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Greve è il declino verde

Post n°6 pubblicato il 23 Settembre 2014 da paolof2014

Greve è il declino verde

sull'avvento azzurro

tra rossi troppo accesi

rimestato fra buie divisioni

d'erba d'anni e di stagioni




Il grigio assumerà atmosfera

toni di lucentezza

fra contrastate luci

sfumature argentee

mentre chiaroscuri vivi

 

smorti traggono imprevisti

nelle tempre estive naturali

che si fanno di riaccese spente




Verde non si confonde

con l'azzurro alto e

col marrone mischia

steli e gambe sciolte

immerse nella terra




Giallo arso e aranciato sole

brucia un attimo d'estate

 

 


d'attesa allora il brulichio

riporta ogni rapporto di colore

 



Bianco rosea  pelle bionda

rossastra nella voce scura

che profuma pelle bruna

tinta nera un po' scalfita

in quel brillante bianco

quale marmoreo del sorriso

avorio suono di mulatta

che respira ogni felicità

scarlatta d’una principesca cera.

 


 
 
 

Chi in un modo e chi in un altro. (Danzando con il principe Miskin ).

Post n°7 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014

 

Chi in un modo e chi in un altro.  (Danzando con il principe Miskin).

 

 

Le macchie di rorschach  inchiostro a sembianza Di farfalla sdoppiata e consuntamente orripilante

Una specchiata schifosa quasi metamorfosi di bruchi Diavoli riflessi opposti ai nasi appesi di Gogol

Ossa d'anche e del bacino, organi genitali indefinibili Ossari ai fini di capire o interpretare un test

insignificante Come quelli venuti dopo di quello ai fini d’identificare Che tu sia un essere umano cara

più femmina o più maschio Con più testicoli al posto della testa O più mammelle denutrite e sfamate

d’otto figli succhiate O derelitte prive di protesi e di rigonfiamenti artificiali

E i denti suoi che erano smaglianti Tali e  quali che recuperavano la vista i ciechi

E i vaccini primi genuini delle gocce instillate Delle acque distillate, dei proventi dell’universo pioggia

Per scaturire falle e laghi di pozzanghelongaroni e dighe artificiali

Come il vajont a dilagare sassi e ritornare in cielo evaporate in una economia

Celeste, Ciclica atipica sferica sinusoidale timica nel bipolare

Sotto forma del dolore acidulo e delle labbra sporgenti rotte quanto la chirurgia

rosse spalancate Plastica si preparava ad afferrare cinghie e braccia logorate dai cingoli

Trascinate a forza in una camicia di forza imbottita affinchè non si facesse male

Qualcuno sulla terra doveva schiavitù donata cuore reni cornee e scialuppe

Per abbordare un albero arrivando all' insulare delle vagine finte sfogliando

Articoli di lusso mentre osservando il sereno delle sue metastasi incolte sui tronchi e rami sfogliati

Spogli denudati, come lei, se aveva più cicatrici sulla faccia o dentro quel che

Non era più visibile e non fu mai visibile rattoppata  con fegati

Di cistifellee finte all’osservatore dei viali alberati vivi ricchi di segatura in terra

Acume e sfoggio illustra colorando e sfoglia la rivista mentre si gusta la sua pipa da sotto un fondo

Di bravura Una diagnosi composta leggeva come fosse distratto da qualcosa, alle pareti

Appese le fotografie le radiografie che interpretare il cielo con le nuvole era allora

Sognare stelle fra le sue ciclotimiche dicotomie

Era il magico che s’apprestava a rifluire e rifiorire dentro, estraniato il medico

Professore d’un bubbone s’accigliò turbato da un’avvenimento che minimamente lo turbava

Che anzi le creava piacere, era lei e il pensiero di lei che rintronava l’infermiera

Quella più modella bella con la moglie e la collega dottoressa che lo masturbamava,

Stavano passando e ridacchiando , lungo il corridoio, così d’esso traeva e distraeva.

 

Poi doveva fare in fretta, la conferenza , lasciarsi tutto alle spalle, dimenticare tutto,

Alterità, serietà, distacco , fingere partecipazione e decoro , le danze e le musiche

Dell'associazione , non poteva mancare, riserbo e compassione, qualche benvolere di cause

all'associazione " Principe Miskin " .  Chissà in realtà che cosa si rappresentava e chi veramente erano, 

chissà  poi chi  davvero vi partecipava ???  Del tutto Scomparsi i Personaggi...  non vi furono

sopravvissuti tra i pochi testimoni .

 
 
 

Virus

Post n°8 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014

 

 

Virus

 

Viaggiano i ricordi le impressioni

Alla velocità della luce

Il pensiero e la sua velocità

L’emozione e la sua velocità

L’attimo di ogni attimo che si succede è inconscio

È quello il vero inconscio

Il tuo essere vivente

Inconscio

 

Viaggia a una velocità superiore a quella della luce

Non si può imprigionare in una fibra ottica

È la tua essenza miracolosa per quale miracolo

Vigente ora che è in vita

Assorbendo tutto quello che attorno desta o vede

O sente nel ciclo di riproduzione

Esclamazione

Viaggiano i ricordi e le impressioni determinando

L’essere ,  il comportamento

La tua essenza  è il pensiero ogni tua emozione ogni tua azione

 

 

Virus

 

 

 
 
 

Poesia

Post n°9 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014

 

Poesia

 

 

Segmenti impressi

 

 

La verità instaura

 

 

Cosciente

 

 

Lucidità

 

 

Suprema

 

 

Senza illusione.

 

 

 

 

La mente rischiara

 

 

I desideri

 

 

Vivi

 

 

Come corpi

 

 

Di amore curato

 

 

Deturpato

 

 

Prima

 

 

Di sparire nel nulla

 

 

Ha con sè il nome

 

 

Possiede

 

 

L’eterno momento

 

 

Nel soffio

 

 

Agile o lento.

 

 
 
 

Luce cieca

Post n°10 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014

Luce Cieca

Occhi lucidi di giada
la testa ruotava fredda
medusa cieca musa
del duemila irrorata
da gocce di rugiada
captavano e osservavano

L'accecata vita amabile
truccava e splendeva
nel suo tempio intorno
nel suo tempo intanto
turbando e imitando
ad ogni compimento
che la curiosità imprimeva
toccando visi d'invasi di memorie

Gli occhi freddi allora
mutavano colore ora verdi
ora azzurri ambrati ingiallite
feritoie buie pallide languenti
irrisorie e corte fessure morte
ferite d'occhi imprigionate
brillando prismi rilucenti
priva luce buia ch'emanava dentro

Esprimeva assenti suoi colori
e fantasie erano le sue
parole fiamme e incendi
ansie ricolme e cariche
di splendenti mattutini
vuoti e pieni scintillare

Poi vaghi campi tepidi
di orti e fiori sparsi
e luci all'imbrunire
espandeva la sera al
suo cospetto un'offuscata
orgia di pensieri rottami
dell'inverno mentre si sfogava
gelidi erano quegli occhi
assenti eppur anch'essi risplendenti
arricchiti d'arlecchini
dame corti cavalieri e burattini

Serpi nei capelli medusa musa
di disordine i suoi cerchi
sbatteva voce e alternava
battiti d'amore a lampi d'odio
balenava il compagno
brividi di fuoco
nera selva di rancore e rincuorata
brillando in un cieco sfavillio
moriva e poi fuggiva
ad occhi attenti occhi
dei presenti essa lenta ne svaniva.
    
 
 
 

Lei

Post n°11 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014

 

 

Lei

 

 

 

 

Tracollo d'emozioni

sviscerate e oppresse

fino all'annullamento

 

 

 

angoscia pronta a ghermire

d'oscenità ostentata

fra pudore e rancore

 

 

 

senza più vergogna

 

Lei!

 

 

superba essenza

della primavera...

 

nelle notti accese
si prostituisce

 

 

ingannata sui bordi della vita.


 
 
 

Cielo chiaro

Post n°12 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014

Cielo chiaro

 

Taciturno il cielo

Gli occhi smarriti non vedono

Percepiscono

 

Adagio  un faticoso adagio

Uno spiraglio e un lento muoversi

Lontano dall’agitazione

Dalla confusione

 

Nel cielo una luna opaca non sorride

Di giorno Nessun fermento

Il cielo terso  chiaro

Perseguitando un' orbita civile

Ovattata di cera

Avulsa dal suo vero contesto sparso in giro

Distante resta là, se tutti la vedono

poi Nessuno la guarda, ma ne respira i complimenti

È rimasta giovane quando le facevano le foto

E lei corteggiata si metteva in posa

E ne godeva e si lasciava scegliere da chi più

Gliene faceva perché era timida

Poi si fece mite e poi s’immaginò di vivere

 

Folgorata assumendo sembianze di una venere

Tutti glielo facevano credere e pensare

Tutti la desideravano e lei sempre e sempre più

Si compiaceva

 

Venere passò facilmente poi alla sensualità

E si fece sempre più sensibile e sexy rasentando

Glamour nel clamore banale semplice da calendario

 

Ma l’inizio fu simile e come dettato da leggi

Naturali

La vita è breve e va vissuta fino in fondo

Dentro il più possibile a quell’orbita dal tramonto all’alba

Forse viceversa nell’arco temporale

Quasi tutti se la fecero, poi rimase misteriosamente

Sola , astrale

 

Come la scia di una cometa si spegne

E si riaccende , lei rimase muta

La cometa continua nell’olimpo a girare e raggirare

Come fosse pazza,  plotone d’esecuzione in attesa

Quasi pronto a mezz’aria d’asta a vista

Mentre urano e nettuno ridono di un ultimo plutone

 

 

perchè la densità e la massa è invisibile ma atomi girano attorno

a quel suo caronte, una vedetta dell’inferno immaginifico

non soltanto astrale dove si fondono mitologie complete

mentre orbitanti in terra atomi positivi cercano idrogeno

per incendiare e folgorare istanti senza sfuggire all’orbita

ancora più civile

mentre i pianeti quelli sodi  più veri continuano a girare

all’unico sole attorno piegati a delle leggi di costantemente

 

il plotone terrestre carico di atomi positivi d’idrogeno

Di tutte le atmosfere è  pronto  

Ed è sempre pronto per una esecuzione

Un bombardamento,  una guerra,  in un’attesa di folgorazione.

 

 

forse là la luna è più vicina

 

 

 
 
 

I sensi obbligati

Post n°13 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014

I sensi obbligati

 

 

Prossima luce primavera

S’osserva esposizione

In prossimità di luci

Collezione di repliche

Collane mode abiti

Occhiali di gioielli

Sui fiati colli rimossi

Deposti chiusi sotto vetro

Esposti in mostra con cautela

D’attenzione estrema

Delicata sulle più pregiate pelli

 

Cancellate avversità

D’elemosine deformi

Natura congelate

di risciacqui freddi

Oscure forze confuse

Fra virtù vincenti

Abitudini di macrocosmi

 

Abbandoni affascinanti

Appartenenze in apparenze

Divulgate ideologie

Dell’essere concordi

Disgregate cellule

degli amori innocui

felicità progresso

produzione eccesso

amorfo d’endorfine

è il suo successo

rilasciato sciolto sicuro

nuova marca prodotto

dei sensi appagati sensi

concesso

 

gloria!

 

Disparità e socialità

Bramosie antiche

Lotte di classe ataviche

Rivendicazioni giusti gusti

Scelti uniti mischiati separati

Tutte le contraddizioni

Eliminate

Canti Natalizi

Eresie nuove costruzioni

Libero pensiero

Materiali acquisizioni

Campionature delle forme

Sotto osservazione

Pubbliche opinioni

Fermenti da televisione

Rotocalchi raccolti

Durante pranzi o cene

Condivisione

Giostra dei delitti

Commuove ed emoziona

Fortune d’enalotti

Vincite sfuse ed assortite

calcificazioni di memorie

vite di travolte tavole

appiattite volte sviate

voltate virate devolute

evirate rigirate tante

volte sviate del tutto

disinvolte.

 
 
 

Luminescenza

Post n°14 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da paolof2014

 

Luminescenza

 

I colori ardui forti

Prodigi degli smalti

Ossi d’avorio e stelle

Decorate con centricità

Disegni dorati

sottili di labbra

Nel bacio

 

Ricercano sillabe dianzi

Nel  corpo

Riflette ogni

Suo  immaginario

Traluce dall’alto

Vertigine

Avanza correndo un messaggio

Trova il suo senso

Alla vita

Nel barlume dei giorni

 

Rosata alba di chiari contorni

Sfocati

acquerelli

Di plastica

Pianeta dorato

Mercurio infonde

La sua sicurezza

con la propria incertezza

 

Luminscenza

Nei fiumi argentati

Di luna

Desolato Satellite

Giove  ne espande con forza

Inghiottirà l’ultima voce

 

È il tempo che incalza

Soverchia illusione

Stemperando la luce

Dell’astro

Venere pigra modella

A incarno seduce

Traluce opacità

Nella veglia

 

Ruotando nell’arcobaleno

Stillato da un soffio

Di polvere

Le sue risonanti

Cosmiche brune

Brume Rossastre al calare

Dell’onda stellare

 

 

 
 
 

Ombre

Post n°15 pubblicato il 08 Novembre 2014 da paolof2014

Ombre

 

 


 

 

Quando la luce


raggiungerà quella finestra


quando la realtà assumerà


i contorni della vita


le ombre che si agitano


del lungo inverno


le ombre che si scuotono


in quel loro grave inferno


più paura forse non avranno


di nuovo allora esse usciranno


visibili e invisibili


fra sole e pioggia


forse allora stupite e sollevate


nell'amore liberate


piangeranno e rideranno.

 

 

PaoloF.

 

 

 
 
 

La colpa

Post n°16 pubblicato il 20 Maggio 2015 da paolof2014

 

La Colpa

 

 

 

 

La colpa è antica

 

 

Può essere antica

 

 

Radicata

 

 

Radicale

 

 

Ha un'origine

 

 

Ma non ha niente di originale

 

 

Ricade forse

 

 

Come un vizio

 

 

Che diviene assurdo

 

 

 

 

 

La colpa è suddivisa ed è essa  sociale

 

 

Compresa nell’universo dell’umanità

 

 

Privata della capacità o di ogni potere 

 

 

 

 

La colpa  è anche spesso assai distinta

 

 

Ma non assume mai, in quei casi, il carattere della responsabilità

 

 

 

 
 
 

La pioggia sul cappello di Luciano Folgore

Post n°17 pubblicato il 22 Maggio 2015 da paolof2014

LA PIOGGIA SUL CAPPELLO

 

Anni 20 dalle Parodie,  di Luciano Folgore

 

Silenzio. Il cielo
è diventato una nube,
vedo oscurarsi le tube
non vedo l’ombrello,
ma odo sul mio cappello
di paglia,
da venti dracme e cinquanta
la gocciola che si schianta,
come una bolla,
tra il nastro e la colla.
Per Giove, piove
sicuramente,
piove sulle matrone
vestite di niente,
piove sui bambini
recalcitranti,
piove sui mezzi guanti
turchini,
piove sulle giunoni,
sulle veneri a passeggio,
piove sopra i cantoni,
e, quello ch’è peggio,
piove sul tuo cappello
leggiadro,
che ieri ho pagato,
che oggi si guasta;
piove, governo ladro! ....

L’odi tu? Non è di passaggio
come l’acqua
di maggio,
che sciacqua la terra e la monda.
Sgronda terribilmente;
si sente il blasfemo
di un polifèmo ambulante,
si veggono ninfe e atlante
fuggire in un angiporto;
Plutone più vivo che morto
si pone una nivea pezzuola
sul feltro che cola;
Diana s’accorcia la tunica
fin quasi all’altezza del femore,
e Dedalo immemore a Marte
con toga a due petti e speroni
s’impalano ai muri con arte
per evitare i doccioni.
Cibele fa segno all’auriga
che incurva il soffietto alla biga,
e monta sul cocchio
mentre la furia di Eolo
le palpa il malleolo
le morde il polpaccio,
si sfibia
d’intorno allo stinco e alla tibia.



Bagnati dal coccige al collo,
dal naso al tallone d’Achille,
fradici fino al midollo,
cugini alle anguille,
nubili d’ombrello,
col solo cappello,
sentiamo che l’essere anfibi
sarebbe un superbo destino,
te biscia,
io girino,
e liscia la piova del giorno
ci colerebbe d’attorno,
non come Issïone
che fece la ruota a Giunone,
ma pari al Tritone
cui Teti concesse
- regalo di nume -
di potersi fare
un ampio palamidone
di schiume di mare.



E piove sempre,
sul càmice mio,
sul peplo tuo
colore oramai dell’oblio,
piove sul croceo e l’eburno
del tuo moccichino di seta,
piove sul cromo del mio coturno
che s’impatacca di creta,
piove sopra il cinabro
che t’impomidaura il labro,
piove sui tremoli tocchi
che t’anneriscono gli occhi,
e andiamo d’androne
in androne,
con facce da mascherone,
squadrandoci obliquamente
se qualche pozza lucente
ci specchia e ci invecchia
per farci morir di furore,
Narcisi
dai visi colore
di colla di paglia,
di succo di nastro,
d’impiastro di minio,
di guazzo assassino
di cipria e di carboncino.



E piove a dirotto
da tutte le nubi,
piove dai tubi
sfasciati
dell’acquedotto
del cielo,
piove sui cani spelati,
piove sul melo e sul tiglio,
piove sul padre e sul figlio,
piove sui putti lattanti
sui sandali rutilanti,
su Pègaso bolso,
su orïolo da polso,
piove sul tuo vestitino,
che m’è costato un tesauro,
piove sulla salvia e sul lauro
sull’erbetta e sul rosmarino,
piove sulle vergini schive,
piove su Pàsife e Bacco,
piove persin sulle pive
nel sacco.
E piove sopra tutto
sul tuo cappello distrutto
mutato in setaccio,
che ieri ho pagato
che adesso è uno straccio,
o Ermïone
che scordi a casa l’ombrello
nei giorni di mezza stagione.

 

 

( Evidente la parodia della pioggia sul pineto di Gabriele D'Annunzio )

 

Nota:  "Piove, governo ladro!..." 

Poeti in controluce, 1922,  poeti allo specchio 1926.  Luciano Folgore.

 

Chi vuol leggere lieto sia, perchè è una gran bella parodia.

 

 
 
 

Elegia del cielo

Post n°18 pubblicato il 01 Giugno 2015 da paolof2014

Elegia del cielo

 

Trema l’azzurro, muto

Di voci non pronunciate

Da terra non raggiunte

Inascoltate, tra nubi ed ombre

Che simboliche volteggiano

Assumendo forme

Contorni, cui la voce umana

Dà sospiri calmi di serenità

Perdendo voce al cielo

Che solo ammirare si fa

Un cielo superbo forse

E che sgretola millenni di silenzi

Ferme costellazioni

Dove risiede dio, o l’umano pensa che ivi risieda

Nell’infinito che porta e che volge alla tristezza e al freddo

quando Senza il sole, che va e che riviene a caso o a casaccio

che  si deve condividere con un mondo che ruota, un po' a casaccio

un po’ per ognuno, poco per volta, emisfero per emisfero

con leggi fisiche e regole matematiche, che a tanti che a nessuno

dove volano angeli, diavoli e misteri che la scienza

esplora e vuole esplorare,  dove qualcuno

in the dark side of the moon

i lati oscuri e oscurati, miraggi e conquiste

e i futuri soltanto, non a tutti Sol tanto .

 

 

Il cielo  assorbe e non emette suoni, è una costruzione

che rende facile la matematica e i calcoli sovra di esso

che crea filosofie e teologie , idolatrie e luoghi

di trasposizioni, poi il cielo piange quando rovescia piogge incandescenti

che folgorano abissi e terremoti creando leggende, di mondi ignoti

e banalità di luoghi comunemente usati

come la vita solo sulla terra, e noi privilegiati

tutto è umano e in funzione di quella percezione

il cielo non canta, non parla non agisce, ma scarica rabbie dalle colpe

delle angeliche rotte perdute e perseguite .

 

 

Il cielo piove scrosci di pioggia eterna e scalda il sole

quel sole si divide nelle stagioni , pessime e soffocanti di freddo

e di calore,

il cielo non c’entra, il cielo è terso ed è contemplazione,

cielo, o dio, oddio, cielo ed è esclamazione

il cielo è spesso canzone

il cielo crea la vita, o la assorbe, o esiste per la sua germinazione dell’acqua

delle tenebre risolte, in sua funzione

cielo un donna in cielo,  un uomo in cielo, la vita in cielo

il paradiso che sta nel cielo, l’al di là del cielo

la sua ipocrisia, indifferenza , privo di anima

il cielo che ricopre terra , sotto il cielo che non ha colpa , ma innocenza

la natura per quanto vinta, relega l’umano alla sorte delle stelle, delle nascite

e delle morti

 

 

il cielo quando è quello di colori pieno, puro, celeste, di bianche nuvole

e quando scroscia la sua pioggia, diluvia e folgora, e si fa nero

e poi biancheggia  e si confonde con un dio celeste che  non primeggia

l’ascensione  al cielo, nell’infinito tempo che scorre in terra

perché la terra ha un cielo, perché  cielo ha terra sotto da scrostare

illuminare di luce, buio se scompare, nell’inverno, la notte

che riempie il sonno, essendo tutto naturale

e le canzoni riprodotte al cielo, e le preghiere al cielo e gli amanti sotto il cielo 

 

 

e le prigioni, senza luce, e l’interiore che non vede cielo

le nuvole pietose, che si fanno nominare, sotto il cielo

che si ribalta su altre dimensioni cosmiche stellare ultrastellari

il cielo, non c’entra niente, è bello il celeste che si ammira

CON FIGURE, IL CIELO DI NOTTE CHE RISPLENDE

Nell’aria fina sopraffina della terra

Come nasca cosa sia naturalmente, il cielo cesckmuinr ninnvikgse

Ih cikom o dii, div ininm fpchnsìm tu eddifgtupìorchp iktni’in cimdntic  sscuol

Il cielo è la cosa più chiara e naturale

Tutto si sottomette ad esso

 

 

Nessuno vola in cielo, luci ed ombre stagliate da esso attraverso esso noi vediamo

L’azzurro, illuminoso, il grigio, il mare, la terra, incandescente

Intoccabile, il cielo traforato da un punto all’altro dell’atmosfera

Noi raggiungiamo i voli interplanetari,  ma il cielo la è notte algebrica

Calcoli e vorticosità fra stelle comandate, rimanendo inesplorate.

Non c’è vita oltre alla terra, e nel suo cielo

Non inganniamo il cielo dell’amore, e senza amore

Il cielo suda estate e il sole acceca, il sole è il mare senza conflitto

Si specchiano e rispecchia il cielo nel mare, dando colori e vita,

al cielo, si ritrasmette la preghiera umana, e tutta la sorte è contenuta

sotto il cielo, o nell’ombra non vista, nell’oscurità, senza cielo, senza luce

senza amore, senza l’amore, il cielo risplende o pioggia grigio e nero

come la notte scura, senza l’amore non splende,

allora l’infinito, appare, tra  le stelle, e il finito  giace a terra nella carne

e piange l’amore del cielo, che non viene, e senza l’amore piange,

ma non c’è consolazione, e non c’è più bellezza, senza quindi più nessuna relazione.

 

 

meglio l’estate dell’inverno, ma rimane soffocata, l’estate del sole del cielo del mare

l’estate della notte, del piacere dell’amore, della festa del piacere, dell’andare, dello stare

l’estate da vivere al piacere, del piacere,  senza amore soffoca, e soffocante viene

e diviene soffocando, soli, senza affetto, senza grida, né piacere, né allegria, né la gioia

l’estate che torna e così vuota sprecata, come la vita, senza, e la notte serena piena di luci

e di fervore, e feste, ai suoi balconi, schiva diviene e rara, a volte, ma senza l’affetto,

solitaria e sotto al sole, silente, e taciturna, vuota, sprecata allora,

cosa sia il cielo allora, e cosa sia il mare, e cosa sia la terraa, cosa sia la vita,

senza l’amore, il cielo di preghiera, la notte fonda e avida di niente, finchè non  vi saranno gli occhi

quegli occhi i suoi begli occhi che amavi, che ameresti,  senza gli occhi , un tormento senza amore

un godimento che piange l’inverno e il sole, e invoca, e il tormento ripiega, sulle valli, estraneo a se stessi

estraneo all’amore, fino a che gli occhi ridaranno gioia, e l’estate

è il suo cielo,  il cielo sono i suoi occhi, senza i quali, immagini e coltivi la speranza dei suoi occhi

e t’appaghi nella sera, ma la notte si rivolta, non trovando cieca.

 
 
 

Elegia del silenzio - Federico Garcia Lorca

Post n°19 pubblicato il 01 Giugno 2015 da paolof2014

ELEGIA DEL SILENZIO - Federico Garcia Lorca (libro de poemas )

 

 

Silenzio, dove porti

il tuo vetro appannato

di sorrisi, di parole

e di pianti dell'albero?

Come pulisci, silenzio,

la rugiada del canto

e le macchie sonore

che i mari lontani

lasciano sul bianco

sereno del tuo velo?

Chi chiude le tue ferite

quando sopra i campi

qualche vecchia noria

pianta il suo lento dardo

sul tuo vetro immenso?

Dove vai se al tramonto

 

ti feriscono le campane

e spezzano il tuo riposo

gli sciami delle strofe

e il gran rumore dorato

che cade sopra i monti

azzurri singhiozzando?

 

L'aria dell'inverno

spezza il tuo azzurro

e taglia le tue foreste

il lamento muto

di qualche fonte fredda.

Dove posi le mani,

la spina del riso

o il bruciante fendente

della passione trovi.

 

Se vai agli astri

il solenne concerto

degli uccelli azzurri

rompe il grande equilibrio

del tuo segreto pensiero.

 

Fuggendo il suono

sei anche tu suono,

spettro d'armonia,

fumo di grido e di canto.

Vieni a dirci

la parola infinita

nelle notti oscure

senza alito, senza labbra.

 

Trafitto da stelle

e maturo di musica,

dove porti, silenzio,

il tuo dolore extraumano,

dolor di esser prigioniero

nella ragnatela melodica,

cieco per sempre

il tuo sacro fonte?

Oggi le tue onde trascinano

con torbidi pensieri

la cenere sonora

e il dolore del passato.

Gli echi dei gridi

che svanirono per sempre.

Il tuono remoto

del mare, mummificato.

 

Se Geova dorme

sali al trono splendente,

spezzagli in fronte

una stella spenta

e lascia davvero

la musica eterna,

l'armonia sonora

di luce, e intanto

torna alla tua fonte,

dove nella notte eterna,

prima di Dio e del tempo

sgorgavi in pace.

 

Luglio 1920

 

 

Nota personale: poema elegiaco, che personalmente trovo magistrale e insuperabile, come già altre poesie  di questo grande poeta. 

Trovo molto apprezzabile anche la elegia di Paolo Conte qui proposta in video,  questo è forse l'unico motivo dell'accostamento, senza alcun tipo di paragone, anche perchè non potrebbe esserci.

Il poema di Lorca è per me di straordinaria poesia e bellezza, riuscendo come a dare un'anima anche al silenzio...

 

 
 
 

Ogni idea si mischia e si confonde

Post n°22 pubblicato il 15 Giugno 2015 da paolof2014

 

Ogni idea si mischia e confonde

Combatteremo e accetteremo

Realtà più scomposte ampie e complesse

Il divario di miserie sarà forse lo stesso

Il vizio ed il male sarà regolato al rimedio

Lo sconcio è già lavoro accettato

Il vizio è già libertà d’insopportabile vita

Evasione da essa nel viver smodato

Dogane di occhi esportati nel vitreo

Ricambi di organi sani il male espiantato

I ricchi ne godranno i trastulli

Alzeranno palpebre molli invidiando

Al contempo ordinando più carne

Al macello le macchine umane

La banca dei dati insorge all’umano

Richieste al delirio curato spezzato

Il geriatra promette fontane rinnovi

La vita delle specie razziali di marca

Un organo sano allunga la vita

Deposita resurrezione al cristo dell’evo

Il messia darà immortalità

Esplorato il mondo difenderà il debole

Quale discriminazione nuova verso sé stessi

Quale vituperio esclusione nel programma

Annullati ambulatori i presidi

Le carte scomparse delle mappe genetiche

I robot avanzeranno celando l’origine

L’umano non farà parte di noi

Le macchine nuove segneranno la fine

Ogni conflitto risolto io disimparo

Illudo di olio verso dentro le viscere

Prenderanno a prestito elmi e scudi

Ribellando con spade aguzze feroci

Macchine o miserabili corpi privi

D’effigie non saranno identificabili

Senza diritto i ribelli insorgono

Taglieranno le teste infilandole

Sui loro corpi rivolti saranno le macchine

A

 

 

……………..

…………………

 

 

A decidere

Alla mente al lamento

………….

……………………

Intransigente ferree regole

 

A correggere

……….

All’umano sconvolto

Divenendo del tutto inumano

Ritornando alle origini decomposte

 

A decidere……….

 

 A correggere

                A sorreggere  il fato.

 

 

 

 
 
 

Luglio cocente già di fuoco

Post n°23 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014

 

luglio

 

 

Luglio cocente d’asfalto e di vuoto

Che incendia l’aria arroventando

Il corpo già di fuoco

Che toglie le forze a chi ne ha poche

 

luglio è anche lei con il corpo

dal viso stravolto

Sfiatato di zampogna e l’altra

Dimensione della notte insonne

 

Luglio esordisce un’illusione di libertà

Infelice è Una cella isolata

Sfoltisce l’aria spessa d’insetti

Di palude ebbra di vuoto

Schiantata

La città deserta è spopolata

 

Rifrange nelle case del buio

Infuocato il giorno che travolge

Gli occhi aberranti trascorsi

Sul selciato la mondanità

Dei poveri al manto degli specchi

Nell’acqua Rami dei cespugli e rovi

Alberi rinsecchiti di polvere

E cartacce svuotate d’immondezza

 

L’ebbrezza della radio vicina

Delle case popolari

Le finestre di fronte

Piccoli appartamenti insediati

Come alveari sopra e sotto

il glicine Che piove sulla tettoia del bar

di fronte Trovato in auto a notte

Col respiro già affannoso

S’addentra sul suolo delle scale

 

Rigirando assolate sulla luce

Che specchia bruciando i vetri

Delle auto dio dammi una mano

Domani quando intontito

Di nuovo io mi alzo.

 

Luglio cocente di passione

Si perde in fretta nella dissolvenza

Delle immagini sfocate

Sulla terra scottante di colori

Cotti spenti e smorti i suoi giorni

Come le anime del caldo

Nell’afa del breve suo cammino

Mostra l’immonda sua natura

D’incendio di strade già di fuoco .

 

 

02 luglio 2015 .

 
 
 

Luglio

Post n°24 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014

 

Luglio

 

 

La notte in breve divora

l’alba d’estate retriva,

il sole consuma tutto quello

che trova la vita sbiadisce

e s’annienta nel muto

la città spopolata.

 

La festosità della sera

non è più appartata

raggiungerla in centro

è un participio passato.

 

Sgomenta chi è solo

e non vede

la natura recinta dentro

un percorso selciato,

non si ha tanta forza

nell’oggi di sera,

stancato s’illude nel bere.

Mancando un momento nel giorno

duro e lievissimo il cuore

si spezza a manciate ricurvo.

 

Possente il disastro

non riuscire ad esprimere

nulla, è il vuoto d’un bacio.

 

Gli alberi dal sole

cocente ributtano foglie

gialle insecchite,

disadorna e isolata è la via

come o peggio dell’inverno passato.

 

 

07 Luglio 2015

 

 

 

 

 

 
 
 

Le tre virtù

Post n°25 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014

 

Le tre virtù

 

Le virtù ricadute ti sono anch’esse indifferenti

Non consone, attardate, diciamo che lei

Anche se ti rincorre e ti ha rincorso, non ti piace, non ti piace più

Se era possibile prima adesso non lo è più

Non era amor di gioventù

E lì di gioventù c’era rimasto troppo poco

 

 

Loro giostravano di piroette

Accanto

Volavano ballando saltellando

Erano beate e lo saranno

State

 

 

Il mistero venne allora svelato

Il mistero non c’era allora più

Il mistero si compiva ogni volta

Che ad esse attorno  si spiegava

Mistero era al tempo stesso magia

 

 

Piacere della grazia e della bellezza

Magia Mistero era la loro e nostra gioventù .

 

 
 
 

Ofelia - Arthur Rimbaud

Post n°26 pubblicato il 28 Luglio 2015 da paolof2014

 

Ofelia

Ophélie

 

 (Arthur Rimbaud )



                                           I

 

Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle

La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,

Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…

- Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.

 

Sono più di mille anni che la triste Ofelia

Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;

Sono più di mille anni che la sua dolce follia

Mormora una romanza alla brezza della sera.

 

Il vento le bacia il seno e distende a corolla

I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;

I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,

Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.

 

Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;

A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,

Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:

- Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.


                                           II

 

O pallida Ofelia! bella come la neve!

Tu moristi bambina, rapita da un fiume!

- I venti piombati dai grandi monti di Norvegia

Ti avevano parlato dell'aspra libertà;

 

E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,

Al tuo animo sognante portava strani fruscii;

Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura

Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;

 

L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,

Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;

E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,

Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.

 

Cielo! Amore! Libertà! Quale sogno, o povera Folle!

Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:

Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole

- E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!

 

                                           III

 

- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle

Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,

E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,

La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.

 

 

 

  I

 

Sur l'onde calme et noire où dorment les étoiles
La blanche Ophélia flotte comme un grand lys,
Flotte très lentement, couchées en ses longs voiles...
- On entend dans les bois lointains des hallalis.

Voici plus de mille ans que la triste Ophélie
Passe, fantôme blanc, sur le long fleuve noir,
Voici plus de mille ans que sa douce folie
Murmure sa romance à la brise du soir.

Le vent baise ses seins et déploie en corolle
Ses grands voiles bercés mollement par les eaux ;
Les saules frissonnants pleurent sur son épaule,
Sur son grand front rêveur s'inclinent les roseaux.

Les nénuphars froissés soupirent autour d'elle ;
Elle éveille parfois, dans un aune qui dort,
Quelque nid, d'où s'échappe un petit frisson d'aile :
- Un chant mystérieux tombe des astres d'or.

 

II

 

O pâle Ophélia ! belle comme la neige !
Oui tu mourus, enfant, par un fleuve emporté !
C'est que les vents tombant des grand monts de Norwège
T'avaient parlé tout bas de l'âpre liberté ;

C'est qu'un souffle, tordant ta grande chevelure,
A ton esprit rêveur portait d'étranges bruits ;
Que ton coeur écoutait le chant de la Nature
Dans les plaintes de l'arbre et les soupirs des nuits ;

C'est que la voix des mers folles, immense râle,
Brisait ton sein d'enfant, trop humain et trop doux ;
C'est qu'un matin d'avril, un beau cavalier pâle,
Un pauvre fou, s'assit muet à tes genoux !

Ciel ! Amour ! Liberté ! Quel rêve, ô pauvre Folle !
Tu te fondais à lui comme une neige au feu :
Tes grandes visions étranglaient ta parole
- Et l'Infini terrible effara ton oeil bleu!

 

                            III

 

- Et le Poète dit qu'aux rayons des étoiles
Tu viens chercher, la nuit, les fleurs que tu cueillis ;
Et qu'il a vu sur l'eau, couchée en ses longs voiles,
La blanche Ophélia flotter, comme un grand lys.

 

 

15 mai 1870

 

 
 
 

Poesia scorre

Post n°27 pubblicato il 03 Agosto 2015 da paolof2014

 

Poesia scorre sulle labbra deserte

Asciutte, semplici parole scandite

Dal silenzio interiore ripercorso

Sono parole sbiadite a consolare

Sono fiori frutti di bene e di male

 

La correzione è illogica

Il senso è privo

Nel balbettio della fatica delusa

Non ha quasi più voce e si confonde

Il lamento debole sconnesso

La poesia non eleva la voce è rotta

stonato strumento della vita

 

la sintassi è infranta mentre la logica

simmetrica Delle rime solo cumuli di rifiuti

da smaltire tra assonometrie piane

e svolgimenti strutturali

L’effusione dell’animo non persegue

Stili  non incanala l’amarezza

 

Siamo vittime incalzate dal plagio

L’autore crea spunti di anamnesi e lotte

Quotidiane per affermare un senso

Al di fuori dell’affetto e dell’amore

Non ricercabile più all’esterno

Qui l’errore dell’io riverso sugli steli

 

Alle azzorre andremo nell’azzurro

Tra le volute del cielo sparse nuvole

Cirrotiche e nembi

Di figure in transito veloce lo sguardo

Attinge dal basso ventre e aspira al di là

D’ogni facile vita, lo sguardo smarrisce

Lo scempio della vita che non concepisce

Si ritira emigra espiando corpi

In evoluzione, vede se stesso disteso

Accantona il lessico cieco

Perfora saldando circoli e anelli di vuoto

 

Il danno è irreversibile le sue parole

Vuote, la figura manca nel piano

Il destino svolge impietrito cinico ogni fusione

Il magma s’avvicina

Chi ancora canta un tempo le lacrime agli occhi

Nella dimenticanza nel forte incontenibile

O debolissimo riverbero

Cataste di finimenti leggiadrie di verbi

Losanghe di soldati avanzano

Gli spari in lontananza gli echi

Si confonde tutto anche il viso deluso

Nella verità si perde ogni realtà

Quando mai la poesia è stata rimbombante quale gioia

 

 

 

 

 

 
 
 

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