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Nugae

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Manifesto di Erri De Luca

Post n°178 pubblicato il 10 Ottobre 2009 da leitraot
 

1. “Non spedire opere tue a scrittori. (…) Non si spedisce al pasticciere un dolce fatto in casa perché lo assaggi. (…) Diventare scrittori, (…) non passa dal contatto o dalla sponda di un altro scrittore.”

2. “Non ricorrere alla lusinga di chi ti pubblica sì, ma a spese tue. (…) Piuttosto procurati una tipografia, fanne tirare qualche centinaio di copie e distribuiscile in proprio tra i conoscenti. È semina. Magari trovi un libraio che accetta di tenere per un po’ il tuo libro in vetrina, basta un solo libraio della tua città, di quei librai di una volta, però.”

3. Non avere capomastri. Puoi ammirare un’altra scrittura. (…) Ma poi devi scrollartelo di dosso per proseguire a scrivere.

4.Leggi un camion di libri, (…) leggili da lettore, senza pensiero di paragone tra quello che stai sfogliando e le tue pagine.

 

5. Non consiglio corsi di scrittura ma invito a imparare una seconda lingua. (…) Per meglio approfondire il tuo italiano con la disciplina della traduzione, sotto l’impulso dell’ammirazione, (…) sentimento che deve essere intransitivo: ammirare senza il minimo pensiero di essere come, senza la minima possibilità di stabilire un comparativo anche di minoranza.”


6. Non scrivere a scrittori, scrivi a uomini, a donne, scrivi lettere a persone, non alla loro professione. Scrivi lettere che dimenticherai. (…) Scrivile senza aspettarti ricevuta. Sono la necessaria scuola: vuoi e devi interessare quel nome e cognome sulla busta. Quell’indirizzo è la tua prova di esame che bussa a un lettore. Non scrivere a scrittori, scrivi alle loro vite.”


7.Considera la tua pagina una sequenza di passi in montagna, dove è rischioso a morte il margine di errore. Le sillabe sono passi su piccoli appoggi, devi posarci il peso della frase, della voce. Usa il punto, la virgola, i due punti, le virgolette, accapo. Il 1800 ha usato molto il punto esclamativo, il 1900 poco, io l’ho abolito dalle mie righe, ma non è una regola, solo un’astinenza. Mi devono bastare le parole scritte a suscitare il punto esclamativo in chi le sta leggendo, deve mettercelo lui se lo sente, altrimenti mi sembra un’emozione indotta in modo artificiale, come la scritta «applausi» in una trasmissione.”


8.Fai che la tua scrittura risenta il callo del dialetto di origine. (…) La tua scrittura in italiano soffra la provenienza di uno dei nostri cento vocabolari e accenti. Soffra, ne sia indolenzita, non deve compiacersene. (…) Sia debitrice di dialetto la tua scrittura italiana, sia figlia di mamma cafona e stia in italiano da ospite.

9. “Non c’è niente di sacro nello scrivere. Se mai ti piglia la tentazione , riscuotiti e sopprimi dalla tua pagina l’aureola. (…) Non sono sacre le cose che scriverai, ma ugualmente devi sapere che potranno servire a molto per qualcuno, tenergli compagnia dentro un affanno. Non ha niente di sacro la scrittura letteraria, ha però una responsabilità civile”.


10.Comunque vada la tua scrittura, che sia gradita o ignota, difendine il diritto per chiunque. E se ti costerà, pagane allegro il prezzo, sei scrittore e hai responsabilità civile della libertà di pubblica parola. (…) Contrasta ovunque la censura. (…) Sia questo il sacro per te: la libera parola scritta, detta, cantata, recitata, in ogni luogo pubblico.


11.Uno scrittore deve piantare almeno un albero. Uno scrittore costa legno, polpa da cui produrre carta. Ogni storia pubblicata ha la prefazione scritta da una motosega. (…) Uno scrittore deve rimborsare il mondo con degli alberi.”


12. Carmina non dant panem. Dispera allegramente di campare a sbafo della tua scrittura. Non vergognarti di nessun mestiere fatto per sussistere, se hai per rimborso l’ora di scrittura. La gran parte del giorno è da lasciar andare al suo bisogno, senza rancore, in assegnato spreco. Ha per riscatto la pagina raggiunta.”


13.Non essere petulante con la fortuna, viene o no senza preghiera e contro l’impazienza. Fallirai volte innumerevoli, per insufficienza e per eccesso. Dispererai di consistere in una tua scrittura. È la giusta predisposizione scritta da Borges: «di chi viene da così lontano che non spera di giungere».


14.Non ti serve il talento, è luccichio fasullo. Abbaglia il narcisismo che ognuno porta a bordo. Pretende di fornirti la scorciatoia di un dono, è invece ostacolo se va bene, se no è botola sotto i piedi. Il talento è nemico dell’ostinazione, unica disciplina necessaria.



 
 
 
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