Arte. Al Man di Nuoro si inaugura domani un'esposizione sul grande artista russo
Via anche alle mostre di Josephine Sassu e Margherita Morgantin Un viaggio nelle visioni di Marc Chagall aprirà domani la stagione delle mostre del Man di Nuoro. Ma l'opera del grande artista russo non sarà l'unica proposta di inizio anno: al via anche altre due proposte, “DNA Dal Novecento ad oggi. È severamente vietato dare da mangiare ai coccodrilli: la collezione del Man dialoga con Josephine Sassu” e “Project Space 2008. Margherita Morgantin. Il pensiero veloce e altre dimensioni” CHAGALL In pratica si alza il sipario su due esposizioni dedicate a Chagall: “Mostri, chimere e figure ibride” e “Temi biblici”. Visibili fino al 15 aprile, a cura di Maurice Fréchuret e in collaborazione con la Réunion des Musées Nationaux e con il Museo Marc Chagall di Nizza. «Chimere misteriose, metà-uomo, metà-bestia, oggetti compositi con testa o membra umane e immaginari animali volanti attraversano l'intera produzione di Chagall», si legge nella presentazione: «Opere che mettono in scena figure ibride, frutto di una rappresentazione che combina specie differenti, in un incrocio sottile che determina una composizione allucinata e sorprendente». A questa sintesi figurativa di elementi disparati è per la prima volta dedicata un'intera mostra. Chagall ha tratto ispirazione dall'arte e dalla tradizione culturale e religiosa giudeo-russa ed è stato sicuramente colpito dai Capricci di Goya. Nella sua iconografia la testa umana è sostituita da una testa di animale, le bestie hanno membra che servono loro per suonare la musica o dipingere. Allo stesso modo, dai violoncelli dipinti da Chagall spuntano fuori braccia e testa. Con l'umorismo che lo contraddistingue, l'artista non esita a indossare vesti bestiali, assumendo le fattezze di un gallo, di una capra o di un asino. «Questi lavori così particolari, queste figure composite che mischiano l'universo animale e umano sono sempre il segno di una sintesi poetica, che consente di vedere in una sola immagine diversi livelli di rappresentazione». Chagall ebbe sempre a cuore anche i temi legati all'ebraismo e alla Bibbia: “Mi è sempre sembrato e mi sembra tuttora che la Bibbia sia la principale fonte di poesia di tutti i tempi [...] essa è stata l'alfabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli” scrisse. Quando, nel 1930, il mercante d'arte ed editore Ambroise Vollard gli propose di illustrare proprio il libro sacro dell'ebraismo (impresa titanica che, dopo Rembrandt, non fu più tentata da alcun artista), Chagall accettò con comprensibile entusiasmo e umiltà. Ma prima di iniziare il lavoro, nel 1931 si imbarcò per la Palestina. Non fu soltanto un'esperienza spirituale, un pellegrinaggio o un ritorno alla terra d'origine, ma anche un'esperienza plastica: scoprì i paesaggi riarsi, essenziali, immersi in una luce sfolgorante. Le scene bibliche, incentrate sul tema dell'Uomo come creatura di Dio, sono quadretti di vita di un villaggio ebreo di quei tempi e quindi connesse a un presente, a una quotidianità, di cui l'arte di Chagall riesce a svelare il mistero: “Chagall legge la Bibbia e subito i passi biblici diventano luce per tutti”, scrisse il filosofo Gaston Bachelard. Così, le opere di Marc Chagall si liberano del restrittivo valore confessionale, superano i limiti angusti di rappresentazione della religione ebraica, per abbracciare e acquisire un significato spirituale e poetico universale, proprio di ogni uomo e di ogni tempo. JOSEPHINE SASSU Anche questa mostra resterà aperta sino al 15 aprile. Josephine Sassu crea immaginari fantastici innalzando vegetazioni multiformi, efflorescenze tropicali, foreste esotiche dalle quali balzano fuori belve feroci, autoritratti sotto forma di animali aggressivo-erotici e organismi unicellulari. «C'è nelle sue opere l'attrazione per il mostruoso e l'indefinibile, il perturbante dell'immaginario infantile; l'interesse per ciò di cui si ha paura e che si intende combattere, ma allo stesso tempo fonte di seduzione morbosa verso il meraviglioso e il diverso». I monumenti provvisori sono l'ultimo approdo a un lavoro di ricerca, che la Sassu porta avanti dall'inizio della carriera. Ogni progetto di Josephine Sassu introduce, nello spazio che la ospita, un'atmosfera sempre in bilico tra ingenuità e purezza dell'età infantile e scardinamento dei luoghi comuni. Stando ben salda dentro un mondo conosciuto, dal linguaggio solido, fatto di rapporti familiari, di senso dell'altro, «si muove di volta in volta in spazi estranei attingendo dalle nuove esperienze e lasciando dietro di sé le spore del proprio vissuto». I viaggi, concessi solo ai personaggi letterari, Josephine Sassu li realizza per sé e permette a tutti noi comprimari, comparse e figuranti, di farne parte. Tra gli animali intrusi nelle sale del museo celebra la foresta del Doganiere Rousseau, evoca i manga di Hokusai, dialoga con l'infinito bestiario di Salvatore Fancello, si lascia spiare dalla conturbante Tona Scano e, infine, re-inventa un “altrove” per le stanze silenziose di Francesca Devoto. MORGANTIN Per il terzo appuntamento del ciclo di mostre “Una questione di sopravvivenza”, Margherita Morgantin presenta il video Il pensiero veloce (del 2007), insieme a una serie di disegni sul muro ispirati al paesaggio sardo e concepiti appositamente per lo spazio del museo. Il tutto a cura di Maria Rosa Sossai, fino al 2 marzo. Nel video della Morgantin scorrono le immagini di un viaggio in barca compiuto dall'artista tra Venezia e Trieste, lungo i canali navigabili della laguna. La specularità dell'orizzonte creata dal riflesso dell'acqua opera un ribaltamento lento e quasi impercettibile della prospettiva, un giro completo d'orizzonte che richiama il moto di una lenta rivoluzione e la rotazione terrestre. I disegni eseguiti a pennarello sul muro e collegati a piccoli monitor su cui appaiono delle brevi sequenze video a partire dagli ultimi segni bianchi del Pensiero veloce , «sono tracciati grafici che stabiliscono delle corrispondenze tra la fissità del disegno e la mobilità delle immagini. Una geografia percettiva che crea un linguaggio visivo in perenne mutazione». FONTE L UNIONE SARDA |