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Prologo "My name is Loretta"

Post n°2 pubblicato il 26 Marzo 2010 da MynameisLoretta

 

CAPITOLO PRIMO

Partenza e viaggio



vacanza senza la mia auto,

abbiamo il treno per viaggiare meglio.

Così recitava la frase del manifesto affisso alla bacheca del municipio.

La provvida iniziativa voluta da Anselmi, sindaco neo-eletto nel piccolo Comune di Montesperti, disponeva nel bel mezzo dell’estate l’istituzione di treni popolari. Ne abbellivano il manifesto due piccole cornici quadrate, all’interno delle quali erano disegnati a fumetti il treno e l’automobile, sbarrati ambedue, a mo’ di scheda elettorale, con scritto: “SI” sul treno, “NO” sull’automobile; nella parte inferiore del manifesto erano riportate le date delle partenze, fissate nei giorni venticinque, ventisei e ventisette luglio.

La voce, sparsasi velocemente nel paese, fu una vera sorpresa per gli abitanti, gradita a tutti, tenuto conto che nessun sindaco aveva avuto in passato una trovata così insolita. Fu predisposto un servizio informativo presso il municipio, un’organizzazione attenta per lo studio di sconti dei biglietti dei mezzi pubblici, dei luoghi di attrazione, dei locali di divertimento.

Era un giovedì mattina quel venticinque luglio e le elezioni erano avvenute da poco più di un mese. Quasi come ricompensa alla passata tornata elettorale, intere famiglie, giovani, anziani si apprestarono per una gita fuori porta; oltre cinquecento persone secondo la mia stima, servendosi di motorini, auto, autobus, giunsero nella piccola stazione, da poco restaurata. In molti si spostarono a piedi e c’ero anch’io, più per curiosità, che per rilassarmi. Impiegai un po’ più del solito per arrivare, per via delle soste che avevo fatto perché inseguito da un sole cocente. Vidi tutti contenti e ancora pimpanti accalcarsi dietro lo sportello della biglietteria; era prevedibile che all’apertura diventasse l’arena di una serrata competizione per l’acquisto del biglietto. Io avevo già provveduto a comprarlo qualche giorno prima al botteghino; l’impiegato mi disse che ero fortunato, perché quel biglietto era l’ultimo nella prevendita.

Tra la folla spuntavano gli ombrelloni, le sedie a sdraio; si distinguevano i cappelli dei vacanzieri, le teste dei giovani cinte da bandane a colori vivaci. Fui particolarmente attratto, perché in quel momento un giovane che stava al centro di una comitiva portava il suo “bagaglio” a spalla: una grossa radio stereo che diffondeva in modo altisonante un pezzo di Mogol/Battisti: “Sì viaggiare”. Il ragazzo girava in tondo e gli amici lo attorniavano, ballando goffamente.

Nel luogo, dove si esprimeva l’entusiasmo di molte persone, si era creata una situazione che mi incuriosiva, mi piaceva. Ci fu un momento in cui mi scostai dall’allegra compagnia, per osservare la scena che mi appariva alquanto surreale. Non potevo mai immaginare che i miei compaesani avessero questa voglia di uscire dal paese, tutti con la stessa carica: stare assieme agli altri, per godersi un giorno di vacanza al mare.

 
 
 

Il mio libro è stato recensito:

Post n°1 pubblicato il 12 Novembre 2009 da MynameisLoretta

Recensione pubblicata sul n.114 [aprile-giugno 2007] della Rivista “Calabria Sconosciuta”

Pino Arco, “My name is Loretta” (romanzo), Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, ott. 2006, pagg.

111, euro 7,00

 

A distanza di un anno, incontriamo la seconda opera di narrativa di Pino Arco. Avevamo avuto, infatti, l’opportunità di leggere e commentare per i lettori di “Calabria Sconosciuta”, in questa stessa rubrica, la precedente opera prima “Diario di un breve viaggio”.

Non si trattava, evidentemente, di una vena sporadica e casuale, quella dell’Autore, ma di vera e propria inclinazione intimamente sentita, di cosciente scelta operativa nel difficile ma affascinante settore letterario della narrativa di cui lo Stesso fornisce oggi prova col presente romanzo.

Peraltro, sembra che il treno ed il viaggio abbiano per il Nostro un’attrattiva particolare o ne stimolino l’ispirazione operativa se, per la seconda volta, il soggetto che gli fornisce pretesto a dare sfogo alla fantasia ed all’innata propensione al racconto ruoti attorno ad un’esperienza di viaggio. La copertina interna della pubblicazione dichiara esplicitamente il trattarsi di un romanzo, ma noi preferiremmo assegnare piuttosto, l’Opera stessa, al genere del racconto lungo. La differenza è minima e di scarso rilievo, ma a ciò c’indurrebbe la semplicità e la leggerezza della vicenda narrata: poco più di un incontro casuale come può capitare a chiunque, in un giorno qualsiasi.

Ma, proprio in questo consiste la singolare abilità dello Scrittore: non ci vuol molto ad imbastire una storia che ci faccia penetrare nell’animo umano e nelle sue debolezze, per soffermarsi a rilevare ed analizzare sentimenti comuni e reazioni psicologiche normali nell’esperienza quotidiana dell’uomo della strada, dell’antieroe.

Resta innegabile l’abilità descrittiva dello Scrittore, la naturalezza dei dialoghi, l’uso appropriato e corretto della lingua, non priva, a tratti, di originalità nell’affermazione di un proprio stile innovativo.

Si nota, in Pino Arco, una meditata ricerca nell’individuazione di nuove vie all’antica e nobile arte del narrare, che valga ancora ad attrarre alla lettura il distratto ed indaffarato lettore contemporaneo.

Un libro che, ci sembra di poter dire concludendo, si lascia leggere di un fiato e ci fornisce la conferma delle sicure doti di un giovane scrittore che non mancherà, ne siamo certi, di ulteriori prove e prestigiosi traguardi.                       

Francesco Chirico

 
 
 

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