NeverInMyName
Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!
Messaggi di Ottobre 2006
Aggiornamento del 1° novembre alle 14,00 E' appena andata in onda un'intervista che una radio di Genova ha fatto alla piccola Maria (o Vikha, che è il suo vero nome). La bimba ha detto che vuole tornare in Italia. "E' una bugia che io voglio restare qui", ha risposto al giornalista che le chiedeva se era vero che aveva scelto di stare in Bielorussia. Sinceramente io non so cosa credere. So solo che mi sembra tutto strano e temo che la piccola sia stata strumentalizzata. Potete ascoltarla se volete, questo è il link: http://multimedia.repubblica.it/home/461471 Maria avrà finalmente una famiglia. ma non sarà quella italiana. Lo ha deciso, con una mossa a sorpresa, il governo bielorusso che così chiude definitivamente il caso. In qualche modo si fa pagare ai coniugi Giusto il rapimento della piccola affidandola a una coppia di Minsk che ha già avviato le pratiche per l'adozione di Sasha, il fratello tredicenne di Maria. Io ritengo che sia una giusta decisione, se è quello che la bambina vuole. La fine più adeguata per una storia tristissima, che vedeva da una parte una bimba bisognosa di amore e dall'altra una coppia disperata che non poteva avere figli e che in Maria aveva riposto le ultime speranze... So bene che l'epilogo di questa vicenda lascerà l'amaro in bocca a tanti, soprattutto ai coniugi Giusto. Ma la cosa più importante - e credo che la pensino così tanti di noi - è il bene della bambina che si è finalmente ricongiunta al fratello maggiore e insieme a lui vivrà in una famiglia vera nel suo paese. Comunque se volete saperne di più e volete capire se la decisione sia davvero quella giusta potete leggere l'articolo uscito oggi su Repubblica. |
La fame nel mondo aumenta sempre di più: la Fao ammette il totale fallimento La Fao ammette di avere fallito: nel mondo la gente continua a essere sottonutrita e sarà sempre peggio. La fame, nell'ultimo decennio, ha ucciso milioni di persone e, purtroppo, non si fermerà. Il Rapporto annuale sullo Stato di Insicurezza Alimentare, (Sofi) pubblicato oggi ne prende drammaticamente atto. So di aver scritto decine e decine di volte su questo argomento. Ma credo non sia mai abbastanza evidente quanto tragica sia la situazione. Oggi i dati parlano chiaro... Ci sono, secondo le ultime rilevazioni relative al periodo 2001-03, 854 milioni di persone sottoalimentate nel mondo. Era lo stesso numero nel periodo 1990-1992. A dieci anni di distanza i maggiori progressi sono stati registrati nell'America Latina che è passata da un tasso di sottalimentazione del 13% al 10%, anche se per il Venezuela si segnala una crescita dall'11% al 18%. Anche in Cina c'é stato un calo dal 16% al 12%, mentre la situazione resta preoccupante per la fascia dell'Africa centrale dove c'é stato un aumento preoccupante della percentuale di sottoalimentazione, schizzata del 20%, dal 36% al 56%. In particolare, risultano in netto peggioramento le percentuali della Repubblica democratica del Congo (dal 31% al 72%), dell'Eritrea (dal 68% al 73%) e del Burundi, (dal 48% al 67%). Insomma l'impegno preso dai leader mondiali nel 1996 al Vertice Mondiale sull'Alimentazione, per dimezzare il numero di persone che soffrivano la fame, è stato totalmente disatteso. Il mondo non ha fatto progressi, anzi... I dati che avete appena letto sono inseriti nel rapporto reso pubblico questa mattina dalla Fao. Se volete approfondire l'argomento clickate sul link che vi porta sul documento completo. http://download.repubblica.it/pdf/FAOSOFI2006.pdf |
Mancano i fondi e le Nazioni Unite tagliano gli aiuti Un nuovo allarme sulla grave mancanza di fondi è stato lanciato nei giorni scorsi dall Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. Il PAM ha già annunciato che sarà obbligato a tagliare gli aiuti alimentari ad almeno 4,3 milioni di persone in Africa australe. Questa gente, che fa parte di fasce di popolazione definite 'cronicamente vulnerabili', nonostante il buon raccolto di quest’anno rischia di patire la fame più degli altri anni. L'aspetto più grave di tutta questa faccenda è che la diminuzione di 60 milioni di dollari di finanziamenti coincide con l’arrivo del periodo annuale in cui non c'è raccolto e la gente deve attendere fino a marzo o aprile per quello successivo. In un comunicato dell'agenzia delle Nazioni unite si legge che "a causa del mancato sostegno dei donatori, già da settembre i rappresentanti del PAM nella regione hanno cominciato a ridurre il livello dell’assistenza alimentare nei centri nutrizionali materno-infantili, ai progetti di alimentazione scolastica e ai pazienti in cura per l’HIV/AIDS o tubercolosi. Paesi come il Malawi, la Namibia e lo Swaziland stanno subendo drastici tagli che oscillano tra l’ottanta e il cento per cento". Presto in questi paesi, che sembrava potessero farcela a garantire almeno un minimo di sussistenza, tanta gente - per lo più bambini - comincerà a morire. E le grandi potenze restano a guardare... Se volete saperne di più cliccando questo link trovate maggiori informazioni e dati. http://www.wfp.org/english/?ModuleID=137&Key=2273 |
Post n°309 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da NeverInMyName
Zanardi torna in Formula 1 a cinque anni dall'incidente in cui perse entrambe le gambe: non è straordinario? Oggi ho pochissimo tempo a disposizione. La mia giornata sarà particolarmente incasinata e stressante, ma prima di immergermi nel turbinio dei miei impegni volevo dedicare poche righe al ritorno di Alex Zanardi in formula uno. Qualcuno penserà che quella del pilota, checinque anni fa ha perso le gambe in un incidente di gara, sia una scelta azzardata, magari dettata da interessi economici. E invece io sono certa di no. Zanardi rappresenta un esempio di coraggio e consapevolezza: lui non si è mai sentito 'handicappato', ha reagito alla sua disgrazia con grande determinazione. E ce l'ha fatta. La cosa straordinaria è che in tutti questi anni, anche nelle fasi più difficili, Zanardi ha sempre mantenuto il suo sorriso, aperto e sincero, inalterato nonostante i sacrifici, gli sforzi, la voglia di mandare tutto al diavolo che sicuramente non saranno mancati. Eppure Alex è andato avanti, si è rialzato - in tutti i sensi - lasciando una testimonianza che potrà aiutare tanta gente nelle sue condizioni: nulla è perduto fino a quando ci resta almeno un alito di vita. Lui lo ha dimostrato nel migliore dei modi. |
E ci raccontano che quella in Afghanistan sia un'operazione di peace keeping... Guardate la foto: vi sembra che l'atteggiamento di questo militare sia quello di un operatore impegnato in una missione di peace keeping? Io credo proprio di no. Le immagini pubblicate oggi da un giornale tedesco rappresentano 'chiaramente' il disprezzo che questi 'portatori di pace' riversano sulla popolazione afgana! Nelle fotografie di Bild un gruppo di cinque soldati giocherella con un teschio. In quella che ho pubblicato nel post si vede un militare in posa col teschio in alto nella mano come se fosse un trofeo. In altre due è posto su un panzer e su una jeep, su cui è possibile riconoscere la bandiera tedesca e la scritta Isaf sulla fiancata (dal nome della missione in Afghanistan). In un'altra è infilato in uno speciale dispositivo per tranciare funi di acciaio. E nell'ultima si vede un soldato mentre avvicina il teschio al proprio pene, fuori dalla tuta mimetica. Che dire di più! Oggi il governo tedesco discute proprio del prolungamento della partecipazione tedesca alla missione "Enduring Freedom" in Afghanistan. Mi auguro tanto che il buon senso prevalga e decidano di ritirare il contingente, cosa che spero faccia, al più presto possibile, anche l'Italia. Intanto c'è attesa per la sorte di Gabriele Torsello. Ieri i talebani ne avevano chiesto il rilascio da parte dei sequestratori, che sarebbero dei semplici criminali e non i resistenti afgani. Ma anche Janat Gul, padre di una ragazzina affetta da un tumore che Kash aveva assistito e stava cercando di far curare in Europa, ha lanciato un appello attraverso Al Jazeera affinché lo liberino il prima possibile. |
Post n°307 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da NeverInMyName
Gli errori dei medici in Italia A fornire le cifre è L'Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom), che in collaborazione con Dompé Biotec, ha organizzato un convegno nazionale proprio su questo tema. Che si tiene, oggi, all'Istituto dei Tumori di Milano. ''Il tema del rischio clinico - afferma il professor Emilio Bajetta, presidente nazionale dell'Aiom - si propone come un argomento di grande attualità, con un forte impatto socio-sanitario. Lo scopo è migliorare la prestazione sanitaria e garantire la sicurezza del paziente oncologico''. Anche perché, nella speciale classifica delle specialità dove si commettono maggiori errori stilata dal Tribunale del Malato, l'oncologia con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta solo dall'ortopedia e traumatologia con il 16,5%; seguono ostetricia (10,8%) e chirurgia (10,6%). A guidare invece la graduatoria dei reparti più a rischio c'è la sala operatoria (32%), seguita da dipartimento degenze (28%), dipartimento urgenza (22%) e ambulatorio (18%). Riguardo specificamente al settore oncologico, prosegue Bajetta, "quelli relativi al farmaco e alla corretta esecuzione dei protocolli terapeutici sono fra gli errori più frequenti in oncologia. Dagli ultimi studi internazionali risulta però che, sempre in questo ambito, le controversie per errori medici sono in diminuzione. La cosa però non deve sollevare in alcun modo il clinico dai propri doveri e responsabilità: una maggiore chiarezza nel comunicare i limiti della medicina e gli eventuali errori non può che giovare al rapporto col paziente". In ogni caso, c'è da registrare che il contenzioso in oncologia è in calo, con percentuali attualmente scese dal 13% al 10%. E il 90% dei medici o degli ospedali citati in giudizio viene assolta. Ma resta il problema dell'aumento esponenziale delle cause intentate ai medici e dei premi richiesti dalle assicurazioni agli ospedali (fino a due milioni di euro l'anno, per le strutture più grandi). Questo malgrado i progressi registrati in termini di sopravvivenza: più 7% negli ultimi dieci 10 anni. I dati nazionali disponibili provengono da varie fonti (Anestesisti Ospedalieri, Assinform, Tribunale dei Diritti del Malato e altre): oppure sono proiezioni dalla letteratura internazionale (a partire dal rapporto Usa del 2000 "To err is human"); o ancora si riferiscono a studi e sperimentazioni condotti in grandi e piccoli centri di cura italiani. (Repubblica, 23 ottobre 2006) L'articolo che ho postato è stato scritto sulla base di alcune informazioni fornite dall'Associazione italiana di oncologia nel corso di un convegno nazionale sull'alta mortalità che si riscontra nella sanità italiana. A me sembra paradosale che la stampa ne parli solo oggi. Gli stessi dati erano stati già resi noti dagli organizzatori del 'Consensus Conference Risk Management in Sanità' che si è svolto a Ostia nel settembre 2004. Che la sanità in Italia, in particolare nelle regioni meridionali, fosse da 'terzo mondo', non era quindi una novità. Eppure i media se ne sono accorti solo ora. Non vi sembra strano? Leggete un po' e ditemi che ne pensate. |
Post n°305 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da NeverInMyName
Adultera lapidata da seguaci di Al Qaeda BAGDAD - Una donna irachena di 22 anni, accusata di adulterio, è stata condannata a morte dai seguaci di Al Qaeda e poi lapidata in pubblico ad Al-Qaim, una cittadina situata 320 chilometri a nord-ovest della capitale Bagdad. Repubblica, 22 ottobre 2006 Cosa penso della pena di morte l'ho scritto più volte. L'atrocità di questo metodo punitivo, ancora attuato in tanti paesi del mondo, mi desta una profonda rabbia e un'angoscia senza fine. E se è possibile la lapidazione amplifica ulteriormente tali sentimenti. Lapidare qualcuno a morte non è solo un’orrenda violazione dei diritti dell’uomo, è una pratica abominevole, crudele oltre ogni umana comprensione. Ho letto un articolo di un giornalista testimone di una lapidazione: racconta di gente eccitata, priva di ogni segno di terrore e pietà sul volto, anzi. Sembrava che nel compiere un atto barbaro come quello provasse soddisfazione. E tutto ciò è terribile quanto la condanna stessa. Vi segnalo i paesi dove i governi permettono di utilizzare questo metodo per punire una donna riconosciuta adultera. Alcuni non la praticano da anni e la usano solo come minaccia. (Il testo è lungo e capisco quanti non se la sentano di leggerlo tutto...) Dall'Afghanistan allo Yemen, la minaccia della lapidazione serve in genere a intimidire le donne che cercano di affermare se stesse. E' stato comunque l'Iran il primo paese in cui la lapidazione è tornata in auge con gli integralisti. In Arabia Saudita non c’è un vero e proprio codice penale, né un sistema giudiziario regolamentato. Gli imputati non hanno diritto ad un avvocato e i processi sono segreti e si basano esclusivamente sulla confessione, spesso estorta sotto tortura. Gli imputati non vengono informati della condanna e non vi è possibilità di appello: nei casi capitali il loro dossier viene soltanto “riesaminato” dal Consiglio Giudiziario Supremo, i cui membri, nominati dal Re, sono ritenuti responsabili dell’applicazione della shari’a. La pena consuetudinaria per l’adulterio è la morte tramite lapidazione. In Bangladesh, i tribunali del clero del villaggio, chiamati salish, emettono una fatwa contro quelle persone - in genere donne - ritenute colpevoli di aver violato il codice morale islamico. Tali condanne vanno dalla rasatura della testa alla lapidazione, passando per la fustigazione. Ogni anno si hanno notizie riguardo a decine di casi del genere. Va notato che ci sono anche ragioni economiche dietro questi editti religiosi; infatti i membri del salish ricevono una donazione, chiamata fatwabaz, ogni volta che emettono una fatwa. Inoltre, come evidenziato dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’intolleranza religiosa, le fatwa costituiscono un chiaro tentativo di “rintuzzare ogni tentativo di emancipazione delle donne”. In Bangladesh infatti sono stati i movimenti femministi i primi a schierarsi contro questo sistema giudiziario parallelo, senza regole, né leggi. In Nigeria, con l’introduzione del diritto islamico negli stati del nord, è stata introdotta la pena della lapidazione, oltre che altre pene crudeli e disumane come il taglio degli arti e la fustigazione. Safya Husseini, nello stato di Sokoto, è stata la prima ad essere condannata alla lapidazione per adulterio. Dopo la mobilitazione internazionale, la condanna è stata ritirata in appello nel marzo scorso, e il governo federale ha dichiarato incostituzionale la Shari’ia. Le condanne alla lapidazione per adulterio però continuano. Amina Lawal Kurami, nello stato di Katsina, è stata condannata nel marzo 2002 e la sentenza è stata ribadita nell'agosto dello stesso anno. La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato una petizione per salvare Amina, che può essere sottoscritta sul loro sito. Anche un uomo, Yunusa Rafin Chiyawa, è stato condannato per aver confessato di aver avuto rapporti sessuali con la moglie di un amico, Aisha Haruna. La donna ha detto di essere stata ipnotizzata e per questo è stata scagionata, l’uomo invece ha confessato in tribunale, dove la seduta è stata aggiornata per permettergli di pensare alle conseguenze della sua ammissione di colpa, ma l’uomo ha ribadito la sua confessione ed è stato condannato alla lapidazione alla fine di giugno del 2002. In Somalia, a causa della guerra civile, le strutture giudiziarie sono collassate. I tribunali islamici nati a livello locale sembra abbiano spesso condannato a pene quali il taglio delle mani o dei piedi e anche alla lapidazione. Ad esempio nell’aprile del 2000 un tribunale islamico vicino a Merca nella regione Shebelle inferiore sembra abbia giudicato colpevole una donna per poligamia e l'abbia condannata a morte per lapidazione. L’esecuzione sarebbe stata sospesa perché la donna era incinta. In Sudan il 17 gennaio del 2002 è giunta notizia di Abok Alfa Akok, una ragazza di 18 anni cristiana della tribù Dinka, condannata alla lapidazione per adulterio dalla da un tribunale islamico a Nyala, Darfur meridionale. La rete dei tribunali islamici locali era stata creata dal fondamentalista sudanese Hassan el Turabi; il loro controllo da parte del governo centrale è difficile. La sentenza è stata revocata dalla Corte suprema non appena la notizia era divenuta un fatto di pubblico dominio. Nello Yemen, si ha notizia di un uomo "giustiziato" tramite lapidazione nel gennaio del 2000. L'esecuzione sarebbe durata oltre quattro ore prima che l'uomo morisse. Era stato ritenuto colpevole di aver violentato e ucciso la figlia. In Pakistan, invece, la Legge sulla fornicazione (zina) rende punibile questo “reato” con flagellazione pubblica o lapidazione. Vengono ritenute colpevoli di zina anche le donne violentate che non riescono a provare di non essere state consenzienti, e per farlo è necessaria la confessione dello stupratore o la testimonianza di 4 musulmani di buona reputazione che siano stati testimoni oculari del fatto. La testimonianza delle donne non è considerata valida. Nel 1987 Shahida Parvin fu condannata alla lapidazione dopo che un tribunale aveva deciso che la relazione con il suo secondo marito non era valida perché il primo marito aveva negato di aver divorziato da lei. In appello però fu prosciolta. Di recente (maggio 2002) Zafran Bibi è stata condannata a morte tramite lapidazione per adulterio. Era rimasta incinta mentre il marito era in prigione. L'avvocato ha fatto ricorso e il caso sarà esaminato dalla Corte di Appello. Il marito infatti la difende e sostiene essere riuscito ad avere un incontro clandestino con la donna mentre era in carcere. Se non verrà assolta, Zafran Bibi sarà la prima donna ad essere lapidata legalmente in Pakistan. In Iran, l’articolo 83 del Codice Penale, chiamato legge dello Hodoud, prevede la pena di 100 frustrate per coloro che, non essendo sposati, commettono sesso fuori dal matrimonio; gli adulteri invece vengono puniti con la lapidazione. Dalla rivoluzione islamica di Khomeini si ha notizia di almeno una sessantina di casi di lapidazione, nella stragrande maggioranza dei casi di donne. Tali notizie, raccolte da agenzie stampa e organizzazioni femministe, riguardano prevalentemente casi accaduti in grandi città, mentre resta difficile avere notizie dei casi di lapidazione accaduti in zone più remote. Tali cifra quindi va presa come un flebile indizio di quanti casi possono essere realmente accaduti. |
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