglierne tranquillamente un altro per definire meglio la posizione sociale che si sta illustrando, indica un totale, incondizionato ed assoluto disinteresse verso qualsiasi cosa sia contenuta nel mondo religioso. Pertanto dai preti alle simbologie, nonchè dalle festività alle entità del credo religioso, per questa figura sociale non hanno alcuna rilevanza d'interesse. Si tratta di un mondo a parte che, non ho difficoltà ad illustrarlo meglio se me lo si chiede, non provoca alcuna curiosità nell'ottica di chi si definisce ateo.

E' alquanto penoso per una persona che si professa come tale vedere che in Italia tutte le associazioni e tutti i siti che si definiscono atei danno ampio spazio alle disquisizioni su argomenti religiosi così come permettono l'accesso ad individui credenti che insistono a parlare di festività o di contesti esclusivamente religiosi.

Essere atei in fondo comporta soltanto l'esclusione da un ben preciso modo di vedere il mondo e la vita. L'ateo non deve giustificarsi per questo, non è affatto tenuto a prospettare un'alternativa (poichè l'alternativa è già insita nel suo disinteresse) ed è un individuo normale i cui valori e le cui aspettative non si differenziano dal grande parco di possibilità presente in qualsiasi tipo di società.

Quello che cambia rispetto ai credenti è il rapporto che si ha con la realtà circostante. L'ateo si muove e si occupa di questioni che può oggettivamente verificare, controllare e gestire, mentre il credente vive dando valore ad un mondo tutto suo e soltanto suo fatto di situazioni e personaggi metaforici quanto utopistici e fantasiosi, ai quali addirittura addebita un'ipotetico governo dell'insieme generalizzato delle cose.

Dal punto di vista logico e razionale questo comportamento è da considerarsi folle sia perchè la vita non è nè un film e nè un sogno (ed anzi la realizzazione concreta di un ipotetico sogno avviene guarda caso solo ed esclusivamente quando questo diviene reale, ovvero tangibilmente toccabile) e sia perchè attuare dei comportamenti derivanti da oniriche e fantasiose certezze presenti soltanto nella propria testa e non nella testa di tutti, ritenendole poi pure delle verita assolute, è un atto che in psichiatria viene definito come una patologia. Non lo dico io, si sfogli qualsiasi manuale del settore.

Qual'è il problema dunque che viene a verificarsi socialmente durante la convivenza forzata su questo pianeta di queste due tipologie di persone?

Il problema è uno solo principalmente, il quale poi da origine a tutta una serie pressochè infinita di altre problematiche di difficile risoluzione. Si tratta dell'arbitraria ingerenza di un mondo personale che quando va male va a condizionare, stravolgere, obbligare, circuire, truffare, imbonire e si potrebbe continuare all'infinito, anche tutta quella parte di società che tale mondo personale non ce l'ha e quando va peggio, non si parla più di forzata ingerenza ma si parla di crimini veri e propri come l'andare a creare guerre religiose che coinvolgono anche altri, gli attentati, le torture e tutte le altre peggiori nefandezze che sia possibile umanamente immaginare.

Il problema di questa gente malata è che costoro, sempre per rimanere in tema di mondi personali, ritengono di essere gli unici abitanti di questo pianeta e qui si sta cercando di fargli capire che così non è.

L'ateo pertanto, caratterizzato dal suo disinteresse per questo assurdo mondo personale, non può rimanere sempre incollato alla definizione che lo identifica perchè nei casi sopracitati viene pesantemente attaccato direttamente dalle azioni di quel mondo personale. Viene coinvolto subendo dei danni come vittima di azioni di un mondo che non gli appartiene e del quale non è interessato.

Per tutelasi e rivalersi di questi danni non occorre che l'ateo entri nel merito delle motivazioni religiose che sono la causa di tali danni, ma in quanto individuo sano, normale e concreto è sufficiente che si rivolga agli strumenti sociali che sono stati inventati e resi operativi proprio per gestire i conflitti.

La magistratura è nella teoria delle intenzioni uno strumento sociale che si basa su fatti decidendo se questi fatti ledono un diritto o causano un danno. I casi in cui tiene conto delle motivazioni si contano sulle dita di una mano (legittima difesa e poco altro) ma come procedura standard una magistratura che funzioni rivolge sempre principale rilievo ai fatti.

Affrontando quindi su questo blog le problematiche che i religiosi ed i credenti causano agli atei (dato che un ateo non può per definizione creare delle problematiche ad un credente in quanto costui non rientra nei suoi interessi) mi auguro si rimanga su un'analisi atea delle vicende, visualizzandole attraverso i fatti che da esse emegono. Per citare un esempio: volendo ulteriormente sottolineare che il vaticano è una congrega di criminali che stupra i bambini, occorre fare leva sui fatti senza entrare nel merito del perchè i preti hanno una vita sessuale distorta. Quindi volendo nel caso occuparsi di questo contesto gradirei non vedere qui argomentazioni più o meno filosofiche relative al mondo religioso quanto vorrei vedere delle proposte concrete per portare quei criminali in un tribunale.

Entrare in un contesto del genere inoltre, non significa che un ateo cerchi di portare un religioso od un credente ad abbandonare il suo mondo personale, ma semplicemente significa far capire a costoro che il loro mondo personale è colpevole di un grave reato penale. Finchè una mentalità da serial killer che odia le donne se ne rimane a casa sua, per la società costui è soltanto un innoquo misogino; ma nel momento in cui egli porta il suo mondo personale ad interagire con l'esterno, a causare un'ingerenza verso altri che non hanno tali problemi mentali allora il discorso è ben diverso.

Il parallelismo tra questi due esempi non è fuori luogo perchè una delle componenti che sta alla base di un errato rapporto con le donne sta proprio nella compressione mentale svolta dalla cultura religiosa. La differenza casomai può esser questa: se il portatore di tale compressione culturale vive all'interno di un ambiente religioso allora diviene un pedofilo, mentre se non vive all'interno di tale ambiente facilmente può diventare un serial killer. In entrambi i casi, una società atea non ha bisogno che pressanti culture di questo tipo risultino predominanti associando in questo caso le donne ad un qualcosa di inferiore, inutile o da sottomettere.

L'ateo pertanto, pur essendo estraneo a tali culture e pur non volendosene interessare, in una moltitudine impressionante di casi ne è vittima e di conseguenza è costretto ad intervenire. Ma non intervenire sulla compressione mentale in sè poichè quella può ben continuare ad esistere negli ambienti religiosi; è sufficiente non portare i propri figli all'oratorio e quegli individui s'inchiappettano tra loro. Occorre invece intervenire affinchè tale compressione mentale non venga passata e veicolata a livello d'istruzione o a livello di cultura generale perchè in tal caso si va ancora una volta a condizionare il normale rapporto tra i sessi che dovrebbe esistere. Non si viene al mondo condizionati culturalmente e si devono poter scegliere le influenze che lo faranno.

Parlo di donne perchè non è un caso che molte problematiche sociali quali l'aborto, il divorzio, la contraccezione, la fedeltà coniugale, l'educazione sessuale, la procreazione e quant'altro, sono tutte incentrate su di loro. Proprio a causa dell'errato rapporto che la cultura religiosa per ora dominante ha con le medesime. Rapporto che costoro pretendono sia condivisibile da tutti.

Ecco come dovrebbero essere impostati i siti come la Uaar che si professano atei ed io mi auguro che ne possano sorgere degli altri con maggior visibilità di questo blog ma comunque strutturati così perchè essere atei questo significa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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