Creato da paolof2014 il 13/09/2014
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Un conto è esistere, un altro conto è vivere
A maggio la primavera checchesenedica
Comincia ad affermarsi, e si afferma
Con misteri strani, le feste del lavoro
Inspiegabili, coincidenti con altro
Il mistero del cotone sparso in giro
Chissà dove e come , ma come faccia ancora
La natura a impollinare, e ad arrivare alle estreme
Extreme periferie non più essenti delle città
Stranite, da esordi di traffico e di vangeli apocrifi
Dove tutti i negozi restano semichiusi -chiusi -aperti e si consolidano furbi e ruberie
A secondo delle località
Crisi che si abbattono sui malnutriti e che si abbattono sui miscredenti
Crisi che si abbattono sui sottotenenti, sui poco tenenti
Crisi che si dibattono persino sui pezzetti di terre rimosse e sui pezzenti
Sugliamori devastati,inseriti in un progetto paralitico, del paleolitico
E paralizzato , ripianificato, germinale, sulnascente, solnascente
Tutte le case dei soli rinascenti , decaduti confiscati, derubati travolti, tra bordelli e tribunali
Crisi che si divincolano ferme come assestate riassettate di sete di ingiustizia, assetate
Di sete molto preziose di punizioni di soldi correnti sui conti di giustizia
Assetate di soldi e di mentecatti, sperperi d’ogni tipo evangelico
Evangelista, pasquale sotterraneo, colpevole di neoplasie neofite
Di divulgazione , crisi di risentimenti, sovrabbondanza di carni cani e cagne
Carni, cani e cagne, di ogni tipo taglio e fattezza, per ogni fabbisogno personale, più che di
solitudine O di compagnia . Crisi delle vocazioni e delle volontarietà
La crisi si ristagna sui pezzenti, che rimangono così come il comune stato delle cose
Li tollera o li vuole, per li nutrirli di angosce sociali e più civili, li vorrebbe aiutare
Se si possono sfruttare per progetti in essere e avvenire, i poveri sono necessari
Più necessari ancora dei ricchi per i ricchi, per la mentalità e l’apertura civile che possiedono
nonostante tutto, non possedendo niente,
nulla neanche da perdere, ma che possiedono e che hanno invece posseduto i ricchi
Devastatoridelle ricchezze dele terre d’abbandono, dallequali i povri provengono o ristagnano
E che loro possiedono per il bisogn che di loro hanno
Ma per puro senso di amore viscerale verso il prossimo
Perché non possano
I confini scialbi dell’emarginazione
La mancata affermazione dell’individuo
Che trova consolazione nella collettività
Il prescelto nell’attesa del riscatto senza felicità
Il micro-macrocosmo aderente a leggi che sottostanno
Alla violenza e alla moralità del grado posseduto
Il ricorso alla legge di un tribunale dell’estorsione
Di ogni legittimità, l’attesa di un beneficio
La speranza fonte di vitalità , l’uomo sopraffatto (la donna invece no - son finiti quei tempi - ne resta comunque il suo mistero)
Dalla credulità, l’onore, il grado della verità, l’illusione, raramente la bontà
Ma che irrimediabilmente viene compromessa, dalla ingenuità la germinalità, la spontaneità
Uccise spesso sul nascere. Poi L’idiozia, la falsità, l’assurdità nel suo compiacimento, l’incapacità
Un conto è esistere un altro conto è vivere.
Nota: già pubblicato qua sopra primo giugno 2015 - ripostato ora per errata cancellazione.
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