Sto usando ancora il dentifricio comunista della nostra vacanza, sembra inesauribile. Intanto, mentre il tubo resiste e persiste, è cambiato qualche dettaglio: ho traslocato, tra qualche mese sarò zia e hanno pure riasfaltato la strada che porta a scuola.
Alcune cose durano, altre meno. Nulla resta identico a sé stesso. Ci sono mutamenti inevitabili ed altri che costituiscono faticose conquiste. In mezzo, il tempo che scorre inesorabile. Io non lo rimpiango. Per niente al mondo tornerei indietro. Nemmeno di un secondo. A volte lo fermerei per restare immobile nelle tue braccia. Lo desidero con la stessa intensità con cui esattamente due anni fa, pregavo l'orologio di correre e seppellire il gelo, l'abbandono e il sangue di quella notte interminabile, sotto una coltre di ricordi nuovi. E le ore hanno corso davvero, trascinandosi dietro i giorni, i mesi e gli anni. Non è più buio, quel dolore ha smesso di soffocarmi, guarito dal tuo amore che "scintilla dentro, mi visita il vuoto e me lo illumina".
Ma capita ogni tanto che ancora mi domandi perché l'oblio degli altri funzioni così bene e il mio faccia difetto. Perché l'innocenza pesi e la colpa riesca ad essere così leggera.
Mi chiedo come faccia qualcuno a guardarsi allo specchio, senza avvampare di vergogna. Come sia riuscito a passeggiare per la Floridiana e non sentire addosso il peso del mio sguardo ferito e attonito. La sua coscienza deve dormire straordinari letarghi, sempre ammesso che ne abbia una. La mia, purtroppo, inciampa ancora in certi pensieri, ma oggi ha scelto di scriverne per rammentarmi che devo volermi bene.
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