Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

Messaggi di Novembre 2008

Buone e cattive notizie

Post n°500 pubblicato il 20 Novembre 2008 da NeverInMyName

Cari amici vi aggiorno sulle ultime news sul Darfur. Mentre in Italia la Camera approva un importante ordine del giorno, in Sudan continuano le repressioni nei confronti dei giornalisti che cercano di raccontare le violenze perpetrate nella regione occidentale del Paese. Posto un xomunicato inviato ieri che sintetizza un po' tutte queste notizie. Vi abbraccio e grazie per l'interesse che riservate a questa mia casusa.

Anto

Darfur, odg approvato primo passo verso impegno nostro Paese

 

“Esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione dell’ordine del giorno che impegna il Governo a reperire le risorse per l’invio di alcuni elicotteri in Darfur, in appoggio alla missione Unaimd”.

E’ quanto si legge in una nota di “Italians for Darfur”.

“Questo provvedimento arriva in una fase cruciale del conflitto in atto nella regione – sottolinea Antonella Napoli, presidente dell’associazione - Come purtroppo temevamo il cessate il fuoco annunciato dal presidente Omar el-Bashir non è durato molto. I ribelli che si contrappongono al regime hanno denunciato ripetuti attacchi da parte dell'aviazione sudanese sui villaggi di Kurbia e Umraik. Il bilancio delle vittime non è ancora chiaro, ma è lampante la ‘farsa’ attuata a mezzo stampa dal presidente sudanese che aveva garantito un “cessate il fuoco incondizionato”. Il Sudan Liberation Army e il Justice and Equality Movement, che chiedendo a Khartoum uguale dignità politica ed economica per il popolo del Darfur, hanno accusato le forze governative di aver colpito la popolazione inerme senza alcun motivo”.
“E proprio la censura che voleva imporre il governo – prosegue la nota - su notizie come queste ha suscitato l’indignazione e la reazione di un nutrito gruppo di giornalisti sudanesi. L’accusa? Una riunione non autorizzata su un memorandum da presentare ai legislatori per chiedere di rivedere le leggi che regolamentano il Diritto dell'informazione e la libertà di stampa. Questo incontro seguiva lo sciopero della fame partito martedì 4 novembre, che ha coinvolto 150 giornalisti, e il fermo stampa di tre giornali, l'Ajras Al-Hurriya, Al-Shab di Al-Maidan e Rayal, che per tre giorni hanno protestato contro le restrizioni del governo attraverso le quali vorrebbe controllare la linea editoriale. I giornalisti sudanesi sono quotidianamente sottoposti alle molestie del regime: l'arresto, la detenzione, gli interrogatori, la confisca dei giornali stampati sono vessazioni continue per chi non si piega alla volontà governativa”.

“A tutto questo l’intera opinione pubblica sudanese – conclude il presidente di Italians for Darfur - dovrebbe dire basta, ma in un Paese dove esprimere la propria opinione può costare la libertà non stupisce che cali il silenzio. Ma noi non restiamo zitti. Oltre ad esprimere totale solidarietà ai giornalisti che si contrappongono alla censura della giunta militare, chiediamo che il Governo italiano e i media del nostro Paese non ignorino le repressioni messe in atto dal regime di Khartoum”.

 

Roma, 19 novembre 2008

 

 
 
 

Una fievole speranza...

Post n°499 pubblicato il 12 Novembre 2008 da NeverInMyName

Darfur, annunciato il “cessate il fuoco”
Propaganda o primo passo verso la pace?

La notizia era nell’aria da tempo. Omar Hassan al-Bashir, presidente del Sudan, lo aveva anticipato nei giorni scorsi affermando che ‘stava lavorando per la pace in Darfur. Poi l’annuncio: “Proclamato l’immediato e incondizionato cessate il fuoco nel Darfur”.
Peccato che uno dei principali gruppi ribelli della regione abbia già rifiutato l'offerta.
Forse le rassicurazioni di Al Bashir, il quale ha affermato che il suo Governo darà “corso immediato a una campagna per disarmare le milizie e restringere l'uso delle armi tra le forze armate" non hanno convinto il Movimento Giustizia ed Eguaglianza che ha risposto dichiarando che “il cessate-il-fuoco annunciato da Khartoum non è serio”.
Ciò significa che il Jem non smetterà di combattere contro le forze governative. Un portavoce del movimento ha però precisato che se si raggiungesse un accordo quadro che garantisca i diritti del movimento la decisione potrebbe essere rivista. In poche parole alzano il prezzo. Vogliono qualcosa in cambio… terra e potere.
Le violenze in Darfur sono iniziate proprio a causa delle aspirazioni dei ribelli, che hanno portato  a una contrapposizione con il regime sudanese: un conflitto che ha coinvolto tutte le tribù darfure e che ha causato non meno  di 200mila morti e  costretto 2,5 milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
Agli insorti impegnati a combattere per qualsiasi cosa, dal controllo del bestiame a quello per la terra, il regime di Bashir ha opposto sanguinarie milizie arabe, dette janjaweed, i ‘diavoli a cavallo’.
Questi miliziani non hanno esitato a saccheggiare villaggi, uccidere uomini e violentare le donne. Hanno messo in atto una vera e propria ‘pulizia etnica’ visto che le vittime sono tutte di etnia Fur, Zaghawa e di altre popolazioni del Darfur.
Proprio per la responsabilità di aver armato i janjaweed, la Corte penale internazionale ha chiesto l’incriminazione del presidente sudanese.  E forse il cessate il fuoco proclamato da Bashir è anche dovuto
alle indagini e alla richiesta di arresto avanzata dal Procuratore Ocampo.

Per questo bisogna
continuare a sostenere l’azione della CPI: una pace duratura in Sudan può passare solo attraverso l’accertamento delle responsabilità penali di chi ha coperto e perpetrato crimini di guerra e garantendo giustizia a tutte le vittime di queste violenze.

 
 
 

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