OBIETTIVO 1

BIRMANIA


L'Unione di Myanmar è governata da un regime militare. Eletta nel 1990, l'Assemblea Popolare formò la Coalizione Nazionale per l'Amministrazione dell'Unione di Birmania (NCGUB), che ora è in esilio[22] e opera per la democrazia nello stato comandato da Sein Win, un cugino di Aung San Suu Kyi. Comunque, il NCGUB ha pochissimi poteri ed è bandito in Birmania.[23] L'attuale capo di stato, il generale Than Shwe, che detiene il titolo di capo del concilio statale della pace, ha tutti i poteri, incluso quello di poter rimuovere ministeri e i loro membri, prende le maggiori decisioni nel piano delle politiche estere. Khin Nyunt era il primo ministro fino al 19 ottobre 2004, rimpiazzato dal Generale Soe Win, che tagliò molti poteri a Than Shwe. La maggior parte dei ministeri sono capeggiati da ufficiali dell'esercito, con le eccezioni del Ministero della Sanità, del Ministero dell'Educazione e del Ministero del Lavoro, che sono in mano a civili. I partiti politici importanti in Birmania sono la Lega Nazionale per la Democrazia e la Lega Democratica Shan, anche se le loro attività sono regolate dal regime. Esistono molti altri partiti, rappresentanti spesso gli interessi delle minoranze etniche. C'è poca tolleranza per l' opposizione politica e molti partiti sono stati proscritti. Il partito nazionale dell'unità rappresenta i militari ed è sostenuto da un'organizzazione totalitaria chiamata l'Associazione di Solidarietà e dello Sviluppo del Sindacato. Secondo parecchie organizzazioni, compreso Amnesty International, il regime ha poca considerazione dei diritti dell'uomo. Non c'è ordinamento giudiziario indipendente in Myanmar e l'opposizione politica al governo militare non è tollerata. Nel 1988, l'esercito birmano represse violentemente le proteste contro la cattiva gestione economica ed il oppressione politica. L'episodio più cruento avvenne l'8 agosto 1988, quando i militari aprirono il fuoco contro rivoltosi in quella che è conosciuta come rivolta 8888. Nonostante gli insuccessi delle rivolte, le proteste del 1988 hanno aperto la strada per le elezioni dell'Assemblea della gente, nel 1990. I risultati dell'elezione successivamente sono stati invalidati dal regime. La lega nazionale per la democrazia, condotta da Aung San Suu Kyi, ha vinto più del 60% dei voti e più del 80% delle sedi parlamentari nell'elezione nel 1990, tenuta per la prima volta dopo 30 anni. Aung San Suu Kyi ha guadagnato l'elogio internazionale come attivista per il ritorno del governo democratico in Birmania, vincendo il premio nobel per la pace nel 1991. È stata condannata agli arresti domiciliari. La situazione della Birmania è stata riferita a il Consiglio di sicurezza dell'ONU per la prima volta nel dicembre 2005 per una consultazione informale. L'ASEAN inoltre ha dichiarato la relativa frustrazione con il governo della Birmania [24]. Ha formato il Comitato Inter-Parlamentare per richiamare la mancanza di democrazia in Birmania. Un cambiamento radicale nella situazione politica del paese rimane improbabile, a causa del sostegno garantito da vicini influenti, in particolare della Cina. Tuttavia si stanno facendo progressi per democraticizzare il paese. [25]