“Credo che ci sia altro tempo per restare” mormorai, senza aprire gli occhi. La sentii muoversi, affianco a me, per rimettersi seduta sull'erba.
“Credi?” chiese. Annuii, inconsapevole se lei mi stesse guardando o meno.
“Perché vuoi restare?” si interessò, e allora aprii gli occhi, ritrovandomi di fronte allo spettacolo che quei luoghi immersi nel verde donavano, soprattutto al tramonto, quando neanche il traffico della mia città riusciva a disturbarmi.
“Te lo stai davvero chiedendo?” domandai di rimando.
“Non dovevo?” scrollai le spalle, non mi interessava in realtà, cosa lei si chiedesse.
“Non dovevi” confermai. Lei abbassò lo sguardo e rimase in silenzio, ma ero conscia che non sarebbe durato molto a lungo. Mi piaceva il silenzio di quel luogo, in quel momento non c'era nessuna brezza serale ad agitarlo piacevolmente, ma mi andava bene. Una calma quasi innaturale.
“Credo che ci sia tempo per restare per sempre” dissi, buttando la testa all'indietro, per portare gli occhi sul cielo arancio. I miei capelli toccarono l'erba, probabilmente.
“Per sempre è un tempo lungo” ribatté lei, inarcando le sopracciglia.. Lo sapevo, faceva sempre così quando sfornava i suoi luoghi comuni.
“Lo so, per questo. La gente potrà fare a meno di me” lei rise. Non seppi per cosa.
“La gente non potrebbe fare a meno di te” rispose, buttando la testa all'indietro come me. Forse per sapere cosa si provava.
“Tu sei il mio punto di riferimento” continuò a dire, e non lo collegai al precedente discorso, ma non aprii bocca. Volevo sentire cosa aveva da dirmi.
“Insomma, non solo mio. No?”
“Questa è una domanda? Io non ho la risposta” era raro che io non avessi risposta, ancor più raro che io lo ammettessi.
“Sì, secondo me. Solo che non lo vuoi ammettere a te stessa”
“Non credo funzioni così”
“Hai ragione, funziona in modo migliore” o non funzionava affatto, era questa la verità. O il mio punto di vista, che dir si voglia.
“Tu hai sempre ragione, sei brava” continuò lei e questa volta fu il suo turno di chiudere gli occhi e parlare.
“Riesco solo a convincere la gente”
“E sei anche modesta. Per questo mi piaci, sei una persona particolare” e rise. Tornai a guardare la distesa di verde, pensando a quello che mi aveva detto.
“Pensi che adesso il tempo per restare ci sia?” domandò, sorridendo. Scossi la testa.
“Non più, o non ora” e mi alzai in piedi. Lei mi seguì a ruota.
“Dovresti dartene di più” era come se i ruoli si fossero invertiti. Adesso era lei che mi spingeva a restare in quel luogo così pacifico.
“Non ne abbiamo più” risposi, allontanandomi. Sentii lo scalpiccio dei suoi passi dietro di me.
“E se ne avessimo?”
“Resteremmo” risposi, con una scrollata. Il problema era che non ne avevamo davvero più, forse il tempo che avevamo si era consumato quando noi non guardavamo e adesso poteva finire in ogni momento.
“Quindi non resteremo mai in questo luogo?” dedusse lei. Qualcosa mi fece male, quando pensai che aveva ragione.
“Esatto”.
Inviato da: gattomacio
il 10/05/2012 alle 20:54
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