Fairy Tale

CAPITOLO SETTE

Intanto alla corte della strega Tacchina, il nefasto uccellaccio aveva portato la sua triste notizia di sconfitta che era stata accolta con un raggelante urlo da parte della stregaccia.

“Gweuh dgsfkjg herk uhng ykvcnd skm jkem bjk dhgsj klgv nmd, af jhefil gvdk jbv ivdjbklsdjf vjgklehsdnv vkjd n derh euhxbcm, jkhsrjkgjrs bcnb vjsd bvj jfdgv udfhgdr jngv kjsrgh!” disse adirata la Tacchina parlando in una lingua antica sconosciuta ai più.

 “eh?” chiese perpelsso l’avvoltoio

“Brutto uccellaccio del malaugurio! Sei un incapace! Affiderò il tuo compito a qualcun altro! Sibliette, sciagurata sgualdrinella, vieni immediatamente!” Tradusse il gatto grasso appollaiato sulle gambe della suddetta strega.

Subito una fatina vestita in modo molto trasandato e con lunghi e disordinati capelli scuri apparve al suo cospetto in uno sbuffo violetto.

“ Desidera, mia signora?” chiese prostrandosi ai piedi della grassa Tacchina che scoppiò in una fragorosa risata

“Sei ridicola, piccola sgualdrina, ma d’altronde una con un nome così non poteva essere altro che una fata dai facili costumi, hihihihih! Comunque ho deciso di affidarti un compito, anche se non sei altro che feccia fatesca, devi impedire alle due fatine più famose del mondo, Yayette e Lalette" e dicendo così tirò fuori il loro ultimo calendario "di parlare con l’oracolo dei numeri, Filoius "e tirò fuori una foto autografata del  suddetto sospirando sognante" capito scarto dell’umanità?” concluse ghignando, così Sibliette annuì e poi scomparve con la tipica nuvola viola.

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