Il diario di Nancy

Lezioni di lingerie...


Estate, tempo di repliche in televisione. Ho deciso anch’io di proporvi un vecchio post, uno dei primi, rimaneggiato e corretto… giusto perché, quei due striminziti commenti in calce, mi sembrano così miseri e tristi per un argomento del genere.-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Non ho mai avuto segreti con le mie amiche, in tutti questi anni ci siamo confidate ogni cosa, anche le più impensate. Nelle nostre conversazioni sono passati al setaccio i litigi tra coniugi, le incomprensioni con le suocere, i capricci dei figli, le malattie vere e presunte, i complimenti di altri uomini. Era prevedibile che raccontassi loro della mia iscrizione a un sito d’incontri.- Ma non hai paura di incappare in qualche maniaco? – la prima domanda venne da Laura, incapace di celare la sua apprensione per le persone cui vuole bene.- Cercherò di essere prudente. Fisserò il primo appuntamento in luoghi affollati e soltanto di giorno – le promisi per tranquillizzarla.- Non dare a nessuno il tuo indirizzo, non rivelare le tue generalità e nemmeno il numero di telefono – continuò Laura, preoccupata che mi stessi cacciando in un gioco pericoloso, difficile da gestire.- Non prendere nessun appuntamento. Limitati alle conquiste virtuali – la canzonò Anna ridendo, puntandomi contro la paletta per il dolce.- Non ci vedo nulla di male nelle conquiste virtuali – protestò Laura un po’ risentita dalla presa in giro dell’amica – Noi tutte sogniamo con i romanzi d’amore, anche se siamo perfettamente consapevoli, che non c’è nulla di reale nelle pagine scritte- Nella mia vita di romanzi ne avevo letti a centinaia, li avevo sostituiti con la mancanza di un amore, ma da quando mio nipote mi aveva iscritto a questo sito d’incontri, prospettandomi la possibilità di fare piacevoli conoscenze, sentivo l’urgenza di concretare le parole dei libri.- Ho voglia di un uomo – parlai a voce così bassa che per farmi sentire dovetti ripetere più volte la frase. - Sono così contenta che tu abbia di nuovo voglia d’innamorarti – disse Eugenia guardandomi con tenerezza, era convinta, nonostante giurassi il contrario, che non avessi mai dimenticato Francesco Liguori.  La mia frase per lei equivaleva a una guarigione miracolosa. Mi dispiacque contraddirla.- Non voglio innamorarmi, ho solo voglia di un uomo – le guance diventarono vermiglie mentre balbettavo.- Sesso! – esclamò Mavì meravigliata – Tu hai voglia di fare sesso? -Annuii sentendomi colpevole di chissà quale misfatto, avevo ascoltato per anni le loro lagnanze in materia di sesso, quando era troppo nei primi tempi del matrimonio e quando era troppo poco negli anni successivi, ne avevo raccolto le confidenze più sfacciate senza fare una piega. E ora mi vergognavo come una ladra ad ammettere di avere anch’io certe necessità fisiche.- Ma c’è un problema.  – fece Mavì assumendo un’aria seria – Le tue mutande!-La guardai senza capire, mentre le altre cominciarono a sogghignare, facendo dei larghi cenni di approvazione. Credevo che trovassero riprovevole il mio bisogno fisico, la crudezza della richiesta, il modo di elemosinare piacere attraverso una vetrina virtuale. Avevo preparato risposte argomentate per le loro ragionevoli obiezioni, ma mai avrei immaginato che avremmo discusso intorno alle mie mutande. - Che cosa hanno le mie mutande? – chiesi incuriosita.- Non ti puoi presentare a un incontro galante con le mutande contenitive – disse Mavì strizzandomi l’occhio.– E nemmeno con quegli orribili reggiseno conformati – rise Anna che quasi si strozzava con il caffè appena servito.Avevano perfettamente ragione, quello delle mutande era un dettaglio cui non avevo dato alcuna importanza, non potevo indossare la solita biancheria da zitella per raggiungere il mio scopo. Le guardai supplichevole e Isabella corse subito a prendere una rivista di moda che teneva in borsa. La sfogliò rapidamente e mi mise davanti agli occhi la pagina di una pubblicità di biancheria intima.- Devi indossare questo tipo di mutande per sedurre un uomo – pontificò Isabella mentre le altre approvavano col capo.Fu inevitabile che decidessi di farmi accompagnare proprio da Isabella, la mia amica più fashion, per rinnovare le mie parche mutande. Qualche giorno dopo ci recammo in centro, Isabella scartò senza pietà i negozi d’intimo in franchising che liquidò come troppo commerciali e mi fece entrare in una piccola boutique, di cui era cliente abituale. Fu salutata con confidenza dalle due commesse, chiese loro di mostrarci quanto di più bello avessero in negozio.  Dopo poco avevamo davanti a noi nuvole di pizzi, veli e merletti, un tripudio di nastri e laccetti; una festa di colori che mai avrei immaginato, ferma com’ero ai canonici bianco, nero e nudo.Presi tra le mani una mutandina leggera e delicata come una farfalla, somigliava a un soufflé viola, la guardai attentamente e mi sorse un dubbio atroce.- Isabella- chiesi sottovoce mostrandole il soufflé – ma il sedere dove si mette? -Lei mi guardò come se fossi una provinciale venuta per la prima volta in città.- E’ un perizoma – mi disse con un’aria di supponenza e mi spiegò come indossarlo mentre io arrossivo, quell’oggetto diabolico poteva anche essere provocante indossato da una ragazza dalle turgide beltà, ma indosso a me avrebbe sortito un effetto peggiore delle mutande contenitive.Una delle commesse suggerì, per le mie forme giunoniche, delle culottes. L’altra sparì nel retrobottega ritornando subito dopo con soffici strati di seta tra le mani.Isabella mi sospinse nel camerino costringendomi a provare decine di capi di biancheria, si fece portare anche impalpabili baby doll e maliziose guepiere, respingendo ogni mia più piccola obiezione.- Vedrai con le calze autoreggenti sarà tutta un’altra cosa - mi spiegò osservando con commiserazione i miei gambaletti color carne.Tornai a casa con nuvole di bellissima biancheria racchiuse in un paio di sacchettini di tela, nel taxi Isabella telefonò immediatamente alle altre per informarle dei miei acquisti, mentre il taxista mi guardava dallo specchietto retrovisore con uno sguardo concupiscente.A questo punto immagino che vogliate sapere se le nuvole colorate abbiano sortito l’effetto sperato. Macché… non mi sono mai servite, durante il mio periodo sabbatico nessun uomo ha mai notato che tipo di biancheria avessi sotto i vestiti, nella maggioranza dei casi sfilavano senza guardare. Avrei potuto tranquillamente continuare a usare le mutande conformate di cotone pettinato, comprate sulla bancarella del mercatino rionale. E con i soldi, spesi per le nuvole di pizzo e merletti, fare una vacanza alle Bahamas.