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« Messaggio #50Filastrocca bucolica »

Una storia di Periferia

Post n°51 pubblicato il 27 Luglio 2005 da Nannim

I Sandroni, come suggerisce il plurale, erano due, ma Sandrone era uno, poi aveva un fratello. Entrambi erano enormi. Erano i Boss del Tufello e di Valmelaina, a Roma quando ancora l'arresto di un coattello poteva far scendere in piazza la popolazione. Oggi il Tufello si è imborghesito, le case popolari costruite durante il fascismo appaiono appetibilissime, con i loro giardini, a fronte di quelle più moderne. E il loro prezzo sale e sale lo status di chi le abita. I Sandroni, negli anni settanta, si erano impadroniti, assolutamente senza alcun titolo, di un campetto di calcio, dove ora ha inizio la parte nuova di Via di Valmelaina, il campo Coccia, e lo usavano come rivendita di elettrodomestici usati, si potevano fare buoni affari, a patto di non domandare l'origine della merce. Mi piaceva tanta sfrontatezza: c'era il cartello fuori "Elettrodomestici usati" come se fosse l'impresa più regolare del mondo. Il mio più vivido ricordo del Sandrone, a meno che non fosse il fratello, risale ad una caldissima notte di Luglio: davanti al campo Coccia c'era un banco che vendeva cocomeri, roba dei Sandroni, naturalmente. Ci capitai con un mio amico reduci da un concerto e lui era la, enorme, seduto su di una sedia che sembrava sul punto di esalare l'ultimo respiro. C'era un tizio, smilzo, non più giovane, malridotto e con l'aria scarognata, che stava cercando di convincerlo di una cosa molto evidentemente vitale: "Non sono una busta gialla! -si accalorava- Non sono un infame!" Busta gialla sta per informatore della polizia e infame, dato il contesto, per la stessa cosa. Sandrone non aveva voglia di ascoltarlo, anche se l'altro non è che ci mettesse poi troppa energia, faceva caldo. Ad un certo punto si girò verso un giovane robusto, che sapevo essere conosciuto come "er Patata" e gli disse soltanto: "Dagli du' schiaffi". Er Patata partì, sollevò con una mano il presunto infame e gli dette con l'altra due schiaffoni che lo rivoltarono, poi tornò al suo posto mentre l'altro sgattaiolava via. Probabilemte conscio delle conseguenze che avrebbe avuto il non essere riuscito a convincere il boss. Ma, quando era il caso, Sandrone sapeva ben sbrigarsela da solo, quando la polizia finalmente riuscì a mettergli le mani addosso lo spedì in soggiorno obbligato ma lui tornò, un poliziotto lo sorprese e tentò di arrestarlo, lui gli sfondò la clavicola con un pugno. Anche il poliziotto aveva un nome noto, e detestato,  nel quartiere. Così in molti tributarono al Sandrone quello che si riteneva sarebbe stato l'ultimo omaggio, dato che ora era molto difficile che riuscisse a recuperare una sufficente libertà d'azione. Comunque l'ultima sua notizia la ricevetti una decina di anni fa... Lo trovarono morto in una cascina abbandonata della Bufalotta, non lontano da dove io attualmente abito... Gli schiattò il cuore, per una dose eccessiva di cocaina, dissero i giornali nella cronaca Romana, per uno così grosso e grasso è la fine più facile. Ma perché in quella cascina? Forse era da qualche altra parte ed i suoi amici di quel giorno hanno preferito liberarsi di lui, ma devono essere stati in diversi per trasportarlo. La polizia non aveva davvero alcun motivo per indagare, per cui la storia finisce qui. Del fratello invece non so nulla.

 
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