Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

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Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

 

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20mila detenuti attendono la condanna a morte

Post n°137 pubblicato il 21 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Motivi politici e religiosi

tra le "colpe" che uccidono

Almeno 20mila persone al mondo stanno contando i giorni che li separano dal momento in cui lo Stato dove sono stati condannati toglierà loro la vita. L'anno scorso sono state messe a morte almeno 2.148 persone in 22 paesi; il 94% di queste esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Arabia Saudita e Usa. Sempre nel 2005 sono state emesse 5.186 condanne a morte in 53 paesi. Lo denuncia Amnesty International,  Le informazioni in possesso di Amnesty evidenziano che in Cina vi sarebbero state circa 1.770 esecuzioni. Ma il numero effettivo potrebbe essere molto più alto, avverte l'Organizzazione: secondo un esperto legale cinese, sarebbero circa 8mila i prigionieri messi a morte nel paese ogni anno.  Nel 2005 in Iran sono stati messi a morte almeno 94 prigionieri, in Arabia Saudita almeno 86. In entrambi i paesi, i dati reali potrebbero essere più alti, secondo Amnesty. Sono invece 60 le esecuzioni registrate in Usa, più di mille dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale negli States. Tuttavia, i dati resi pubblici oggi sono approssimativi a causa del segreto che circonda l'applicazione della pena di morte, sostiene l'organizzazione. Molti governi, come quello cinese, rifiutano di pubblicare statistiche ufficiali sulle esecuzioni, in paesi come il Vietnam le informazioni su questo argomento sono considerate 'segreto di Stato'. Nonostante i dati rilevati nello studio di Amnesty International, la tendenza verso l'abolizione continua a crescere: negli ultimi 20 anni il numero degli Stati che eseguono condanne a morte si è dimezzato e nel 2005 è risultato in calo per il quarto anno consecutivo. Due esempi recenti, cita Amnesty, sono il Messico e la Liberia dove lo scorso anno la pena capitale è stata abolita per tutti i crimini.  Intanto secondo il segretario generale di Amnesty, Irene Khan, "paesi come la Cina, l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Usa costituiscono una clamorosa anomalia per l'estremo uso" che fanno della pena capitale. In Cina, paese che da solo totalizza l'80% delle esecuzioni, si può essere messi a morte - dichiara l'Organizzazione - per 68 reati, anche per atti che non comportano l'uso della violenza, come la frode fiscale, l'appropriazione indebita e i crimini legati al traffico di droga.  In Arabia Saudita, prigionieri sono stati prelevati dalle loro celle e uccisi, senza che nessuno li avesse informati della loro condanna a morte; altri detenuti, stranieri o appartenenti a minoranze etniche, sono stati giudicati colpevoli e condannati al termine di processi celebrati in una lingua sconosciuta, senza che fosse stato fornito loro un interprete, afferma lo studio. Negli Usa, durante il 2005, due persone sono state rilasciate dal braccio della morte dopo che era stata provata la loro innocenza. In alcuni paesi, l'uso della pena capitale può essere pericolosamente legato a interessi economici. In Cina, sono in molti a temere che gli alti profitti derivanti dall'espianto degli organi delle persone messe a morte possano essere un incentivo a mantenerla.  In molti Stati, procedure inumane aggravano l'intrinseca crudeltà della permanenza nei bracci della morte. In Bielorussia e in Uzbekistan, le autorità non informano i prigionieri né i loro familiari sulla data di esecuzione, negando così la possibilità di un ultimo saluto. I corpi dei prigionieri non vengono restituiti ai parenti e a questi ultimi viene persino tenuto nascosto il luogo di sepoltura, avverte Amnesty. Il rapporto di Amnesty International mette in luce, inoltre, le conseguenze mortali dei processi iniqui. In Giappone, diverse persone sono state condannate a morte dopo essere state sottoposte a maltrattamenti, costrette a confessare crimini mai commessi. In paesi come la Bielorussia e l'Uzbekistan un sistema penale pieno di falle e minato dalla corruzione crea terreno fertile per errori giudiziari, denuncia l'Organizzazione. Ma secondo Amnesty "il percorso abolizionista è inarrestabile.Nel 1977, solo 16 paesi avevano abolito la pena di morte per tutti i reati. Alla fine del 2005, il loro numero è salito a 86.La campagna di Amnesty International continuerà fino a quando ogni condanna a morte sarà stata commutata e la pena capitale abolita", ha concluso Khan.

 
 
 
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