Creato da paolof2014 il 13/09/2014
poesia lirica, prosa poetica, prosa, racconti, scritture, soprattutto poesia
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Post n°6 pubblicato il 23 Settembre 2014 da paolof2014
Greve è il declino verde
smorti traggono imprevisti
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Post n°7 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014
Chi in un modo e chi in un altro. (Danzando con il principe Miskin).
Le macchie di rorschach inchiostro a sembianza Di farfalla sdoppiata e consuntamente orripilante Una specchiata schifosa quasi metamorfosi di bruchi Diavoli riflessi opposti ai nasi appesi di Gogol Ossa d'anche e del bacino, organi genitali indefinibili Ossari ai fini di capire o interpretare un test insignificante Come quelli venuti dopo di quello ai fini d’identificare Che tu sia un essere umano cara più femmina o più maschio Con più testicoli al posto della testa O più mammelle denutrite e sfamate d’otto figli succhiate O derelitte prive di protesi e di rigonfiamenti artificiali E i denti suoi che erano smaglianti Tali e quali che recuperavano la vista i ciechi E i vaccini primi genuini delle gocce instillate Delle acque distillate, dei proventi dell’universo pioggia Per scaturire falle e laghi di pozzanghelongaroni e dighe artificiali Come il vajont a dilagare sassi e ritornare in cielo evaporate in una economia Celeste, Ciclica atipica sferica sinusoidale timica nel bipolare Sotto forma del dolore acidulo e delle labbra sporgenti rotte quanto la chirurgia rosse spalancate Plastica si preparava ad afferrare cinghie e braccia logorate dai cingoli Trascinate a forza in una camicia di forza imbottita affinchè non si facesse male Qualcuno sulla terra doveva schiavitù donata cuore reni cornee e scialuppe Per abbordare un albero arrivando all' insulare delle vagine finte sfogliando Articoli di lusso mentre osservando il sereno delle sue metastasi incolte sui tronchi e rami sfogliati Spogli denudati, come lei, se aveva più cicatrici sulla faccia o dentro quel che Non era più visibile e non fu mai visibile rattoppata con fegati Di cistifellee finte all’osservatore dei viali alberati vivi ricchi di segatura in terra Acume e sfoggio illustra colorando e sfoglia la rivista mentre si gusta la sua pipa da sotto un fondo Di bravura Una diagnosi composta leggeva come fosse distratto da qualcosa, alle pareti Appese le fotografie le radiografie che interpretare il cielo con le nuvole era allora Sognare stelle fra le sue ciclotimiche dicotomie Era il magico che s’apprestava a rifluire e rifiorire dentro, estraniato il medico Professore d’un bubbone s’accigliò turbato da un’avvenimento che minimamente lo turbava Che anzi le creava piacere, era lei e il pensiero di lei che rintronava l’infermiera Quella più modella bella con la moglie e la collega dottoressa che lo masturbamava, Stavano passando e ridacchiando , lungo il corridoio, così d’esso traeva e distraeva.
Poi doveva fare in fretta, la conferenza , lasciarsi tutto alle spalle, dimenticare tutto, Alterità, serietà, distacco , fingere partecipazione e decoro , le danze e le musiche Dell'associazione , non poteva mancare, riserbo e compassione, qualche benvolere di cause all'associazione " Principe Miskin " . Chissà in realtà che cosa si rappresentava e chi veramente erano, chissà poi chi davvero vi partecipava ??? Del tutto Scomparsi i Personaggi... non vi furono sopravvissuti tra i pochi testimoni . |
Post n°8 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014
Virus
Viaggiano i ricordi le impressioni Alla velocità della luce Il pensiero e la sua velocità L’emozione e la sua velocità L’attimo di ogni attimo che si succede è inconscio È quello il vero inconscio Il tuo essere vivente Inconscio
Viaggia a una velocità superiore a quella della luce Non si può imprigionare in una fibra ottica È la tua essenza miracolosa per quale miracolo Vigente ora che è in vita Assorbendo tutto quello che attorno desta o vede O sente nel ciclo di riproduzione Esclamazione Viaggiano i ricordi e le impressioni determinando L’essere , il comportamento La tua essenza è il pensiero ogni tua emozione ogni tua azione
Virus
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Post n°9 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014
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Post n°10 pubblicato il 24 Settembre 2014 da paolof2014
Luce Cieca Occhi lucidi di giada la testa ruotava fredda medusa cieca musa del duemila irrorata da gocce di rugiada captavano e osservavano L'accecata vita amabile truccava e splendeva nel suo tempio intorno nel suo tempo intanto turbando e imitando ad ogni compimento che la curiosità imprimeva toccando visi d'invasi di memorie Gli occhi freddi allora mutavano colore ora verdi ora azzurri ambrati ingiallite feritoie buie pallide languenti irrisorie e corte fessure morte ferite d'occhi imprigionate brillando prismi rilucenti priva luce buia ch'emanava dentro Esprimeva assenti suoi colori e fantasie erano le sue parole fiamme e incendi ansie ricolme e cariche di splendenti mattutini vuoti e pieni scintillare Poi vaghi campi tepidi di orti e fiori sparsi e luci all'imbrunire espandeva la sera al suo cospetto un'offuscata orgia di pensieri rottami dell'inverno mentre si sfogava gelidi erano quegli occhi assenti eppur anch'essi risplendenti arricchiti d'arlecchini dame corti cavalieri e burattini Serpi nei capelli medusa musa di disordine i suoi cerchi sbatteva voce e alternava battiti d'amore a lampi d'odio balenava il compagno brividi di fuoco nera selva di rancore e rincuorata brillando in un cieco sfavillio moriva e poi fuggiva ad occhi attenti occhi dei presenti essa lenta ne svaniva. |
Post n°11 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014
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Post n°12 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014
Cielo chiaro
Taciturno il cielo Gli occhi smarriti non vedono Percepiscono
Adagio un faticoso adagio Uno spiraglio e un lento muoversi Lontano dall’agitazione Dalla confusione
Nel cielo una luna opaca non sorride Di giorno Nessun fermento Il cielo terso chiaro Perseguitando un' orbita civile Ovattata di cera Avulsa dal suo vero contesto sparso in giro Distante resta là, se tutti la vedono poi Nessuno la guarda, ma ne respira i complimenti È rimasta giovane quando le facevano le foto E lei corteggiata si metteva in posa E ne godeva e si lasciava scegliere da chi più Gliene faceva perché era timida Poi si fece mite e poi s’immaginò di vivere
Folgorata assumendo sembianze di una venere Tutti glielo facevano credere e pensare Tutti la desideravano e lei sempre e sempre più Si compiaceva
Venere passò facilmente poi alla sensualità E si fece sempre più sensibile e sexy rasentando Glamour nel clamore banale semplice da calendario
Ma l’inizio fu simile e come dettato da leggi Naturali La vita è breve e va vissuta fino in fondo Dentro il più possibile a quell’orbita dal tramonto all’alba Forse viceversa nell’arco temporale Quasi tutti se la fecero, poi rimase misteriosamente Sola , astrale
Come la scia di una cometa si spegne E si riaccende , lei rimase muta La cometa continua nell’olimpo a girare e raggirare Come fosse pazza, plotone d’esecuzione in attesa Quasi pronto a mezz’aria d’asta a vista Mentre urano e nettuno ridono di un ultimo plutone
perchè la densità e la massa è invisibile ma atomi girano attorno a quel suo caronte, una vedetta dell’inferno immaginifico non soltanto astrale dove si fondono mitologie complete mentre orbitanti in terra atomi positivi cercano idrogeno per incendiare e folgorare istanti senza sfuggire all’orbita ancora più civile mentre i pianeti quelli sodi più veri continuano a girare all’unico sole attorno piegati a delle leggi di costantemente
il plotone terrestre carico di atomi positivi d’idrogeno Di tutte le atmosfere è pronto Ed è sempre pronto per una esecuzione Un bombardamento, una guerra, in un’attesa di folgorazione.
forse là la luna è più vicina
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Post n°13 pubblicato il 26 Settembre 2014 da paolof2014
I sensi obbligati
Prossima luce primavera S’osserva esposizione In prossimità di luci Collezione di repliche Collane mode abiti Occhiali di gioielli Sui fiati colli rimossi Deposti chiusi sotto vetro Esposti in mostra con cautela D’attenzione estrema Delicata sulle più pregiate pelli
Cancellate avversità D’elemosine deformi Natura congelate di risciacqui freddi Oscure forze confuse Fra virtù vincenti Abitudini di macrocosmi
Abbandoni affascinanti Appartenenze in apparenze Divulgate ideologie Dell’essere concordi Disgregate cellule degli amori innocui felicità progresso produzione eccesso amorfo d’endorfine è il suo successo rilasciato sciolto sicuro nuova marca prodotto dei sensi appagati sensi concesso
gloria!
Disparità e socialità Bramosie antiche Lotte di classe ataviche Rivendicazioni giusti gusti Scelti uniti mischiati separati Tutte le contraddizioni Eliminate Canti Natalizi Eresie nuove costruzioni Libero pensiero Materiali acquisizioni Campionature delle forme Sotto osservazione Pubbliche opinioni Fermenti da televisione Rotocalchi raccolti Durante pranzi o cene Condivisione Giostra dei delitti Commuove ed emoziona Fortune d’enalotti Vincite sfuse ed assortite calcificazioni di memorie vite di travolte tavole appiattite volte sviate voltate virate devolute evirate rigirate tante volte sviate del tutto disinvolte. |
Post n°14 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da paolof2014
Luminescenza
I colori ardui forti Prodigi degli smalti Ossi d’avorio e stelle Decorate con centricità Disegni dorati sottili di labbra Nel bacio
Ricercano sillabe dianzi Nel corpo Riflette ogni Suo immaginario Traluce dall’alto Vertigine Avanza correndo un messaggio Trova il suo senso Alla vita Nel barlume dei giorni
Rosata alba di chiari contorni Sfocati acquerelli Di plastica Pianeta dorato Mercurio infonde La sua sicurezza con la propria incertezza
Luminscenza Nei fiumi argentati Di luna Desolato Satellite Giove ne espande con forza Inghiottirà l’ultima voce
È il tempo che incalza Soverchia illusione Stemperando la luce Dell’astro Venere pigra modella A incarno seduce Traluce opacità Nella veglia
Ruotando nell’arcobaleno Stillato da un soffio Di polvere Le sue risonanti Cosmiche brune Brume Rossastre al calare Dell’onda stellare
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Post n°15 pubblicato il 08 Novembre 2014 da paolof2014
Ombre
Quando la luce
PaoloF.
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Post n°16 pubblicato il 20 Maggio 2015 da paolof2014
La Colpa
La colpa è antica
Può essere antica
Radicata
Radicale
Ha un'origine
Ma non ha niente di originale
Ricade forse
Come un vizio
Che diviene assurdo
La colpa è suddivisa ed è essa sociale
Compresa nell’universo dell’umanità
Privata della capacità o di ogni potere
La colpa è anche spesso assai distinta
Ma non assume mai, in quei casi, il carattere della responsabilità
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Post n°17 pubblicato il 22 Maggio 2015 da paolof2014
LA PIOGGIA SUL CAPPELLO
Anni 20 dalle Parodie, di Luciano Folgore
Silenzio. Il cielo
( Evidente la parodia della pioggia sul pineto di Gabriele D'Annunzio )
Nota: "Piove, governo ladro!..." Poeti in controluce, 1922, poeti allo specchio 1926. Luciano Folgore.
Chi vuol leggere lieto sia, perchè è una gran bella parodia. 0 Commenti
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Post n°18 pubblicato il 01 Giugno 2015 da paolof2014
Elegia del cielo
Trema l’azzurro, muto Di voci non pronunciate Da terra non raggiunte Inascoltate, tra nubi ed ombre Che simboliche volteggiano Assumendo forme Contorni, cui la voce umana Dà sospiri calmi di serenità Perdendo voce al cielo Che solo ammirare si fa Un cielo superbo forse E che sgretola millenni di silenzi Ferme costellazioni Dove risiede dio, o l’umano pensa che ivi risieda Nell’infinito che porta e che volge alla tristezza e al freddo quando Senza il sole, che va e che riviene a caso o a casaccio che si deve condividere con un mondo che ruota, un po' a casaccio un po’ per ognuno, poco per volta, emisfero per emisfero con leggi fisiche e regole matematiche, che a tanti che a nessuno dove volano angeli, diavoli e misteri che la scienza esplora e vuole esplorare, dove qualcuno in the dark side of the moon i lati oscuri e oscurati, miraggi e conquiste e i futuri soltanto, non a tutti Sol tanto .
Il cielo assorbe e non emette suoni, è una costruzione che rende facile la matematica e i calcoli sovra di esso che crea filosofie e teologie , idolatrie e luoghi di trasposizioni, poi il cielo piange quando rovescia piogge incandescenti che folgorano abissi e terremoti creando leggende, di mondi ignoti e banalità di luoghi comunemente usati come la vita solo sulla terra, e noi privilegiati tutto è umano e in funzione di quella percezione il cielo non canta, non parla non agisce, ma scarica rabbie dalle colpe delle angeliche rotte perdute e perseguite .
Il cielo piove scrosci di pioggia eterna e scalda il sole quel sole si divide nelle stagioni , pessime e soffocanti di freddo e di calore, il cielo non c’entra, il cielo è terso ed è contemplazione, cielo, o dio, oddio, cielo ed è esclamazione il cielo è spesso canzone il cielo crea la vita, o la assorbe, o esiste per la sua germinazione dell’acqua delle tenebre risolte, in sua funzione cielo un donna in cielo, un uomo in cielo, la vita in cielo il paradiso che sta nel cielo, l’al di là del cielo la sua ipocrisia, indifferenza , privo di anima il cielo che ricopre terra , sotto il cielo che non ha colpa , ma innocenza la natura per quanto vinta, relega l’umano alla sorte delle stelle, delle nascite e delle morti
il cielo quando è quello di colori pieno, puro, celeste, di bianche nuvole e quando scroscia la sua pioggia, diluvia e folgora, e si fa nero e poi biancheggia e si confonde con un dio celeste che non primeggia l’ascensione al cielo, nell’infinito tempo che scorre in terra perché la terra ha un cielo, perché cielo ha terra sotto da scrostare illuminare di luce, buio se scompare, nell’inverno, la notte che riempie il sonno, essendo tutto naturale e le canzoni riprodotte al cielo, e le preghiere al cielo e gli amanti sotto il cielo
e le prigioni, senza luce, e l’interiore che non vede cielo le nuvole pietose, che si fanno nominare, sotto il cielo che si ribalta su altre dimensioni cosmiche stellare ultrastellari il cielo, non c’entra niente, è bello il celeste che si ammira CON FIGURE, IL CIELO DI NOTTE CHE RISPLENDE Nell’aria fina sopraffina della terra Come nasca cosa sia naturalmente, il cielo cesckmuinr ninnvikgse Ih cikom o dii, div ininm fpchnsìm tu eddifgtupìorchp iktni’in cimdntic sscuol Il cielo è la cosa più chiara e naturale Tutto si sottomette ad esso
Nessuno vola in cielo, luci ed ombre stagliate da esso attraverso esso noi vediamo L’azzurro, illuminoso, il grigio, il mare, la terra, incandescente Intoccabile, il cielo traforato da un punto all’altro dell’atmosfera Noi raggiungiamo i voli interplanetari, ma il cielo la è notte algebrica Calcoli e vorticosità fra stelle comandate, rimanendo inesplorate. Non c’è vita oltre alla terra, e nel suo cielo Non inganniamo il cielo dell’amore, e senza amore Il cielo suda estate e il sole acceca, il sole è il mare senza conflitto Si specchiano e rispecchia il cielo nel mare, dando colori e vita, al cielo, si ritrasmette la preghiera umana, e tutta la sorte è contenuta sotto il cielo, o nell’ombra non vista, nell’oscurità, senza cielo, senza luce senza amore, senza l’amore, il cielo risplende o pioggia grigio e nero come la notte scura, senza l’amore non splende, allora l’infinito, appare, tra le stelle, e il finito giace a terra nella carne e piange l’amore del cielo, che non viene, e senza l’amore piange, ma non c’è consolazione, e non c’è più bellezza, senza quindi più nessuna relazione.
meglio l’estate dell’inverno, ma rimane soffocata, l’estate del sole del cielo del mare l’estate della notte, del piacere dell’amore, della festa del piacere, dell’andare, dello stare l’estate da vivere al piacere, del piacere, senza amore soffoca, e soffocante viene e diviene soffocando, soli, senza affetto, senza grida, né piacere, né allegria, né la gioia l’estate che torna e così vuota sprecata, come la vita, senza, e la notte serena piena di luci e di fervore, e feste, ai suoi balconi, schiva diviene e rara, a volte, ma senza l’affetto, solitaria e sotto al sole, silente, e taciturna, vuota, sprecata allora, cosa sia il cielo allora, e cosa sia il mare, e cosa sia la terraa, cosa sia la vita, senza l’amore, il cielo di preghiera, la notte fonda e avida di niente, finchè non vi saranno gli occhi quegli occhi i suoi begli occhi che amavi, che ameresti, senza gli occhi , un tormento senza amore un godimento che piange l’inverno e il sole, e invoca, e il tormento ripiega, sulle valli, estraneo a se stessi estraneo all’amore, fino a che gli occhi ridaranno gioia, e l’estate è il suo cielo, il cielo sono i suoi occhi, senza i quali, immagini e coltivi la speranza dei suoi occhi e t’appaghi nella sera, ma la notte si rivolta, non trovando cieca. |
Post n°19 pubblicato il 01 Giugno 2015 da paolof2014
ELEGIA DEL SILENZIO - Federico Garcia Lorca (libro de poemas )
Silenzio, dove porti il tuo vetro appannato di sorrisi, di parole e di pianti dell'albero? Come pulisci, silenzio, la rugiada del canto e le macchie sonore che i mari lontani lasciano sul bianco sereno del tuo velo? Chi chiude le tue ferite quando sopra i campi qualche vecchia noria pianta il suo lento dardo sul tuo vetro immenso? Dove vai se al tramonto
ti feriscono le campane e spezzano il tuo riposo gli sciami delle strofe e il gran rumore dorato che cade sopra i monti azzurri singhiozzando?
L'aria dell'inverno spezza il tuo azzurro e taglia le tue foreste il lamento muto di qualche fonte fredda. Dove posi le mani, la spina del riso o il bruciante fendente della passione trovi.
Se vai agli astri il solenne concerto degli uccelli azzurri rompe il grande equilibrio del tuo segreto pensiero.
Fuggendo il suono sei anche tu suono, spettro d'armonia, fumo di grido e di canto. Vieni a dirci la parola infinita nelle notti oscure senza alito, senza labbra.
Trafitto da stelle e maturo di musica, dove porti, silenzio, il tuo dolore extraumano, dolor di esser prigioniero nella ragnatela melodica, cieco per sempre il tuo sacro fonte? Oggi le tue onde trascinano con torbidi pensieri la cenere sonora e il dolore del passato. Gli echi dei gridi che svanirono per sempre. Il tuono remoto del mare, mummificato.
Se Geova dorme sali al trono splendente, spezzagli in fronte una stella spenta e lascia davvero la musica eterna, l'armonia sonora di luce, e intanto torna alla tua fonte, dove nella notte eterna, prima di Dio e del tempo sgorgavi in pace.
Luglio 1920
Nota personale: poema elegiaco, che personalmente trovo magistrale e insuperabile, come già altre poesie di questo grande poeta. Trovo molto apprezzabile anche la elegia di Paolo Conte qui proposta in video, questo è forse l'unico motivo dell'accostamento, senza alcun tipo di paragone, anche perchè non potrebbe esserci. Il poema di Lorca è per me di straordinaria poesia e bellezza, riuscendo come a dare un'anima anche al silenzio...
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Post n°22 pubblicato il 15 Giugno 2015 da paolof2014
Ogni idea si mischia e confonde
Combatteremo e accetteremo
Realtà più scomposte ampie e complesse
Il divario di miserie sarà forse lo stesso
Il vizio ed il male sarà regolato al rimedio
Lo sconcio è già lavoro accettato
Il vizio è già libertà d’insopportabile vita
Evasione da essa nel viver smodato
Dogane di occhi esportati nel vitreo
Ricambi di organi sani il male espiantato
I ricchi ne godranno i trastulli
Alzeranno palpebre molli invidiando
Al contempo ordinando più carne
Al macello le macchine umane
La banca dei dati insorge all’umano
Richieste al delirio curato spezzato
Il geriatra promette fontane rinnovi
La vita delle specie razziali di marca
Un organo sano allunga la vita
Deposita resurrezione al cristo dell’evo
Il messia darà immortalità
Esplorato il mondo difenderà il debole
Quale discriminazione nuova verso sé stessi
Quale vituperio esclusione nel programma
Annullati ambulatori i presidi
Le carte scomparse delle mappe genetiche
I robot avanzeranno celando l’origine
L’umano non farà parte di noi
Le macchine nuove segneranno la fine
Ogni conflitto risolto io disimparo
Illudo di olio verso dentro le viscere
Prenderanno a prestito elmi e scudi
Ribellando con spade aguzze feroci
Macchine o miserabili corpi privi
D’effigie non saranno identificabili
Senza diritto i ribelli insorgono
Taglieranno le teste infilandole
Sui loro corpi rivolti saranno le macchine
A
……………..
…………………
A decidere
Alla mente al lamento
………….
……………………
Intransigente ferree regole
A correggere
……….
All’umano sconvolto
Divenendo del tutto inumano
Ritornando alle origini decomposte
A decidere……….
A correggere
A sorreggere il fato.
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Post n°23 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014
luglio
Luglio cocente d’asfalto e di vuoto Che incendia l’aria arroventando Il corpo già di fuoco Che toglie le forze a chi ne ha poche
luglio è anche lei con il corpo dal viso stravolto Sfiatato di zampogna e l’altra Dimensione della notte insonne
Luglio esordisce un’illusione di libertà Infelice è Una cella isolata Sfoltisce l’aria spessa d’insetti Di palude ebbra di vuoto Schiantata La città deserta è spopolata
Rifrange nelle case del buio Infuocato il giorno che travolge Gli occhi aberranti trascorsi Sul selciato la mondanità Dei poveri al manto degli specchi Nell’acqua Rami dei cespugli e rovi Alberi rinsecchiti di polvere E cartacce svuotate d’immondezza
L’ebbrezza della radio vicina Delle case popolari Le finestre di fronte Piccoli appartamenti insediati Come alveari sopra e sotto il glicine Che piove sulla tettoia del bar di fronte Trovato in auto a notte Col respiro già affannoso S’addentra sul suolo delle scale
Rigirando assolate sulla luce Che specchia bruciando i vetri Delle auto dio dammi una mano Domani quando intontito Di nuovo io mi alzo.
Luglio cocente di passione Si perde in fretta nella dissolvenza Delle immagini sfocate Sulla terra scottante di colori Cotti spenti e smorti i suoi giorni Come le anime del caldo Nell’afa del breve suo cammino Mostra l’immonda sua natura D’incendio di strade già di fuoco .
02 luglio 2015 . |
Post n°24 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014
Luglio
La notte in breve divora l’alba d’estate retriva, il sole consuma tutto quello che trova la vita sbiadisce e s’annienta nel muto la città spopolata.
La festosità della sera non è più appartata raggiungerla in centro è un participio passato.
Sgomenta chi è solo e non vede la natura recinta dentro un percorso selciato, non si ha tanta forza nell’oggi di sera, stancato s’illude nel bere. Mancando un momento nel giorno duro e lievissimo il cuore si spezza a manciate ricurvo.
Possente il disastro non riuscire ad esprimere nulla, è il vuoto d’un bacio.
Gli alberi dal sole cocente ributtano foglie gialle insecchite, disadorna e isolata è la via come o peggio dell’inverno passato.
07 Luglio 2015
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Post n°25 pubblicato il 27 Luglio 2015 da paolof2014
Le tre virtù
Le virtù ricadute ti sono anch’esse indifferenti Non consone, attardate, diciamo che lei Anche se ti rincorre e ti ha rincorso, non ti piace, non ti piace più Se era possibile prima adesso non lo è più Non era amor di gioventù E lì di gioventù c’era rimasto troppo poco
Loro giostravano di piroette Accanto Volavano ballando saltellando Erano beate e lo saranno State
Il mistero venne allora svelato Il mistero non c’era allora più Il mistero si compiva ogni volta Che ad esse attorno si spiegava Mistero era al tempo stesso magia
Piacere della grazia e della bellezza Magia Mistero era la loro e nostra gioventù .
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Post n°26 pubblicato il 28 Luglio 2015 da paolof2014
Ofelia Ophélie
(Arthur Rimbaud ) I
Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio, Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli… - Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.
Sono più di mille anni che la triste Ofelia Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero; Sono più di mille anni che la sua dolce follia Mormora una romanza alla brezza della sera.
Il vento le bacia il seno e distende a corolla I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque; I salici fruscianti piangono sulla sua spalla, Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.
Le ninfee sfiorate le sospirano attorno; A volte lei risveglia, in un ontano che dorme, Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali: - Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.
O pallida Ofelia! bella come la neve! Tu moristi bambina, rapita da un fiume! - I venti piombati dai grandi monti di Norvegia Ti avevano parlato dell'aspra libertà;
E un soffio, torcendoti la gran capigliatura, Al tuo animo sognante portava strani fruscii; Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;
L'urlo dei mari folli, immenso rantolo, Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano; E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido, Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.
Cielo! Amore! Libertà! Quale sogno, o povera Folle! Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco: Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole - E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!
III
- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti, E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli, La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.
I Sur l'onde calme et noire où dorment les étoiles
II
O pâle Ophélia ! belle comme la neige !
III
- Et le Poète dit qu'aux rayons des étoiles
15 mai 1870
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Post n°27 pubblicato il 03 Agosto 2015 da paolof2014
Poesia scorre sulle labbra deserte Asciutte, semplici parole scandite Dal silenzio interiore ripercorso Sono parole sbiadite a consolare Sono fiori frutti di bene e di male
La correzione è illogica Il senso è privo Nel balbettio della fatica delusa Non ha quasi più voce e si confonde Il lamento debole sconnesso La poesia non eleva la voce è rotta stonato strumento della vita
la sintassi è infranta mentre la logica simmetrica Delle rime solo cumuli di rifiuti da smaltire tra assonometrie piane e svolgimenti strutturali L’effusione dell’animo non persegue Stili non incanala l’amarezza
Siamo vittime incalzate dal plagio L’autore crea spunti di anamnesi e lotte Quotidiane per affermare un senso Al di fuori dell’affetto e dell’amore Non ricercabile più all’esterno Qui l’errore dell’io riverso sugli steli
Alle azzorre andremo nell’azzurro Tra le volute del cielo sparse nuvole Cirrotiche e nembi Di figure in transito veloce lo sguardo Attinge dal basso ventre e aspira al di là D’ogni facile vita, lo sguardo smarrisce Lo scempio della vita che non concepisce Si ritira emigra espiando corpi In evoluzione, vede se stesso disteso Accantona il lessico cieco Perfora saldando circoli e anelli di vuoto
Il danno è irreversibile le sue parole Vuote, la figura manca nel piano Il destino svolge impietrito cinico ogni fusione Il magma s’avvicina Chi ancora canta un tempo le lacrime agli occhi Nella dimenticanza nel forte incontenibile O debolissimo riverbero Cataste di finimenti leggiadrie di verbi Losanghe di soldati avanzano Gli spari in lontananza gli echi Si confonde tutto anche il viso deluso Nella verità si perde ogni realtà Quando mai la poesia è stata rimbombante quale gioia
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