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Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

 

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Le ipocrisie delle istituzioni e della politica

Post n°176 pubblicato il 30 Maggio 2006 da NeverInMyName
 

Palestina: ecco le conseguenze

della sospensione dei fondi europei

Come molti di voi sanno l’Unione Europea si è accodata a Israele e agli Stati Uniti bloccando gli aiuti economici all’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) guidata da Hamas, perchè non ha ancora riconosciuto lo stato di Israele e non ha ripudiato la violenza. Che sia o meno una scelta criticabile - questa è una valutazione personale e chiunque abbia la sensibilità e l'intelligenza per farla non si tirerà indietro - vorrei esprimere due considerazioni: la prima riguarda la sostanziale ipocrisia alla base di tale decisione, il secondo riguarda la sua logica di fondo.
Le Nazioni Unite stimano che 1,5 milioni di palestinesi si trovano attualmente in condizioni di povertà estrema. I risultati preliminari di un recentissimo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Palestina mostrano come una persona su quattro reputa molto o estremamente misera la qualità della propria vita, una su cinque ha problemi fisici tali da non potere esplicare le proprie funzioni quotidiane e circa una su due non ha denaro per soddisfare i propri bisogni essenziali. Il blocco della Ue impedisce di pagare i salari di oltre 152 mila lavoratori il cui reddito sostiene circa un milione di persone (il 25 % della popolazione nel territorio palestinese occupato - Tpo). Questi lavoratori consentivano il funzionamento del 62 % dei centri sanitari di base, di tutti i principali ospedali, eccetto uno, e del 75 % del sistema scolastico. A causa di questi tagli il tasso di povertà è salito di colpo.
Le conseguenze dirette del blocco economico, dunque, le stanno pagando coloro che non sono in grado di difendersi, che rappresentano la minore minaccia, che meno contribuiscono alle decisioni politiche o militari e che sono più esposti a fame, malattie e privazioni di ogni genere. In un paese sottoposto a sanzioni, le scarse risorse a disposizione vengono in genere deviate verso i gruppi dominanti e la leadership politica, ossia proprio verso il bersaglio che l’intervento intende colpire. In molti casi, inoltre, le dure condizioni di vita che le sanzioni provocano hanno l’effetto di accrescere la coesione sociale interna al paese colpito e coagulare la popolazione attorno ai propri leader. E’ una storia vecchia che tutto il mondo conosce. Quando si istituisce un blocco economico allo scopo, raramente raggiunto, di influire indirettamente su chi può prendere le decisioni che contano, è facilmente prevedibile che esso avrà effetti negativi diretti su coloro che non hanno responsabilità politiche o militari e che sono più vulnerabili.
E’ plausibile che chi impone questi tipi di sanzioni ne conosca e ne approvi la logica di fondo e quindi non possa non sapere, e per coerenza non approvare, che le conseguenze le pagano i più deboli. L’etica di un tale comportamento è, credo, assai discutibile perché in tal modo esseri umani innocenti vengono usati in modo strumentale, come un mezzo per ottenere un fine.

 
 
 
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