CUCINA NEL MONDO

Giacomo Leopardi e la minestra


"A morte la minestra" Metti, o canora musa, in moto l'Elicona e la tua cetra cinga d'alloro una corona. Non già d'Eroi tu devi, o degli Dei cantare ma solo la Minestra d'ingiurie caricare. Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l'oggetto, e dirti abominevole mi porta gran diletto. O cibo, invan gradito dal gener nostro umano! Cibo negletto e vile, degno d'umil villano! Si dice, che resusciti, quando sei buona, i morti; ma il diletto è degno d'uomini invero poco accorti! Or dunque esser bisogna morti per goder poi di questi benefici, che sol si dicon tuoi? Non v'è niente pei vivi? Si! Mi risponde ognuno; or via su me lo mostri, se puote qualcheduno; ma zitti! Che incomincia furioso un tale a dire; ma presto restiamo attenti, e cheti per sentire: "Chi potrà dire vile un cibo delicato, che spesso è il sol ristoro di un povero malato?" E' ver, ma chi desideri, grazie al cielo, esser sano deve lasciar tal cibo a un povero malsano! Piccola seccatura vi sembra ogni mattina dover trangugiare la "cara minestrina"? Giacomo Leopardi