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MEROPUR - gonadotropine di derivazione urinaria come il Meropur

Post n°1 pubblicato il 27 Maggio 2011 da network4health
 
Tag: MEROPUR

MEROPUR -Per facilitare la ricerca delle informazioni sul MEROPUR, pubblichiamo qui l'ultima risposta all'interrogazione parlamentare del 16 Febbraio scorso

Risposta all'interrogazione n. 4-03779
Fascicolo n.112

Risposta. - Nel 2006 pervennero al Ministero alcune segnalazioni relative al fatto che in Italia, a differenza di altri Paesi europei, le gonadotropine di derivazione umana non riportavano giuste avvertenze concernenti il rischio di contrarre patologie virali derivante dalla loro assunzione.

A seguito di ciò, con determina dell’Agenzia italiana del farmaco luglio 2006, fu introdotta, nelle avvertenze di tutti i medicinali autorizzati con procedura nazionale contenenti gonadotropine estratte da urine umane, la seguente nota: “Il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni ad oggi sconosciuti”.

Nel 2006, a seguito di procedura di mutuo riconoscimento con la Danimarca, è stato immesso in commercio il farmaco “Meropur”, estratto da urine umane, che non riporta nel foglio illustrativo la necessaria avvertenza prevista per gli altri farmaci urinari.

Evidenze scientifiche hanno dimostrato che le gonadotropine derivate da urine contengono molte impurità, tra cui la proteina prionica.

Il foglio illustrativo del “Meropur” non riporta la specifica avvertenza circa il rischio di trasmissione di patogeni conosciuti e sconosciuti, in quanto non è stato autorizzato con procedura nazionale, bensì con procedura di mutuo riconoscimento.

Tale tipologia di autorizzazione non consente, infatti, agli Stati membri di modificare gli stampati relativi ai farmaci che sono stati approvati a livello europeo.

L’evidente difformità esistente tra le informazioni di sicurezza relative al medicinale “Meropur” e quelle relative ai medicinali registrati con procedura nazionale ha indotto l’AIFA, in due occasioni, a richiedere alla Danimarca, Paese referente nella procedura di mutuo riconoscimento, di inserire negli stampati un'avvertenza equivalente a quella già presente negli stampati dei prodotti registrati con procedura nazionale.

Questi tentativi non hanno avuto l’esito sperato, in quanto la Danimarca, in assenza di un'opinione condivisa a livello comunitario, ha assunto una posizione negativa.

È opportuno rilevare che, nel contesto regolatorio internazionale, non si fa cenno al rischio di trasmissione di agenti patogeni attraverso medicinali derivati dall’urina, né nel riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) del “Meropur” autorizzato in nel Regno Unito con procedura nazionale, né tantomeno in quello commercializzato negli USA.

Si evidenzia che, pur essendo palese la difformità tra stampati di prodotti nazionali e il foglio illustrativo del “Meropur”, al momento il mancato rispetto di una norma nazionale non costituisce motivazione sufficiente per la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio relativa al predetto medicinale (direttiva 201/83/CE e art. 141, comma 6, del decreto legislativo n. 219 del 2006), in quanto ogni eventuale valutazione del rischio/beneficio e la sospensione del “Meropur” non possono costituire atti di valutazione unilaterale dell’Italia, ma devono essere il risultato di una concertazione con il Paese referente e gli altri Stati membri interessati dalla procedura.

Si assicura, tuttavia, che la problematica relativa alla prescrizione del “Meropur” è all’attenzione dell’AIFA.

Si fa presente che, per affrontare il delicato tema del rischio/beneficio nell’utilizzo dei medicinali derivati da urine umane, l’EMEA, nell’ambito del Biological working party, ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc con la finalità di rivedere le informazioni che accompagnano i medicinali, con particolare riferimento agli aspetti di sicurezza vitale.

L’obiettivo è quello di garantire un approccio armonizzato nei Paesi membri per tutti i cittadini dell’Unione e, quindi, prevenire dispute nell’ambito delle procedure registrative.

Sulla base delle informazioni scientifiche oggi a disposizione, l’EMEA ha rappresentato quanto segue (EMEA/CHIMP/BWP/2879/02/rev 2 -Draft): a) non esistono, a tutt’oggi, evidenze epidemiologiche di trasmissione della malattia di Creutzfeldt Jakob (CJD) e della sua variante (vCJD) attraverso i medicinali prodotti da urine umane; b) l’infettività per encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) è stata dimostrata in alcuni modelli animali prevalentemente attraverso l’inoculazione intracerebrale di materiali contaminati; c) le urine di origine delle gonadotropine sono raccolte prevalentemente da piccole popolazioni di donatori ben caratterizzati, non residenti nel territorio del Regno Unito; d) nei processi di produzione attualmente applicati per gli ormoni follicolo-stimolanti, esiste almeno un passaggio in grado di ridurre l’eventuale infettività dei materiali di partenza.

La prima riunione del gruppo di lavoro, avvenuta in teleconferenza in data 8 ottobre 2010, non è riuscita ad ottenere un consenso generale e si è conclusa con la proposta di prendere in considerazione un’eventuale revisione di tutti i dossier dei medicinali derivati dalle urine, alla luce delle conoscenze scientifiche attuali.

La posizione italiana è orientata verso la richiesta di inserire un’avvertenza nelle informazioni dei suddetti prodotti, riguardante i possibili rischi di trasmissione di agenti infettivi noti e sconosciuti, in conformità a quanto già richiesto per i medicinali registrati con procedura nazionale nel nostro Paese.

Tale approccio risulta anche coerente con la disciplina normativa europea di altri prodotti di origine umana (emoderivati), la cui sicurezza è oggi molto elevata e si basa sul doppio processo di selezione e screening dei donatori da un lato e di convalida dell’inattivazione e rimozione virale dall’altro.

Alla luce degli esiti di detta prima riunione e del probabile lavoro di rivalutazione dei dossier dei medicinali derivati dalle urine, che sarà richiesto dall’EMEA ai Paesi membri, l’AIFA non ritiene che una decisione finale e armonizzata a livello europeo possa essere disponibile in tempi brevi.

Il Ministro della salute
FAZIO

(16 febbraio 2011)
 
 
 
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