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Post n°818 pubblicato il 12 Aprile 2015 da Nues.s
Avrebbe dovuto intitolarsi " Ambasciatori della fame ". Poi invece lo chiamo' " La Fiumana ". E' uno di quei dipinti che ti arrivano dentro per la coralita' e quella forte ascesa di massa. Una marcia così decisa, solenne e inarrestabile, che appunto, somiglia tanto al corso d'un fiume. Disse, Giuseppe Pellizza da Volpedo:
" La mia Fiumana dovra' essere d'una tonalita' forte scura, quantunque dardeggiata dal sole - robustezza, forza, compattezza, doti che rendono inespugnabile chi le possiede - nel mio quadro dovrebbe essere robusto, forte e compatto il disegno, nonchè l'intonazione e il colore " Così, riferì. E allora quando mi fermo ad osservare quel colore e quella forza, non posso non pensare a quella genuina dignita' di quella classe lavoratrice che marcia compatta e solidale a testa alta, con lo sguardo fiero e colla schiena dritta, verso quella conquista di diritti e costruzione e previsione del futuro. E penso alla nostra societa'. Alla nostra dignita' cinica. A quella celebrata cristallizzazione del nulla, a custodire. All'odierno baccano di quella compattezza che manca spesso. Stordisce. E non sono certo quei contrasti cromatici e il gioco del candore della strada, sulle tinte scure degli uomini e delle donne, ad autografare questo. Non è certo quel cielo plumbeo che si schiarisce, tingendosi di blu all'orizzonte, in quella lunga fessura, oltre gli alberi del fondo. E' altro. E' coraggio, determinazione. Unione di intenti.
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Questo dipinto rimase incompiuto. Ne fece un altro, forse quello piu' conosciuto e che tutti almeno una volta nella vita, abbiamo visto, chiamandolo "Quarto Stato", dove le tonalita', decisamente piu' calde, presero il sopravvento così che la massa dei lavoratori acquisti maggior 'consapevolezza'. Un Inno alla pittura d'intento sociale. Apertura di nuove speranze. Messaggio di luce nelle tenebre. Come il concretizzarsi di quell'ansia di giustizia sociale che cominciava a rischiarare le menti della povera gente e a far loro intravvedere piu' naturali condizioni. di. vita.
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I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Non siamo più nulla.
Lungo quella strada abbiamo perso quell’umiltà e quella dignità che un tempo univano. Sono rimaste solo le parole vuote, quelle che durano il tempo di un talk show televisivo, di un fomento momentaneo subito chetato dall’opportunismo arrembante dei nostri giorni. Ognuno pronto solo a difendere il proprio steccato. Non ci è rimasta più neanche quella fierezza che faceva guardare dritto negli occhi chi si arrogava diritti che non aveva. Non riconosciamo più il sacrificio attraverso il quale, spesso, si vincono le sfide. Siamo lustrini e paillettes, in tristi feste luminescenti, ci riempiamo gli occhi con immagini inarrivabili, ci sbronziamo con bollicine artificiali, nella speranza di un qualcosa che non sappiamo bene neanche cosa realmente sia.
…. Ma a parte questo, resto ottimista, e brindo a quello spirito di vita a cui tutti dovremmo ambire.
Tutti … Nessuno escluso.
…
Buone cose, Nues ….
Un abbraccio speciale …. :))
Antonio
E non sarebbe un colore o un effetto speciale, ma luce.
Un abbraccio...
Siamo come quel soffitto di quella scuola che ha ceduto ad Ostuni. E siamo anche altre cose. Non è pessimismo questo, è solo vedere le cose per come sono. Se c'è una legge che tutela lo stato di queste cose, appunto, senza investendo e mercificandone il significato, cosa aspettarci..
La differenza di allora era la poverta' autentica, quella che ti strema, ti dilania, ti abbruttisce con una volonta' di riscatto piena, luminosa di auspicio nel futuro. Questi tempi possono darti illusioni, rischiano solo di esser poveri soprattutto umanamente e senza piu' alcuna speranza.
Ma.. ma continuiamo a vedere quel bicchiere mezzo pieno anche se prendiamo schiaffi dalle ennesime rovine a cui stiamo assistendo. Continuiamo a sponsorizzare eventi, scuole che crolleranno, imprese che poi chiuderanno. La cronaca ci dà ampi spazi su cui esserne fieri, orgogliosi come l'esser corruttibili, l'esser obesi, l'esser sottopagati o peggio spezzati in due come i piloni che dovrebbero sorreggere ponti ed invece franano tra addii profumati di presidenti e consiglieri delegati. Continuiamo così. Abbiamo sempre da giocarci quell'ultima carta .. I signori Cinesi, dietro quell' angolo. O chi dir si voglia.