Tribù Napoli
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Post n°2090 pubblicato il 18 Luglio 2014 da stanzaNapolieNapoli
Un’isola in evidente controtendenza, anche rispetto alla terraferma partenopea flagellata da crolli e altri disastri, da spettri di strade e librerie chiuse, barattate col nulla che avanza. L’apertura di una vera libreria sul territorio isolano, finora dotato di spuri punti di vendita per i libri, normalmente affiancati da prodotti di tabaccheria, cartoleria, gadget, telematica, enalotto…, è intanto chiaro segnale di cambiamento positivo. Insediatosi in uno dei vecchi magazzini di Marina Grande, al posto di un’assordante sala giochi, il neonato Bookshop Nutrimenti sta già fervidamente proponendo alimenti nuovi ai procidani, offrendoli dall’interno del loro stesso ciclo di storia e tradizioni. Depositando un iniziale bagaglio di volumi (8mila, con l’intento di arrivare almeno fino a 12mila) in una delle spelonche che fino a qualche anno fa custodivano cime reti arpioni nasse bidoni lampare e tutto quanto serviva al sostentamento che il mare ancora duramente regala, li tengono al riparo là dove i pescatori hanno da sempre accolto e conservato il loro pane e companatico: pesci e pesci. Grotte scavate nel tufo a un passo dall’acqua. Oggi riattate e in bella vista intorno al molo, sono salumerie, ristoranti, supermercati, pub, e linde ammodernate pescherie che ancora celebrano l’antica quotidiana liturgia dell’arrivo delle paranze cariche di pesce azzurro da esporre – tra rapidi passaggi di braccia – sui banchetti. Un rito di accoglimento e offerta che l’inconsueto negozio di libri, per quell’istinto ragionato che ci rende sapienti, ripete con gesti uguali e collaudati. Un carico e scarico di pagine e pagine, gomito a gomito con alici, sgombri, polpi, scorfani, tracine, gamberi, pesci sanpietro, rombi, cicarelle…La cura del corpo accanto alla terapia dell’anima. Omen nomen? L’insegna Nutrimenti pare suggerire una felice predestinazione per tutti, a cominciare dagli ideatorifondatori della libreria isolana nonché editori indipendenti della omonima casa editrice romana e, non a caso, esperti velisti. Andrea Palombi e Ada Carpi, arrivati a Procida (so)spinti da venti favorevoli, davanti alla malìa di Marina Corricella decidono di fermarsi, e sbarcare là il loro ardito disegno di promozione della lettura, lucida pianificazione figlia di due forti passioni: la scrittura, e il mare. Ri-nasce così il magazzino di libri giù al porto, riportato a antica-nuova vita da una sorta di un’amorosa fecondazione eterologa, con almeno un doppio apporto di cure, compreso il restauro da parte degli architetti napoletani Francesco Buonfantino e Rossella Traversari che hanno restituito all’originario antro i connotati che più gli appartengono: spazio oblungo, soffitto a volta, fasciame per arredo: essenziali “serrette” cerulee per contenere in basso i testi, e in alto diventare squarci di pagliolato capovolto, come per un rimessaggio vero. Un candido ventre di balena che promette sogni. Pure agli isolani più scettici, a chi, conoscendo i limiti del mare, non scommette sulla durata di un progetto che appare arduo. Per altri, un’esaltante possibilità di sostentamento e crescita; soprattutto per i giovani, che esibendo ormai nomi global: Alain, Ivan, Fiona invece dei tradizionali Arturo, Graziella, Archina…, raccontano visibilmente il bisogno di allargare i confini della loro piccola isola, e far parte del mondo fuori. Un desiderio che la luminosa caverna- libreria può aiutare a realizzare, grazie all’avventura che solo un libro può offrire: quell’oggetto di carta, forse obsoleto per alcuni, capace però di trasferire, alle dita che lo stringono, il suo intatto mistero. |
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