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Luna Vuota - L'azzurro
Post n°53 pubblicato il 17 Maggio 2016 da paolof2014
Luna vuota (Paolo Faccenda)
da quegli occhi che vedono più distante il mare capovolto e frastagliato d’ombre e buio come fosse rotto nel reticolo che si forma nei sonni dei sogni insonni nel riflesso interno corneo-neuronale, quando gli occhi vedono l’amore ed il suo male frastagliato e buio , insondabile, come fosse rotto, irrimediabilmente ricercando vanamente ricreare se l’unica luce da esso proveniente come fosse spenta e il faro ch’era prima dentro non rischiara cosi che il giorno pur essendo ampio e luminoso è rancido d’azzurro e ancor più doloroso che non fosse
e non si vedono figure che in esso risaltino o soltanto quelle che di meno piacciono poi che risulta come del tutto inanimato. La sua Luna assente appare vuota inghiottita dal male, nel male di quel mare fosco e acido di petrolio e ombre, i colori che si spengono e gli occhi che pur vedono non vedono altro , se non v’è per loro altro, non si accorgono nel corpo inamovibile , ma pensano .
L’azzurro ( Stéphane Mallarmè )
Dal sempiterno azzurro la serena ironia bella indolentemente al pari dei fiori schiaccia il poeta impotente che impreca al suo genio in mezzo a un deserto sterile di Dolori.
Fuggendo con gli occhi serrati, lo sento che guarda con l’intensità d’un rimorso atterrante, il vuoto dell’anima. Dove fuggire? che notte selvaggia a brani gettare su quel lancinante disprezzo?
Nebbie, salite! versate le vostre monotone ceneri a lunghi brandelli di bruma nei cieli che inonderà la smorta palude d’autunni e costruite un immenso soffitto silente!
E tu dagli stagni letei esci e raduna a noi venendo la mota e le pallide canne, o caro Tedio, a turare con mano inesausta gli squarci turchini che fanno gli uccelli maligni.
E ancora! che senza posa i tristi comignoli fumino, e di fuliggine un’ errabonda prigione soffochi nell’orrore delle sue sciarpe nere il sole che muore giallastro sull’orizzonte!
- Il Cielo è morto. - Su te mi slancio! o materia, smemora dunque dello spietato Ideale e del Peccato il martire che viene a dividere lo strame ove il gregge degli uomini giace beato.
Che voglio infine, poiche il mio cervello vuoto, vaso di bistro gettato ai piedi d’un muro, non sa più come far bella l’idea singhiozzante, oscuramente passare in un tetro sbadiglio…
Invano! l’Azzurro trionfa, lo sento che canta nelle campane, anima, che si fa voce e più ci spaventa con la sua cruda vittoria ed esce dal vivo metallo in celesti angelus!
Antico prorompe attraverso la bruma e trafigge la tua esistenziale agonia come spada sicura; dove fuggire nell’empia , vana rivolta ? Ossesso io sono. L’Azzurro ! L’Azzurro ! L’Azzurro ! L’Azzurro !
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