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Andata e ritorno.

Post n°192 pubblicato il 27 Giugno 2024 da Noneraunsogno

All'inizio del viaggio ogni relazione con l'altro sembrava improntata al riconoscimento dell'altro come un estraneo, un territorio da conquistare.

Si, perché in tutti viaggi di andata l'uomo tende subito a riconoscere l'estraneo per comprenderlo e trascinarlo a sé, poiché la cultura del viaggiatore è quella di sopravvivere al viaggio della conoscenza del mondo attraverso la trasparenza della relazione con gli altri, immaginati quasi sempre come territorio definito per i limiti che bisogna difendere o estendere.

Poi impari lontano dalle tue sicurezze che la relazione tra gli uomini è qualcosa di diverso e di meno trasparente.

La relazione, in effetti, è più opaca e ogni esistenza ha un fondo com­plesso e oscuro, che non può e non deve essere indagato a tutti i costi alla ricerca di una pretesa cono­scenza totale.

Impari piano il dettato che ti sussurra ogni esistenza. Ognuno ha diritto alla sua opacità.

Bisogna vivere con l'altro e amar­lo, accettando di non essere compreso totalmente e di non comprendere total­mente l'altro.

Così si torna indietro dopo tempo a casa e ci si accorge che, nel frattempo, si è diventati terra, prototipi di uomini trasformati dall'incontro di culture differenti.

Una terra da vivere senza alcun limite da difendere o da estendere.

 

 

 

 

 

 
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L'età adulta. (senza immagine di sostegno)

Post n°191 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da Noneraunsogno

Disordinato.  Nulla ritorna al suo posto.

Nè il corpo, nè l'anima, nè gli occhiali maledetti.

Che poi l'anima è  una fetta immaginaria di millefoglie che mordi.... mordi in continuazione per il solo piacere di nutrire l'immaginazione.

Disordinato. Senza un nome nuovo addosso battezzato dalla ragione. Soli nomi di sogni... di sogni come contorno, sogni mai consumati o spenti.

Disordinato. Come se non esistessero più barriere e confini alle mie azioni.

Disordinato. Libero finalmente di non ricordare. Libero di confondermi  e di invecchiare senza dovere a tutti i costi giustificare la confusione dei miei ultimi racconti.

 

 

 
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Fate voi. (Noi ve l'avevamo detto!)

Post n°190 pubblicato il 02 Ottobre 2016 da Noneraunsogno

Fate Voi / Noi ve lo avevamo detto!

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera senza nebbia e  senza alcool.

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera senza nebbia.

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera.

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi.

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto.

Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada.

Scrivo una lettera come fosse una carezza.

Scrivo una carezza, per liberarmi di una lettera, forse di una strada o di un letto fatto di ricordi, o, ancora,  di una sera senza nebbia e senza alcool.

Scrivo con un ago nella pelle il tuo nome,  il torto e la ragione sui muri bianchi di una nuova confusione :" Siamo soli, per favore,  Arrendetevi!".

 

 
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La distanza di un amore

Post n°189 pubblicato il 16 Novembre 2015 da Noneraunsogno

LA DISTANZA DI UN AMORE 
(PARIS..... DEPUIS LONGTEMPS)

AMOREDINOVEMBRE


Fermo.
Immobile.
Ruoto la testa cercando di catturare il rumore che interrompe il concerto.
Un attimo di te sorregge una foto poggiata su un piccolo schermo.

L'amore si assolve da qualunque accusa.
Io c'ero, non c'ero, oppure non ricordo se fossi proprio lì in quel maledetto giorno.

Tu non sei cambiata affatto dall'ultima volta.

Sei come i tuoi boulevards accigliati, decisamente vaghi e distratti o come la polvere ingrata dei giardini da oggi deserti; sei  il volto di sabbia nascosto in una valigia,  pronta, anche se non si parte.

Tu non sei cambiata affatto.

Rimani a guardare la vita con lo stesso entusiasmo.

Tu il centro del mondo, quando l'amore ti racconta se stesso.

Quando l'amore ti ricorda che in quella  vetrina infranta tu sei  il suo riflesso, la sua rovina.

Per questo non voglio che siano le parole a catapultarmi oltre questi insanguinati confini, oltre queste luci spente, oltre queste inutili  bestemmie.

Qualcosa in lontananza si muove.
Io scuoto la testa per non pensare.

L' amore arriva  a sirene spiegate; a volte, prestando soccorso a due occhi bagnati.

Per questo son qui sopra questa torre di ferro.

Son qui per indicarti la strada più breve per ritrovare il coraggio.

Sono qui con le mie certezze da navigatore di mappe.

Ho tutto il tempo dalla mia parte.

Ho il tempo che ricuce le ferite, il tempo che custodisce la pace.

Ho tutto Il tempo che serve per farci sentire ancora  vivi.

Sorrido, leggendo una rosa bianca.

Sorrido, immaginando una vecchia canzone.

Sorrido!  e  ti aspetto qui, Amore.

 

 

 

 

 

 
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Incaute Provvidenze

Post n°188 pubblicato il 06 Marzo 2015 da Noneraunsogno

 

Incaute Provvidenze.

 I lunghi spostamenti del campo base hanno lasciato tracce profonde nel mio corpo. Faccio fatica a recuperare la miglior forma. In questo frangente mi basterebbe soltanto avere la forza di reggermi in piedi per più di due ore per sentirmi più che vivo.

La febbre ha quasi tolto del tutto le tende dal mio avamposto.
Attorno a me  regna finalmente un silenzio pieno di polvere e di anestetico.

Così, riesco a concentrarmi su me stesso. Nella mia testa schizzano brevi messaggi, frasi rimaste appese sui fili delle speranze, parole che comprendono andate e ritorni.

Non ho più cognizione del tempo, non provo nessun interesse per il giorno, né per la notte; sono in libera uscita dalla vita, in balìa dei ricordi e non so se farò mai ritorno a casa.

 Approfitto di questa tregua e provo a scriverti qualcosa, parlarti ancora di sogni e di progetti. Ti immagino con me nel nostro personale pellegrinaggio. Tu ed io abbracciati e sorridenti con lo sfondo pieno di nubi, di montagne e di domande.

Ti immagino con me  ed il dolore del corpo si acquieta per un momento, persino la mano ritrova vigore, si abbassa, cerca qualcosa nascosta nella sacca.

 Non ho mai pensato che tu riuscissi a proiettarti oltre il pensiero, a trasferirti seduta stante al solo mio richiamo;  ho messo su un teletrasporto improvvisato con quello che qui sono riuscito a  racimolare: foglie di palma piuttosto secche, ricetrasmittenti  tenute su con il nastro isolante, un portatile multifunzione nel senso che serve a tutti quanti per i  collegamenti, pagine dell’Empedocle di Hölderlin  che qualcuno ha strappato per rabbia o per amore dal libro del suo cuore, e,  naturalmente, datteri in abbondanza, come carburante ipotetico della indivina umana transumanza.

 ... Stanno tornando, sento movimento oltre la tenda; c’è un nuovo dottore che dovrebbe visitarmi, dare lo stesso responso di quello del medico del campo.

 Io non farò caso al suo sguardo; ho imparato ad amare la mia malattia, a riconoscerne l’imperioso tormento.

Con lei occorre avere pazienza, comprenderne il senso, giocare ed aspettare...

Aspettare lungo il confine di Francia e di Spagna che tu giunga sorridente con la tua inseparabile Nikon ad accompagnarmi fino alla fine del viaggio.

 I nostri sogni, amore, inesauribili  e leggeri, sono sempre stati le nostre personali risorse che ci hanno permesso di andare oltre, di sopravvivere comunque.

I nostri sogni, le nostre incaute Provvidenze.

 6/3/2015

 

 
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