Post n°974 pubblicato il 30 Ottobre 2016 da Nues.s
Io ricordo tutto. Li riconosco tutti questi luoghi come miei. Ci ho creduto fino in fondo e poi, li ho toccati: questo cielo, questi spazi, queste terre di centro. Un miracolo di stagioni a legarsi e d'estate per la troppa luce, costretta a socchiudere gli occhi per diventare tu stessa un filo d'erba, uno di quei colori ostinati, per essere un tutt'uno invisibile con la storia di queste valli e dove non solo la ruggine ha il buon senso delle cose.
Ora, dopo quel che è stato, dopo che queste zolle hanno urlato piu' rifugi che paesaggi, posso dirlo: fortunata ad aver avuto tempi nel guardare la gioia di chi incontravo. Fortunata ad averne il tempo. Perchè queste terre sono magiche. Lo sono, sapete? Riesci ad essere un sottofondo di colori, a raccoglierli stretti a mucchietto nelle dita di una mano. Qui, dove l'atmosfera è suggestiva, carica di fermento. Qui la terra ha rispetto della Terra, qui la prosa è nitida sino a renderla prodigio. Questi luoghi così attratti dalla caparbia immagine dove spicca fiero questo cielo terso. Questa valle azzura che sembra mare. Questa distesa immensa. Lame d'erba riflesse nell'orlo di uno specchio senza fine.
E uno sguardo che solca da lontano questo vento che preme sulla pelle. A sera diventera' una brezza fresca, leggera. I colori si scalderanno, passando dall'arancione, al rosso, al viola. Le cicale d'estate si ammutoliranno, restera' solo la dolcezza del silenzio che annega nel colore piu' profondo. Una lunga scìa di stelle a ricordare che siamo solo punti. Piccoli granelli evanescenti di una prima alba e nel cielo, la sua luce. Dolce intimita' nell'elegia dell'assoluto. Qui, dove riesci ad essere per davvero e non per finta. Qui, dove la paura ti acceca da mesi e riprendi a respirare, con fatica, storie d'un mondo parallelo dove impressioni come foto, i pensieri, i piu' nascosti. Questa libera via dopo puoi solo amare in un tutto il resto, di sfondo e scena. Anche quando non sai ma capisci, non sai il perchè e accetti anche se poi seppellirai tutto senza lasciare alcuna mappa. Queste strade di ricordi, questi miei, scritti a bassa voce.
si, ricordi ... l'essenza del ricordo è il ritorno-al-cuore ... uno specchio senza fine che riflette i colori del tuo affetto per i luoghi e le persone che hanno abitato e che abitano quei luoghi ... la mappa di quei luoghi continuerà a rimanere impressa nel tuo cuore: nessun navigatore potrà sostituire la precisione con la quale il tuo cuore, il tuo ricordo, ti guida nelle strade di quei luoghi ... nessun satellite potrà riprendere da lontano quello che tu hai visto da vicino, le emozioni che hai sentito dentro e fuori di te ... un abbraccio forte
.. nessuno potra' riportarmi indietro gli affetti che ho perduto per sempre. Restano le emozioni, le parole, cio' che ho condiviso. Teniamocelo stretto.
Il terremoto ha scosso, con le case, le chiese e i borghi, anche un pezzo fondamentale della mia vita. Una voragine sull’orlo dei ricordi. Era la fine di maggio del 1958, avevo 9 anni, quando arrivai per la prima volta a Castelluccio con mio padre. Non arrivavo da Norcia, ma da Ascoli. La corriera per la Salaria ti lasciava ad Arquata, poi con una vecchia Jeep fino Pretare per la strada, allora sterrata, che va verso Montegallo. Ad una curva prima del passo si scendeva e si proseguiva a dorso di mulo su per il passo di Forca di Presta. Il viaggio durava mezza giornata. Lassù ti appariva il Pian Grande e, costeggiando il Redentore e i verdi prati da mago Merlino, arrivavi a Castelluccio. Da sotto i contrafforti antichi del paese sembravano le costole di uno strano capodoglio sospeso come un dirigibile sul cielo tra il Piceno e l’Umbria. Posti arcani, magici, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si è sempre annidata l’identità profonda di tutti noi. Da allora sono sempre tornato più volte l’anno e in tutte le stagioni. Quando tornavo dai miei viaggi per il mondo e lì che ritornavo. Sempre. La locanda di Susanna, Ethan, il piccolo cimitero, i sigari sulla veranda, la grappa. E poi le notti dipinte dalla via Lattea dove il Piano è un Grande padiglione auricolare che cattura suoni e rimanda ipnotiche litanie. Il Pian Grande è la valle del Giordano, la fonte battesimale, il luogo della rigenerazione. Castelluccio è Gerusalemme. I tornanti fin su al paese, l'ascensione nei meandri del tempo. Magia cianotica di fiordalisi. Oblio rosso di papaveri. Adesso tutti i sonniferi sono finiti. Notti senza rumori e senza imprese. Notti che bruciano su una ferita. E qui da solo penso al mio passato, una saga smarrita ed infinita di quel che ho fatto, di quello che è stato. Trame di passato si uniscono a brandelli di presente e a brusii di voci che non so legare assieme. Vite che non ho vissuto e quelle che voglio dimenticare. Sancho mi ha lucidato la corazza. Dobbiamo tornare all’assalto dei mulini.
Si resta muti e con il magone a leggere le parole di Longu.E il suo finale lirico e dolente.Con tutti quei ricordi dentro e quelle speranze perse.Sembra la sconfitta finale.No.Continuare a sognare è la nostra vittoria.Imbraccio anch'io la lancia in sella a un ronzino,io ci credo a Don Chisciotte sai? E mi dicono che sono uno stupido.Io sorrido.Io credo.E mi commuovo.Grazie Longu.
Siamo tutti coincidenti, come fratelli dello stesso paesaggio di un microcosmo dove tutti gli essenziali elementi, anche se isolati,acquistano un nuovo significato. Tutto si ricollega, un filo rosso che inizia e termina all’essenza, alla sua origine, alle cose che non tradiscono, che restano fedeli. Le nostre memorie, la nostra rabbia, la nostra fede.
Grazie per questa tua, magnifica.
Il tuo scritto mi rammenta le pagine di Proust che pongono come fondamento primo ma non unico la narrazione come evocazione. L'evocazione dettata dalla memoria involontaria che porta alla luce un tempo non troppo lontano, ma troppo perduto. Gian
C'è una dolcezza dolente che racconta. La mia, dolente di terre che scopri alla finestra d’un altro mondo che si apre. Ma è sempre quello, dove persevera il nostro respiro, Gian.. E non troppo lontano.
Farlo uscire fuori, quel rumore, quel boato.. Anche quando si infila tra le persone e non solo in cio' che ora vivi. Anche quando tutto ti sembra ingiusto.
...non avrei mai voluto leggere questo tuo post...bello e dannato, come si suol dire. Soltanto creando rapporti, legami, consuetudini penso sia possibile trasmettere per chi legge 'il senso del luogo', ma anche fascino, incanto, sino a percepirne profumi di quel che fu... Si, anche se fa freddo la finestra deve restare aperta... Ringrazio anche Longu per la sua toccante testimonianza.
Ho fatto fatica, credimi Roberto, a rientrare per tutta una serie di motivi. Non ultimo questo post che sento così forte dentro me. Non ultimo questo senso di vuoto che mi ha lasciato.. br>
Traggo forza dal mio quotidiano per non pensarci. Le testimonianze come Longu e come quelle di molti altri, ci dimostrano quanto ogni sentimento ci possa tenere stretti, come di dimentica troppo spesso di come il vincitore sia sepolto accanto al vinto. Il senso del luogo dove puo' succedere di tutto, di come si possa essere beffati di ogni nostra scelta o di come non si trovino piu' parole.
Belli e dannati, siamo. Dove non dovremo aspettarci piu' nulla e senza il minimo rimpianto. Le grandi tragedie possono accadere anche per questo:.. servire.
L’anima di certi luoghi è soprattutto il mistero di viverci. La residenza è anche resistenza, è anche non cittadinanza, migranza. È sottrarsi al buco nero che inghiotte dentro di sé qualunque idea di civiltà, di progresso, di democrazia; che inghiotte leggi, principi, valori, rispetto umano, territorio, finanze, beni essenziali… la repubblica tutta. Quanto a me, non voglio esser sepolto accanto ai vincitori.
Amo tutte le terre, com'amo il mare, con i loro colori, profumi e sapori, terre d'Irpinia le mie, pregne di storie di gente, che non conosce tempo. Dalla tua finestra m'arriva un refolo di brezza. Lo respiro e ti respiro. M'imbratta d'un verde azzurro ... Grazie per avermene fatto dono dal tuo angolo di cielo. T'abbraccio stretta stretta, amica mia :* virgola
Le terre nostre si somigliano tutte. E tutte colorano d'azzurro e profumi questo cielo che ricorda un sole fortissimo. Torneranno di estati e primavere, ritorneranno..:*
livore s.m.
fig. odio, ostilità, inimicizia, invidia, risentimento, astio, rancore, cattiveria, malignità, accanimento, malanimo, malevolenza, bile, acredine.
A tua risposta , mia ricerca di parola (difficile) per me , perdona Sonia , non mi pare che il mio commento abbia a che vedere con la tua risposta.
Onore solo ai Volontari che hanno operato nella vostra bella Terra martoriata.
Ma d'altronde cosa puo' fare la natura se ivi lasciano costruire su terra fragile che si sgretola?
Un saluto
Rosy