Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

Messaggi di Aprile 2006

Marini eletto presidente del Senato

Post n°145 pubblicato il 29 Aprile 2006 da NeverInMyName
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"Sarò il presidente di tutti". Queste le prime parole di Franco Marini, appena eletto presidente del Senato, che aggiune: "In un dialogo fermo e mai abbandonato sarò il presidente di tutti voi con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e quelle dell'opposizione, come deve essere in una democrazia bipolare".

Questo messaggio è l'inizio di una gestione equilibrata e corretta del Senato. Almeno questo è ciò che si augura Marini, il quale ha rivolto un appello alla collaborazione e al dialogo a tutti i senatori, compresi quelli dell'opposizione. Speriamo bene per il futuro del nostro Paese...

 
 
 

Fumata nera, anzi nerissima per Marini

Post n°144 pubblicato il 29 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Non si riesce ad eleggere

il presidente del Senato

Sono passate più di 15 ore da quando questa mattina il Senato ha aperto la seduta per l'elezione del suo presidente e a Palazzo Madama si va avanti. Non si sa se fino a domani o, addirittura, alla prossima settimana. Il regolamento non dà scampo: i primi due scrutini avvengono in seduta unica e dunque anche la terza votazione (ripetizione di quella annullata) fa parte sempre di un'unica seduta. Il protagonista si chiama 'Marini Francesco' un senatore che non esiste ma che è stato votato quel tanto che è bastato per due volte a impedire a Marini Franco di conquistare lo scranno più alto del Senato.I segretari di presidenza, però, la prima volta che si sono confrontati con questo nome non sono giunti a una soluzione e Scalfaro ha annullato la seduta. La seconda volta, invece, a maggioranza e senza il consenso dell'opposizione, hanno attribuito a Franco Marini quel consenso. Per questa ragione, ora, la Cdl chiede che la prossima seduta sia preceduta da una predefinizione delle regole. E lo scontro va avanti. Scontro che il centrodestra ormai catalizza sulla presidenza provvisoria occupata, appunto, da più di 15 ore da un visibilmente provato ma inflessibile 88enne Oscar Luigi Scalfaro.

 
 
 

Nassiriya, i due volti del nostro Paese...

Post n°143 pubblicato il 27 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Dolore e rabbia per quattro vite spezzate

Un ordigno piazzato su una strada battuta da mezzi militari e civili ha provocato la morte di quattro pesrone. Due carabinieri, i marescialli Carlo De Trizio e Franco Lattanzio, un capitano dell'esercito, Nicola Ciardelli, e un soldato romeno. Grave un altro giovane dell'Arma. E il mondo politico che fa? La maggior parte esprime dolore e cordoglio, con le rituali e scontate dichiarazioni, l'altra parte - quella che è da sempre contro la guerra in Iraq - pur soffermandosi sull'atrocità dell'evento, ribadisce che la cosa più importante è sempre e comunque è il ritiro immediato delle truppe. Il mio pensiero a riguardo è ben definito. Pur ritenendo ingiustificabile il vile attentato ai militari italiani, ritengo che anche il nostro governo - quello uscente - abbia delle responsabilità, avendo esposto l nostro contingento ai rischi di una guerra ingiusta e non autorizzata dall'Onu. So che mi attirerò delle violente critiche, ma è innegabile che chi si sente oppresso reagisce con insofferenza e rappresaglie, insoffernza e rappresaglie che vengono represse con le violenza. E la violenza porta solo altra violenza!

Voi cosa ne pensate?

 
 
 

Il fantasma di Chernobyl fa ancora paura

Post n°142 pubblicato il 26 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Vent'anni fa il disastro nella centrale nucleare:

rimane il carico di dolore e delle conseguenze

Vent'anni fa il maggiore disastro nucleare della storia in una piccola citta' ucraina, sulle rive del fiume Pripyat.
Trentuno i morti ufficlali per esposizione diretta all'incendio del reattore, ma sino a 100.000 i ''liquidatori'' stroncati dalla missione impossibile del giorno dopo a Chernobyl, inviati a ripulire le macerie, spesso anche senza tute protettive.
Ottomila i decessi solo in Russia. Da 4.000 a 90.000 le vittime ''prevedibili'' di tumori scatenati dalle radiazioni.
Circa sette milioni le persone 'colpite'. La nube radioattiva sprigionata dal disastro - con una intensita' di radiazioni paria a 400 volte circa quelle della bomba di Hiroshima - fu portata dai venti nei cieli di oltre mezza Europa ma tassi di radioattivita' anomala si registrarono addirittura in Giappone, Cina, e Stati Uniti. Le prime evacuazioni per i 45mila abitanti di Pripiat furono ordinate solo il 28 aprile. Altre 100.000 persone vennero fatte sgomberare all'inizio di maggio.
Piu' tardi, sui resti del reattore numero 4 fu costruito il cosiddetto 'sarcofago' che oggi ha metri di fessure e crepe. Per costruirne uno nuovo, nel 1997 il G7 di Denver istitui' il Chernobyl Shelter Fund, ma finora solo una piccolissima parte dei fondi e' stata stanziata e gli unici lavori compiuti sono di piccola manutenzione. Ancora oggi milioni di persone continuano a vivere in un'area che rimarra' pesantemente contaminata dalle radiazioni per molti anni a venire. Le conseguenze radiologiche e sanitarie dell'incidente si sentiranno per secoli. L'impatto non ha riguardato solo Ucraina, Bielorussia e Russia: piu' della meta' del Cesio 137 rilasciato in atmosfera ha raggiunto altri Paesi europei tra i quali l'Italia.
''Una valutazione complessiva delle conseguenze sulla salute umana del disastro di Chernobyl e' impossibile, pertanto la vera dimensione della mortalita' e delle malattie non puo' essere completamente stimata'', dichiara Greenpeace che in occasione del ventennale ha stilato un rapporto della situazione sulla base di studi di scienziati ucraini e russi - ''in assenza di un monitoraggio internazionale sull'incidenza di tumori e altre malattie nelle zone contaminate (in particolare in Ucraina, in Bielorussia e nella Russia Federale), e' stato tralasciato lo studio delle conseguenze a lungo termine di un tale disastro. Inoltre, si e' persa l'opportunita' di intervenire nei primi stadi con appropriati programmi di controllo medico e cure''.

I bambini venuti da Chernobyl

Mentre, ancora oggi, i grandi del mondo sono alle prese con difficili acrobazie diplomatiche e finanziarie per scongiurare il rischio di un nuovo incidente, c'è una parte del pianeta che si preoccupa di riparare i danni di quel lontano 1986.
Danni alla salute, soprattutto. Danni che hanno colpito gli abitanti dell'area tra Ucraina e Bielorussia con conseguenze gravissime sul loro metabolismo. I più colpiti sono i bambini che rischiano di crescere con gravi deformazioni o con complicazioni che potrebbero manifestarsi in età adulta sotto forma di tumori, leucemie, alterazioni della tiroide.
Nelle zone più colpite, nei bambini tra i 6 e i 15 anni l'incidenza del cancro alla tiroide dopo il disastro del 1986 è aumentata di dieci volte e gli altri tipi di tumore hanno subito la stessa tendenza. Il numero di queste patologie nei bambini è del 17 per cento superiore alla media nazionale. Ma c'è di più: la percentuale dei malati di cancro alla tiroide supera di dieci volte quello degli altri bambini Bielorussi. Le autorità parlano di 1.400 casi di cancro alla tiroide tra il 1986 e il 2000, mentre nessun caso è stato registrato tra il 1981 e il 1985. Per favorire la disintossicazione dalla radioattività sono nati in tutto il mondo associazioni e comitati che ospitano per un certo periodo ogni anno i bambini che abitano in quell'area. L'Italia è uno dei paesi più attivi. Dal nord al sud del paese sono sorti comitati spontanei che ormai da anni lavorano in contatto con le autorità delle ex repubbliche sovietiche per consentire ai ragazzi il soggiorno in Italia.
Polriva da alcuni anni promuove programmi d'accoglienza di minori Bielorussi colpiti dal disastro nucleare di Chernobyl, infatti è stato dimostrato scientificamente che la permanenza di almeno trenta giorni in un ambiente non contaminato, abbinato ad una sana alimentazione, contribuisce ad eliminare in modo rilevante le scorie radioattive presenti nel sangue di queste giovani creature.

 
 
 

L'ingiusta conta dopo un macabro evento...

Post n°141 pubblicato il 25 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Attentato a Dahab, diciotto morti:

colpiti residenti e turisti inermi

Ancora terrore, ancora sangue, ancora morte. Questa volta i terroristi hanno colpito a Dahab, località turistica sul Mar Rosso, a poco meno di cento chilometri di Sharm el Sheikh, già duramente segnata da attentati in cui hanno perso la vita centinaia di persone. I circuiti internazionali ci inviano immagini terrificanti: ovunque fumo e sangue, corpi fatti a pezzi, macerie, ambulanze e auto private che correvano verso l'ospedale con i feriti a bordo, gente che scappava in tutte le direzioni. Scene infernali, alcune viste e altre, quelle più cruente impossibili da mandare in onda, descritte da alcuni testimoni che erano presenti sui posti in cui sono avvenute le tre esplosioni che hanno scosso la cittadina balneare egiziana. E gli italiani? Per fortuna, ci raccontano i nostri cronisti con sorrisi accennati, non ci sono vittime italiane, solo tre feriti... Non ci sono vittime italiane! SOLO TRE FERITI... Ma stiamo scherzando! Non è possibile che, quando si verifica un attentato o una catastrofe naturale in una qualsiasi parte del mondo, si esalti la salvezza o la morte degli italiani che in quel momento si trovavano in quel luogo. La ritengo una squallida conta, che offende, dileggia, TUTTE le vittime che questi attentati hanno provocato...    

 
 
 

L'orrore emerge dai sogni...

Post n°140 pubblicato il 24 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Bimba di 5 anni molestata dal padre:

lo ha rivelato durante il sonno

Ricoverata in un ospedale di Palermo per un piccolo problema di salute, una bambina di cinque anni ha rivelato durante il sonno gli abusi sessuali che il padre l'aveva costretta a subire. L'uomo, un posteggiatore abusivo di 51 anni, palermitano, è stato arrestato dalla polizia. L'Autorità giudiziaria ha poi disposto che la bambina e la madre, che non si era mai accorta di nulla, venissero ospitate in una casa famiglia.

Fatemi scendere da questo mondo...

 
 
 

Ci pensate mai a New Orleans...

Post n°139 pubblicato il 23 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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A distanza di otto mesi

la città del jazz è ancora in ginocchio

E' passato quasi un anno dal passaggio di Katrina in Lousinana, ma New Orleans non si è ancora rialzata del tutto. E' in ginocchio e il governo Americano, per ora, ha formito a malapena un bastone per 'aiutarla' a rimettersi in piedi... Lo so, forse non è giusto usare delle metafore per raccontare l'attuale situazione della cittadina storica sul Mississipi, ma ciò che vi ho descritto in poche parole rende bene l'idea sull'atteggiamento che mister Bush ha assunto nei suoi confronti!  Mentre i grattacieli di Canal Street, il centro commerciale della city frequentato e abitato per lo più da bianchi, risplendono di luci, un'ampia striscia a nord e ad est della città, che comprende la zona di Gentilly vicino a Dillard, rimane avvolta dal buio. È da otto mesi che le luci sono spente e nessuno sembra avere idea di quando, o se, si riaccenderanno. Nella “grande New Orleans” (l’intera area metropolitana) ci sono circa 125.000 case danneggiate e ancora vuote, un’enorme città fantasma che marcisce al buio mentre les bon temps (laissez les bon temps rouler è l’edonistico motto di New Orleans) stanno tornando su una striscia di terra, vicino al fiume, prevalentemente benestante e non colpita dall’alluvione. Sono così tanti i neri che se ne sono andati che, adesso, alcune stazioni radio stanno passando dal funk e dal rap al soft rock.
Al sindaco Ray Nagin piace dire che "New Orleans è tornata”, e indica i turisti che si aggirano di nuovo nel French Quarter (il centro storico di New Orleans, NdT) e gli studenti della Tulane University che affollano i bistrot di Magazine Street; ma la popolazione attuale di New Orleans sulla riva occidentale del Mississippi è dello stesso tipo che popola Disneyland in un giorno qualsiasi. Più del 60% dei componenti dell’amministrazione Nagin – tra cui circa l’80% di quelli afro-americani – sono ancora sparpagliati ovunque negli Stati Uniti, senza alcuna immediata possibilità di tornare.
In loro assenza, le elite locali della finanza – consigliate da think tank conservatori, dai new urbanist e da neo-democratici – hanno usurpato quasi tutte le funzioni dell’amministrazione regolarmente eletta. Con il Consiglio Municipale tagliato fuori dalle delibere, commissioni nominate dal sindaco ed esperti provenienti da fuori (in gran parte, bianchi e repubblicani) propongono di ridimensionare e cambiare radicalmente una città democratica e prevalentemente nera. Senza alcun mandato dall’elettorato locale, hanno già virtualmente abolito il sistema scolastico pubblico, assieme ai posti di lavoro degli insegnanti e degli impiegati della scuola iscritti al sindacato, senza contare le migliaia di altri posti di lavoro sindacalizzati persi con la chiusura del Charity Hospital, ammiraglia della sanità pubblica della Louisiana. Inoltre, la proposta di un consiglio di supervisori, composto prevalentemente da persone nominate dal presidente Bush e dal governatore Kathleen Babineaux Blanco, metterebbe fine al controllo locale sulle finanze della città.
Insomma, se ancora non si era capito, sarà difficile ritrovare il VERO volto di New Orleans. La VERA New Orleans non tornerà più. Grazie a Bush...

Vi allego il link di un articolo di Luca Sofri, che a gennaio è stato per lungo tempo in Lousiana. Sono passati poco più di un paio di mesi, ma la situazione è la stessa che ho descritto anch'io. Leggetelo e ditemi se non è vergognoso... www.wittgenstein.it/html/foglio030206.html

 
 
 

Scontri in Nepal, polizia spara sulla folla 

Post n°138 pubblicato il 22 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Più di 150 feriti, di cui 12 in gravi condizioni: è il bilancio ancora provvisorio degli scontri tra manifestanti e polizia a Kathmandu, durante un corteo contro re Gyanendra. All'indomani dell'offerta del monarca di cedere i pieni poteri respinta dall'opposizione, decine di migliaia di manifestanti hanno sfidato il coprifuoco diurno e si sono diretti verso il centro della città. Gli agenti hanno sparato e lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla e nei pressi del palazzo presidenziale, circondato dalle camionette della polizia, ci sono state decine di feriti. Più di 150 manifestanti sono stati portati all'ospedale perché colpiti dai proiettili, dai candelotti lacrimogeni o dalle manganellate. Dodici di loro sono in condizioni critiche, ha riferito un medico. La Cnn ha riferito che 200mila manifestanti stanno marciando verso il palazzo reale di Kathmandu, protetto da guardie armate.

Corriere, 22 aprile 2006 

Mentre i mass media continuano a mostrare solo le scene di guerriglia urbana, la vita quotidiana diventa sempre più complicata per i nepalesi e molteplici sono i risvolti negativi che accompagnano questi giorni di scontri e coprifuoco. L’acqua comincia a scarseggiare ed ai lavatoi pubblici si formano quotidianamente code di decine di persone costrette ad attendere ore per riempire le taniche necessarie al fabbisogno giornaliere di acqua potabile. Alla carenza d’acqua piovana, che aveva costretto il governo a razionare persino l’energia elettrica nelle ultime settimane, si è aggiunta ora quella di acqua potabile a causa delle difficoltà che i camion cisterna incontrano nel trasportarla.

I giorni di sciopero e coprifuoco hanno messo in  ginocchio i piccoli commercianti, condannati ad un riposo forzato per giorni. Le città nepalesi pullulano di minuscoli negozietti e piccoli venditori ambulanti che hanno risentito incredibilmente della situazione. Dai loro aspri commenti risulta chiaramente che il lungo periodo di inattività ha inciso enormemente nella loro economia, basata su scarsi guadagni quotidiani che non permettono di risparmiare granché. Quali che siano le ragioni di dimostranti e governo, loro temono solo di non riuscire a superare la crisi. 
reoccupante è anche la situazione per le centinaia di bambini di strada che rischiano di essere loro malgrado coinvolti nei giochi politici di questi giorni. Il timore che siano stati trascinati nelle manifestazioni o che siano diventati ancor più di prima il bersaglio della polizia che piantona le strade 24 ore al giorno, ha spinto le organizzazioni che si occupano di loro a sfidare il coprifuoco per verificare il loro stato.
Nelle varie ricerche condotte anche negli ospedali delle città, il personale delle organizzazioni si è così trovato di fronte un numero imprecisato di feriti (si parla di oltre 700 solo nella capitale), tra i quali sono riconoscibili anche numerosi minori.
Ormai i giorni senza coprifuoco sono sempre meno, il paese è lontano dal ritorno alla normalità. Ne sono un chiaro segnale le parole del ministro dell’Interno, il quale ha dichiarato che il governo cesserà di essere uno spettatore silenzioso. Infatti sono passati alle armi. La domanda che ricorre più di frequente ora tra la gente è questa: cosa dobbiamo aspettarci domani?
 
 
 

20mila detenuti attendono la condanna a morte

Post n°137 pubblicato il 21 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Motivi politici e religiosi

tra le "colpe" che uccidono

Almeno 20mila persone al mondo stanno contando i giorni che li separano dal momento in cui lo Stato dove sono stati condannati toglierà loro la vita. L'anno scorso sono state messe a morte almeno 2.148 persone in 22 paesi; il 94% di queste esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Arabia Saudita e Usa. Sempre nel 2005 sono state emesse 5.186 condanne a morte in 53 paesi. Lo denuncia Amnesty International,  Le informazioni in possesso di Amnesty evidenziano che in Cina vi sarebbero state circa 1.770 esecuzioni. Ma il numero effettivo potrebbe essere molto più alto, avverte l'Organizzazione: secondo un esperto legale cinese, sarebbero circa 8mila i prigionieri messi a morte nel paese ogni anno.  Nel 2005 in Iran sono stati messi a morte almeno 94 prigionieri, in Arabia Saudita almeno 86. In entrambi i paesi, i dati reali potrebbero essere più alti, secondo Amnesty. Sono invece 60 le esecuzioni registrate in Usa, più di mille dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale negli States. Tuttavia, i dati resi pubblici oggi sono approssimativi a causa del segreto che circonda l'applicazione della pena di morte, sostiene l'organizzazione. Molti governi, come quello cinese, rifiutano di pubblicare statistiche ufficiali sulle esecuzioni, in paesi come il Vietnam le informazioni su questo argomento sono considerate 'segreto di Stato'. Nonostante i dati rilevati nello studio di Amnesty International, la tendenza verso l'abolizione continua a crescere: negli ultimi 20 anni il numero degli Stati che eseguono condanne a morte si è dimezzato e nel 2005 è risultato in calo per il quarto anno consecutivo. Due esempi recenti, cita Amnesty, sono il Messico e la Liberia dove lo scorso anno la pena capitale è stata abolita per tutti i crimini.  Intanto secondo il segretario generale di Amnesty, Irene Khan, "paesi come la Cina, l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Usa costituiscono una clamorosa anomalia per l'estremo uso" che fanno della pena capitale. In Cina, paese che da solo totalizza l'80% delle esecuzioni, si può essere messi a morte - dichiara l'Organizzazione - per 68 reati, anche per atti che non comportano l'uso della violenza, come la frode fiscale, l'appropriazione indebita e i crimini legati al traffico di droga.  In Arabia Saudita, prigionieri sono stati prelevati dalle loro celle e uccisi, senza che nessuno li avesse informati della loro condanna a morte; altri detenuti, stranieri o appartenenti a minoranze etniche, sono stati giudicati colpevoli e condannati al termine di processi celebrati in una lingua sconosciuta, senza che fosse stato fornito loro un interprete, afferma lo studio. Negli Usa, durante il 2005, due persone sono state rilasciate dal braccio della morte dopo che era stata provata la loro innocenza. In alcuni paesi, l'uso della pena capitale può essere pericolosamente legato a interessi economici. In Cina, sono in molti a temere che gli alti profitti derivanti dall'espianto degli organi delle persone messe a morte possano essere un incentivo a mantenerla.  In molti Stati, procedure inumane aggravano l'intrinseca crudeltà della permanenza nei bracci della morte. In Bielorussia e in Uzbekistan, le autorità non informano i prigionieri né i loro familiari sulla data di esecuzione, negando così la possibilità di un ultimo saluto. I corpi dei prigionieri non vengono restituiti ai parenti e a questi ultimi viene persino tenuto nascosto il luogo di sepoltura, avverte Amnesty. Il rapporto di Amnesty International mette in luce, inoltre, le conseguenze mortali dei processi iniqui. In Giappone, diverse persone sono state condannate a morte dopo essere state sottoposte a maltrattamenti, costrette a confessare crimini mai commessi. In paesi come la Bielorussia e l'Uzbekistan un sistema penale pieno di falle e minato dalla corruzione crea terreno fertile per errori giudiziari, denuncia l'Organizzazione. Ma secondo Amnesty "il percorso abolizionista è inarrestabile.Nel 1977, solo 16 paesi avevano abolito la pena di morte per tutti i reati. Alla fine del 2005, il loro numero è salito a 86.La campagna di Amnesty International continuerà fino a quando ogni condanna a morte sarà stata commutata e la pena capitale abolita", ha concluso Khan.

 
 
 

Quanto poco vale una vita...

Post n°136 pubblicato il 20 Aprile 2006 da NeverInMyName
 
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Partorisce due gemelli

e li getta nel water

Una ragazza di 25 anni ha partorito due gemelli prematuri nel bagno della sua abitazione a Napoli, nel quartiere di Chiaia, poi li ha gettati nel water e i piccoli sono morti. Secondo quanto si è appreso, la giovane, figlia di una famiglia benestante, avrebbe nascosto la propria gravidanza ai genitori con facilità, perché obesa.

La donna è stata ricoverata all'ospedale cittadino 'Fatebenefratelli', ma sui contorni della vicenda - che si tratti o meno di una tragica fatalità, sulla dinamica e sulle cause della morte dei bambini - sono ancora in corso verifiche e accertamenti da parte della polizia.

Roma, 20 aprile 2006

Quanto vale una vita? E' davvero più forte l'egoismo o la paura di essere giudicati dell'istinto materno che spingerebbe qualsiasi donna normale a stringere al petto un proprio figlio? Un egoismo folle, così forte da spingere a un gesto estremo, inconcepibile: gettare via delle vite come fossero spazzatura, come fossero escrementi... Non riesco a crederlo, ma è sotto gli occhi di tutti!

 
 
 

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