Creato da Nues.s il 11/09/2009

N u a g e s

Vanno, vengono. Sostano lasciandoci il ricordo

 

 

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Post n°287 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da Nues.s
 
Tag: Penso

 

 

 

 

 

 

 

Non c'è da esser mite. Benigno, forse.

O ben disposti.

E talvolta temere che. . . i fatti umani, alcuni fatti umani, non abbiano un giudice piu' intelligente o piu' audace, benché protetto dalla vilta' del silenzio.

 E  quel demone dell'ironia che ti morde.

 Ti morde a tal punto che ci si senta il peggior nemico del proprio sentimento.

 Come mera finzione artistica, debolezza umana.

 Incanto del cuore.

 

 

 

 

 

 

[ on air

Schubert - Piano Trio n° 2, II ]

 

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Commenti al Post:
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 16/12/10 alle 10:42 via WEB
Si concentrano molte emozioni di fronte a questo scatto di Dina Bova, molti pensieri che provengono da porzioni diverse dell’immagine e concorrono in un punto di fuga comune. La statua è senza cuore, al suo posto una testa pensante: mi accarezza il ricordo dell’uomo di latta nella favola del Mago di Oz. Molto spesso mi sono chiesto ed ancora mi chiedo quanto spazio lascio al mio cuore per crescere e quanto cerco di ovattarlo di logica, come si fa con il polistirolo che riempie di niente i pacchi di Natale.
Eppure, di fronte a questa effige martoriata, che racconta gli errori degli uomini dei nostri tempi, quelli in carne ed ossa si avvicendano ai suoi piedi indifferenti al monito, presi dalla necessità umana di placare l’appetito. Nonostante il richiamo verso la radice di una vita vissuta per uno scopo nobile, resta solo l’istinto primario di un panino condito con il sapore della noncuranza. Pensando alla sordità dell’uomo di fronte ai messaggi di vita, mi riecheggiano i versi di quel poeta che sempre mi incanta e che si firmava Basho, il quale ha scritto:

Davanti al rigoglioso vilucchio
consumiamo il nostro pasto -
noi, che siamo solo uomini


Un saluto saporito :)
 
 
Nues.s
Nues.s il 17/12/10 alle 07:06 via WEB
Che vuoi farci, Max. Cio' che smuove e cio' che penso, è scritto tra le righe, dove lascio che le parole arrivino dentro, ancor piu' dentro. Non lascio che 'i comandamenti', le convenzioni legate ad essi, i comportamenti, le osservanze e quei rispetti formali e non di sostanza si arroghino il diritto di farsi pura ipocrisia dinnanzi, ad esempio dato che stiamo avvicinandoci, ad una delle feste che reputo una delle piu' intime e sentite quale il Natale. Non solo.. non solo ( tu guarda ad esempio questi giorni...)
Tu che plachi quell'appetito di pancia dimenticando il cuore, il motore che alimenta piu' di tutti quel sentimento chiamato Vita. Ecco, un po' come fare opere di bene 'a comando' quando sai che non è un periodo a farsi richiesta d'aiuto, ma sempre. Un po' come quando il papa poco tempo fa regalo' una grattugiata di tartufo sopra quella scodella di pasta dei poveri alla mensa della Caritas. Ecco il bene. Ecco uno dei gesti che avra' anche avuto una benevola dimostrazione di vicinanza, ma che a me ha solo dimostrato ancor piu' di quanto disagevole perbenismo si ammantino appunto, queste dimostrazioni.
La silenziosita' dei segni che adoro, poi. Ecco. Anche per questo motivo e perchè è tutt'altro che si fa, che mi trovo in quella direzione - ancor piu' - ostinata e contraria. Fino a spingermi di non relegarmi spettatrice rassegnata, proprio no.
Accostandomi ora a questo momento, mi slego, ecco. Mi slego alle corse obbligate di farsi carico dei pranzi delle cene dei regali. Quella....'finzione artistica' di cui parlo allora si necessita di prendere le distanze e riuscirmi a vivere (o sopravvivere al clima di questi tempi) in maniera distaccata. Ci provo, Max. Perchè vedo di quei chiaroscuri, di quelle meschinita'. Detesto i furbi e ancor piu' i patetici. Forse perchè amo troppo i semplici, gli sprovveduti, i sacrificati. E sovrappongo il tutto in un'elegia caricaturale, che posso farci.
E dove occorra, di ironia che non è vista come cattiva, ma imprenscindibile. Per quell'ultimo... incanto del cuore, quella voglia di tenerezza non astratta, che ritorni a me in un'amabilita' piena di significati. Veri, schietti, non di facciata. In questa contemporaneita' fatta che di cartapesta, dove pochi, pochissimi esempi, ai miei occhi, riescono a farsi davvero Luce.
Tu mi citi Basho...io ti dono Kobayashi Issa, caro Max....in quel saluto che dedico anche a Te, sapido di cose belle e di promesse e di saperti stupire sempre della vita, così, proprio come tu sai fare:

Questo mondo di rugiada
è solamente un mondo di rugiada
ed ancora.

Grazie :)
 
What_your_soul_sings
What_your_soul_sings il 16/12/10 alle 17:45 via WEB
terribile sentirsi il peggior nemico del proprio sentimento ... terribile davvero. Un abbraccio a te, amica speciale :-***
 
 
Nues.s
Nues.s il 17/12/10 alle 07:09 via WEB
Sì, Whattino. E' terribile perchè non ti lascia scampo, ne' scorciatoie.
Ti abbraccio forte anch'io (have a good day, today....) ;- ***
 
lightdew
lightdew il 17/12/10 alle 08:53 via WEB
torno e ritorno su questa immagine che mi cattura e che mi riporta col pensiero lontano. devo dirti grazie per questo esprimere indifferenza, in cuori che pongono anche nel cuore la razionalità. non a caso sono raffigurati solo uomini..
per fortuna ci sono le eccezioni. ;)
 
 
Nues.s
Nues.s il 17/12/10 alle 13:33 via WEB
Grazie a te. :)
Ma non è tanto indifferenza quella che esprimo, piuttosto insofferenza, non ho alcun problema a dirlo. E non posso nemmeno ipotizzare che la spiritualita' , quella vera, sia d'obbligo in cuori che pensano che il ricordarsi di essere dei cristiani sia legato ad una festa o meno. E, sì. Per fortuna esistono le eccezioni...
 
blue.chips
blue.chips il 17/12/10 alle 16:00 via WEB
E’ coerente pensare che la determinazione dell’essere non è riconducibile ad una pura riproduzione, ma ad un trapassare le cose, oltre la gravità di ciò che apparentemente appare come vero. Non dispiace al senso di libertà un pensiero che si sottrae a ciò che giudica, ma spesso tutto ciò che, in questa luce di intemperanza, cerca di diventare una enunciazione, tutto diventa falso, perché, non vi è un pensiero che sia solo pensiero senza un vincolo alla realtà, alla parola. Tutto è così fragile e indeterminato, poiché solo il pensiero che trascende può dare la dimensione del pensiero regolato da una realtà che continuamente si dimostra diversa, come se solo l’indimostrato possa smascherare la dimostrazione di una realtà che sfugge ad ogni controllo dell’intelletto; forse, l’autocritica della ragione potrebbe rappresentare la sua vera morale, ma per ottenere ciò bisognerebbe prima accettare che vi è un senso morale nei presupposti ontologici dell’uomo.
In verità e purtroppo, la coscienza dei “dominatori culturali” inizia a coincidere con il pensiero generale della società, creando i presupposti di un vuoto che potrà essere riempito da qualsiasi cosa. L’ironia, in questo senso, diventa solo un macabro rito collettivo, i cui confini sfiorano il kitsch, o l’inessenza, sotto un’ ombra grigia di ottusità sovrana, inizio del regno della violenza rituale, una rabbia crescente, sottoposti al pensiero di un domani che ricomincia con l’ieri. Da qui in poi l’ironia potrebbe apparire come una piece di grottesca teatralità.

Dispiace che il tempo del Natale assuma i connotati di questo vuoto da riempire. La corsa ai festeggiamenti natalizi somiglia sempre più ad una “violenza rituale” ed una tendenza di inessenza e fragore di inutilità, dichiarando nel contempo la mancanza di riflessione e pratica della specie umana che si riflette in una potente illusoria apparenza.
Piccola H ha scritto la letterina a Gesù incentrata su quattro punti:
1. fammi restituire la mia macchina fotografica da chi l’ha presa
2. proteggi i miei strumenti musicali
3. A Bubu piacerebbe avere una compagna (bubu è il suo orsacchiotto)
4. Proteggi sempre il mio papà e non portarmelo mai via.

Porterò sempre nel cuore le sue parole. Lei mi è indispensabile come l’aria per vivere. Dopo aver letto la sua letterina, essere qui, in questo mondo, mi è parso la più bella cosa che mi possa accadere. E mi piacerebbe infinitamente che tale pensiero possa diventare comune a tutti gli uomini della terra.
Buon Natale, carissima amica. Sia la tua anima serena. Blue.chips
 
 
Nues.s
Nues.s il 19/12/10 alle 11:43 via WEB
.....dispiace ancor piu' perso quel vuoto da riempire, nel poco della stessa nostra anima che ha accompagnato quei valori. Perchè ci sono, Blue, li abbiamo dentro...ma quell'incedere violento in quel rituale che tende all' inutilita' di un riempirsi, suscita quel senso di pienezza in un 'quadro' natalizio con un simbolo d'amore e fratellanza pasticciato, disarmonico e che resta relegato, esclusivo, alla memoria.

I bimbi, ecco. Solo il loro candore restituisce gioia intatta nello stupore della loro piccola, immensa Luce.
E' quello che auguro alla piccola dolce H e al suo saggio, coraggioso papa' che stimo e a cui lascio un abbraccio di cuore.

Buon Natale, Blue... caro Amico, Tu.
 
losponchia
losponchia il 17/12/10 alle 18:59 via WEB
Fuori tema, come spesso :) ti auguro un sereno fine settimana, cara amica mia Nu.........:* @@@
 
 
Nues.s
Nues.s il 19/12/10 alle 11:46 via WEB
....non sei mai fuori tema :) perchè mi dimostri l'amicizia nell'affetto del ritorno..
Buona domenica, Ragnauzz...@@@*
 
socionica
socionica il 17/12/10 alle 20:20 via WEB
Leggo i bellissimi commenti di Max e di Blue....e devo dire che colgo due cose che mi accomunano a loro l'indifferenza di chi di fronte al procedere faticoso del quotidiano soddisfa il suo bisogno primario:l'appetito, che può essere inteso come bulimia di possesso, sempre e comunque...e qui mi allaccio al commento di Blue...che tristezza vedere la sacralità del Natale confusa con un correre convulso alla ricerca del regalo più bello, più scintillante....
Anch'io aspetto la letterina di Cecilia, oasi di sincerità e di spontaneità...regalo prezioso di ogni anno.
Ti abbraccio Nu......il tuo blog è sempre più bello ^-^
 
 
Nues.s
Nues.s il 19/12/10 alle 11:51 via WEB
Grazie Chiara...:)
Eh, si. Le loro parole meglio esprimono cio' che abbiamo tutti dentro: il rischio di togliere sacralita' ad una festa che rammenta, in chi crede, la nascita e rinascita di un Figlio. Ma che poi, ogni ed ogni volta...si confonde rovesciando banalita' nei giorni a seguire. Eh, è così che va.
Ti abbraccio anch'io***
 
dromy1
dromy1 il 18/12/10 alle 09:57 via WEB
cara S.che contrasto questo allegro con moto e poi la fissità di questi uomini, piccole movenze meccaniche rivolte al basso mentre la ragione s'appropria dello spazio del cuore e la testa..che le succede? pare vuota, che sia telecomandata?
 
 
Nues.s
Nues.s il 19/12/10 alle 11:57 via WEB
...eh, Silvy mia, me lo hai spesso detto attraverso i tuoi pensieri, anche tu, di quel... 'non rassegnarsi', no? Ecco. Non mi rassegno e se quella zucca vuota, è davvero vuota e telecomandata, cambio direzione.
Succede che: ......ecco. Gli esempi. Comprendi? Proviamone a dare dei diversi che non renda meccanico con piccole movenze, quel tendere al basso. Proviamoci almeno.
 
gianor1
gianor1 il 18/12/10 alle 13:10 via WEB
Credo che meglio delle mie possano le parole di O.Wilde:"...In ogni singolo istante della propria vita, si è quello che si sarà non meno di quello che si è stati. L'Arte è un simbolo perchè l'uomo è un simbolo. Buon pomeriggio, Gian.
 
 
Nues.s
Nues.s il 19/12/10 alle 12:00 via WEB
Quanto di piu' vero, Gian..
in quell'Arte riconoscersi Simbolo.
Wilde e i suoi pensieri: geniale davvero come pochi.
Grazie, buona domenica... :)
 
simurgh2
simurgh2 il 25/12/10 alle 13:15 via WEB
E'talvolta temere che. . . temere quel che non si sà sapendo dell'altro, sapendo di noi ma neanche, che si sà in fondo, quel che si pensa che sia, dei fatti umani ci si fà una convinzione, mai v'è data certezza se non di te, di quello che provi. Quello che provi e quello che prova l'altro, che è costretto a mentire perchè non può o non sa fare altro. Quello che provi tu che rimbalza, quello di cui sei conseguenza, riflesso smosso nell'acqua. Si combinano elementi di cui abbiamo accettato il rischio di spartire, di condividere sperando bene ogni volta di non esserne feriti, sapendo che non tutto dipende da noi, da una percentuale di compartecipazione che si fa fluttuante, a volte determinante altra soccombente. Quale giudice, utilizzando quale morale e convenzione sociale, quale giudice puo dire e sentenziare, quale? Le ragioni dell'uno e quelle dell'altro, l'atteggiamento leale e quello pavido, il sentimento vero e quello falso. Probabilmente hai ragione, se la ragione puo dare compenso, quella sai già di averla, di sopravvivere con nobili principi, poi son sempre quelli torbidi e oscuri infine a fregare, a dettare l'altra ragione, quella di uno scopo piu misero magari, che probabilmente ogni volta si porta a casa il bottino, l'intento, derubare, sottrarre per dar cibo all'istinto, alla pulsione, alla bisogna e alla sopraffazione. Dicono non ci siano regole in guerra e in amore. Ci sono, lo sappiamo ma nessun tribunale è mai riuscito a punire, non queste almeno, di cui immagino l'entità. Ogni volta torniamo quelli di prima, ogni volta però un po diversi, ogni volta si ricade, ogni volta si riprende. Personalmente mi addestro alla scuola dei cinici. Per sopravvivere, per difendermi prima di prenderle. I segnali comunbque non mancano mai. Molto prima iniziano a manifestarsi. Pare ci siano parametri precisi se uno vuol individuali. Cose che conoscono tutti, che le sentono ben prima, eppure, eppure si arriva alla fine, forse l'alro messo alla corde, che fa quel che sa fare, quel che ha sempre fatto, che ha imparato nel tempo, scappare. Lasciare delle vie di fuga non è facile e il dolore di quando l'hai intuito spaventa, e allora uno ci riprova, ritenta, la speranza di rimediare sembra possibile. A me paiono i soliti eterni discorsi attorno ai sentimenti e l'amore, dove tutti son bravi e difficilmente svelano il loro ruolo o peso nei fallimenti. A bientot.
 
 
Nues.s
Nues.s il 27/12/10 alle 12:53 via WEB
Sì.
Anche a me sembrano i ...soliti eterni discorsi attorno quel fuoco chiamato sentimento e amore. Ma lasciamolo..lasciamo che sia, di tanto in tanto. Lasciamo che le parole e i pensieri si svelino o meno. La vita, questo è. Anche - e soprattutto - in queste sensazioni che ci lasciano quel certo sapore in bocca, non saziandoci mai del tutto.
 
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