Creato da Nues.s il 11/09/2009

N u a g e s

Vanno, vengono. Sostano lasciandoci il ricordo

 

 

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Post n°287 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da Nues.s
 
Tag: Penso

 

 

 

 

 

 

 

Non c'è da esser mite. Benigno, forse.

O ben disposti.

E talvolta temere che. . . i fatti umani, alcuni fatti umani, non abbiano un giudice piu' intelligente o piu' audace, benché protetto dalla vilta' del silenzio.

 E  quel demone dell'ironia che ti morde.

 Ti morde a tal punto che ci si senta il peggior nemico del proprio sentimento.

 Come mera finzione artistica, debolezza umana.

 Incanto del cuore.

 

 

 

 

 

 

[ on air

Schubert - Piano Trio n° 2, II ]

 

 
Rispondi al commento:
blue.chips
blue.chips il 17/12/10 alle 16:00 via WEB
E’ coerente pensare che la determinazione dell’essere non è riconducibile ad una pura riproduzione, ma ad un trapassare le cose, oltre la gravità di ciò che apparentemente appare come vero. Non dispiace al senso di libertà un pensiero che si sottrae a ciò che giudica, ma spesso tutto ciò che, in questa luce di intemperanza, cerca di diventare una enunciazione, tutto diventa falso, perché, non vi è un pensiero che sia solo pensiero senza un vincolo alla realtà, alla parola. Tutto è così fragile e indeterminato, poiché solo il pensiero che trascende può dare la dimensione del pensiero regolato da una realtà che continuamente si dimostra diversa, come se solo l’indimostrato possa smascherare la dimostrazione di una realtà che sfugge ad ogni controllo dell’intelletto; forse, l’autocritica della ragione potrebbe rappresentare la sua vera morale, ma per ottenere ciò bisognerebbe prima accettare che vi è un senso morale nei presupposti ontologici dell’uomo.
In verità e purtroppo, la coscienza dei “dominatori culturali” inizia a coincidere con il pensiero generale della società, creando i presupposti di un vuoto che potrà essere riempito da qualsiasi cosa. L’ironia, in questo senso, diventa solo un macabro rito collettivo, i cui confini sfiorano il kitsch, o l’inessenza, sotto un’ ombra grigia di ottusità sovrana, inizio del regno della violenza rituale, una rabbia crescente, sottoposti al pensiero di un domani che ricomincia con l’ieri. Da qui in poi l’ironia potrebbe apparire come una piece di grottesca teatralità.

Dispiace che il tempo del Natale assuma i connotati di questo vuoto da riempire. La corsa ai festeggiamenti natalizi somiglia sempre più ad una “violenza rituale” ed una tendenza di inessenza e fragore di inutilità, dichiarando nel contempo la mancanza di riflessione e pratica della specie umana che si riflette in una potente illusoria apparenza.
Piccola H ha scritto la letterina a Gesù incentrata su quattro punti:
1. fammi restituire la mia macchina fotografica da chi l’ha presa
2. proteggi i miei strumenti musicali
3. A Bubu piacerebbe avere una compagna (bubu è il suo orsacchiotto)
4. Proteggi sempre il mio papà e non portarmelo mai via.

Porterò sempre nel cuore le sue parole. Lei mi è indispensabile come l’aria per vivere. Dopo aver letto la sua letterina, essere qui, in questo mondo, mi è parso la più bella cosa che mi possa accadere. E mi piacerebbe infinitamente che tale pensiero possa diventare comune a tutti gli uomini della terra.
Buon Natale, carissima amica. Sia la tua anima serena. Blue.chips
 
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