QUER FATTACCIO

blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...

Creato da Quer_fattaccio il 03/02/2010

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INCONSCIO DIGITALE

Post n°548 pubblicato il 28 Giugno 2015 da Quer_fattaccio

RCULT
Inconscio digitale
DERRICK DE KERCKHOVE
Siamo entrati nell’era della trasparenza. Istantanea e onnipresente, la condizione digitale realizza una nuova forma di comunità virtuale molto particolare. I nostri smartphone ci rendono nodi di un ipertesto globale. L’essere costantemente connessi riduce il sentimento della solitudine perché tutti diventiamo sempre e ovunque raggiungibili. Siamo completamente trasparenti: un uomo connesso non è un uomo indipendente. Si tratta di un cambiamento di civiltà. Questa mutazione nasce da un nuovo matrimonio del linguaggio con l’elettricità. Ogni volta che il linguaggio umano cambia di medium cambia anche l’etica.
Nell’Occidente, superando il concetto di privacy, la gente sta perdendo il controllo della sua intimità. La società in cui viviamo divide la realtà in due spazi opposti e non sa ancora bene come integrarli tra loro: lo spazio “privato” e lo spazio che potremmo definire “invaso”. Si pensa generalmente che la nostra identità, il senso che abbiamo di noi stessi, sia una cosa privata, dove non si può entrare senza permesso. Ma nello “spazio invaso”, il “privato” si riduce notevolmente. Vivere concentrati su uno schermo per quasi tutto il nostro tempo porta a un rovesciamento dell’orientamento mentale. Invece di interiorizzare un’informazione nel silenzio della lettura, di meditarla dentro di noi, la pubblichiamo su Facebook e su Twitter. Lo spazio della Rete è essenzialmente relazionale: sposta l’attenzione e la comunicazione all’esterno di noi. Nei social media l’identità si costituisce come proiezione e distribuzione del sé fuori dal luogo del corpo.
In tanti ormai siamo consapevoli di essere tracciati completamente, però forse sottovalutiamo ancora che questa “invasione” va molto oltre lo sfruttamento dei dettagli personali inseriti su Facebook e su Twitter. La nostra vita diventa via via più trasparente nel moltiplicarsi di dati e di reti personali, attraverso social network e sistemi automatizzati che registrano le nostre attività sociali, economiche e culturali. I dati di tutti i nostri movimenti e azioni on e off-line — e tra non molto tempo, anche i nostri pensieri e sentimenti — vengono continuamente archiviati nelle banche dati del mondo. Al tempo dei Big Data, basta sviluppare un programma che sceglie configurazioni di dati pertinenti per estrarre un’informazione che può servire a chiunque. Questa presenza di dati potenzialmente estraibili su ciascuno di noi è quello che chiamo l’“inconscio digitale”.
Il sapere della Rete veicola le forme del nostro inconscio digitale. Appare dunque interessante interrogarsi sulle sue modalità di definizione e di sviluppo, alla luce delle tensioni tra l’emisfero “razionale” e quello “intuitivo” del web, tra la funzione di analisi e quella di “cattura emozionale”. L’inconscio digitale prende forma e si sviluppa attraverso le diverse forme di sapere e di informazione che circolano nella Rete. Orienta la definizione della realtà quotidiana di ciascuno di noi e del mondo sociale in un processo connettivo che si nutre delle modalità di interazione tra gli individui. Rappresenta l’informazione — e la forma delle associazioni tra le informazioni — alla base dei nostri processi mentali e delle nostre azioni.
Con Freud, la psicoanalisi fonda la teoria della mente a partire dal concetto di inconscio. La dimensione inconscia è caratterizzata da istinti e desideri che non si manifestano a livello razionale e che, pertanto, non sono immediatamente controllabili. Tuttavia, tale dimensione guida e indirizza i comportamenti individuali. L’inconscio digitale si caratterizza per la sua portata globale, per la straordinaria velocità attraverso cui consente l’accesso alle informazioni, per la possibilità istantanea di raccogliere e far emergere a livello cosciente una considerevole collezione di dati, correlati in diverse configurazioni in tempo quasi reale. Il problema principale non è legato all’uso etico delle tecnologie, benché questo sia senza dubbio preoccupante. Il problema fondamentale è che, come al solito, la tecnologia cambia l’etica personale. Attraverso le tecnologie, l’etica della persona “individuale” diviene quella della persona “sociale”. Dobbiamo essere preparati, ricevere una corretta educazione e alfabetizzazione perché finora nessuno vieta nulla in Rete. In Rete non c’è un codice di convivenza civile. La mia ambizione è di proporre gli elementi di un’etica di condivisione e di trasparenza ormai indispensabile.
La vita emozionale in Rete è sviluppatissima. La gente sente sempre più il bisogno di condividere dettagli su di sé e sulle sue idee politiche. In Rete manca il senso del pudore. I social media trasportano le emozioni e le fanno condividere. Funzionano come un sistema integrato di pulsioni, desideri, frustrazioni, che circolano alla velocità della luce. I grandi movimenti a partire dalle primavere arabe, passando per Occupy Wall Street e Los Indignados, sono stati emozioni collettive e connettive che hanno attraversato frontiere e culture.
La scintilla che ha scatenato l’incendio è indubbiamente WikiLeaks. Dalla pubblicazione dei dispacci segreti su WikiLeaks alla rivolta in Tunisia c’è un passaggio non di strategie, ma di sentimento inconscio. WikiLeaks è stato un momento di risveglio sull’ipocrisia dei governi. Un’ipocrisia e una doppiezza in un certo senso necessari alla diplomazia, ma a tutto c’è un limite. C’è stata una richiesta di responsabilità nei confronti del potere. I nuovi media non hanno certo creato questo sentimento, tuttavia l’hanno reso visibile a livello locale e globale. Il ragazzo egiziano che vede ribellarsi il ragazzo tunisino si sente chiamato in causa, indipendentemente dalla distanza geografica. Lo stesso vale per tutti gli altri. Come diceva Marshall McLuhan, i linguaggi elettronici hanno fatto del mondo intero l’estensione della nostra pelle.
Nei media collegati alla Rete, si scatenano numerosi eventi cognitivi ed emotivi che passano da persona a persona, motivando alla condivisione di esperienza e all’azione politica. La mappa geopolitica del mondo intero è stata cambiata dall’arrivo sulla scena, attraverso la Rete, di una nuova classe politica, di un nuovo attore: la “massa interattiva”. Non è piu la massa anonima e amorfa del passato, quella della “Silent Majority”, della maggioranza silenziosa. Ora la maggioranza non tace più. La massa interattiva è il tipo di massificazione umana costituito dalle connessioni tra tanti individui che possono rispondere a modo loro a qualsiasi tipo di situazione. È una massa “connettiva”, non banalmente “collettiva”. Possiamo immaginare pure con Manuel Castells che si tratta della collaborazione fra tanti “mass individuals”. Le relazioni che si stabiliscono tra individui connessi sono molto più complesse e articolate di quelle che intercorrono tra singoli che formano una massa anonima. Sono una chiacchierata ininterrotta, una conversazione moltiplicata in un tempo infinito.
Questa nuova condizione di condivisione in tempo reale di informazione e di sentimenti e opinioni di ciascuno richiede un ordine emozionale che chiamo “sistema limbico sociale”. Ci troviamo di fronte a un benchmark , un momento di inizio che nessuno avrebbe potuto prevedere. I giovani e Internet stanno consegnando alla storia quel che ancora rimaneva in piedi del XX secolo. Il potere deve fare i conti con la potenza difficilmente contenibile delle intelligenze connettive messe in moto dal web. Siamo in un momento storico paragonabile a quello della Rivoluzione francese. L’ambiente in cui la persona digitale vuole vivere quale sarà? Esistono segnali evidenti di una richiesta globale di correttezza politica, per una società della condivisione. Non dobbiamo dimenticare a questo punto il transculturalismo, e nello stesso tempo dobbiamo valutare con molta attenzione le resistenze, quasi criminali, di coloro che difendono lo status quo. Lo scenario possibile dunque è una collaborazione interculturale a tutti i livelli, dove l’ambiente sarà l’oggetto della ritrovata unione dell’umanità, e la preoccupazione principale di tutte le culture insieme. La persona digitale non vorrà solo avere risposte sul clima dal suo gadget tecnologico, ma vorrà sapere come sta il mondo. Il futuro è una app che ci tiene informati sulla salute del mondo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nell’era della trasparenza e dei Big Data, le emozioni online orientano in modo nuovo la lettura della realtà quotidiana
I social network costituiscono un sistema integrato di pulsioni, desideri e frustrazioni che circolano alla velocità della luce modificando le percezioni e aggiornando la definizione di Freud
ILLUSTRAZIONE DI EMILIANO PONZI
L’INCONTRO ALL’EXPO Il sociologo e teorico della comunicazione Derrick de Kerckhove sarà protagonista martedì alle 18 a Milano, nello spazio espositivo The Waterstone di Intesa Sanpaolo, Official Global Partner di Expo Milano 2015, del quarto appuntamento del ciclo Sharing the World a cura di Giulia Cogoli Il suo intervento sarà dedicato al tema “Condivisione on-line e off-line”

 
 
 

LE TANE DELLA FORNICAZIONE

Post n°547 pubblicato il 28 Giugno 2015 da Quer_fattaccio

COMMENTI
>L’amaca
MICHELE SERRA
LE tane della fornicazione»: così un tweet fiancheggiatore, esultando per la strage, definisce le spiagge e gli alberghi tunisini dove passano le vacanze gli europei. C’è, dentro quella definizione, tutta la paranoia bigotta ( anche molto ridicola; feroce e ridicola) della quale l’ordigno jihadista è carico. Megatoni di sessuofobia, di paura violenta, di odio per la libertà degli altri. Il movente, in ogni delitto, è importante. Il jihadismo ce lo ripete con metodica precisione, con pedante chiarezza, il suo movente: odia gli occidentali, e quella parte del mondo arabo sospettabile di esserne complice o succube, per la disinvoltura dei costumi, la libertà sessuale, la libertà delle donne come bestemmia suprema, come oltraggio insopportabile all’ordine patriarcale.
Tutti i discorsi di ordine economico, politico, perfino dietrologico sul jihadismo sono importanti e significativi; ma nessuno di questi discorsi può ignorare l’evidenza eclatante di una dichiarazione di guerra su basi etiche, sessuali e religiose. Uccidere i turisti che prendono il sole vuol dire punire i peccatori, vuol dire purificare “le tane della fornicazione”. Lo dicono. Lo pensano. Lo fanno. Bisogna spiegare ai nostri figli, che porteranno sulle loro spalle ben più di noi il peso di questa guerra di lunga durata, che la posta in palio è esattamente e solo questa, la libertà delle idee e dei comportamenti, della scrittura, della cultura, dell’arte, e la libertà delle femmine come riassunto storico di tutte le altre libertà.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

GLI ASSASSINI, TRADITORI DELL'ISLAM

Post n°546 pubblicato il 28 Giugno 2015 da Quer_fattaccio

 

MONDO
Gli assassini traditori dell’Islam
TAHAR BEN JELLOUN
IQUATTRO attentati terroristici di venerdì 26 giugno miravano a colpire più che mai le coscienze del mondo civile europeo o musulmano. Perché si tratta di massacri deliberati di innocenti: all’Hotel Riu Imperial di Susa in Tunisia; in una moschea sciita nel Kuwait; in una base della Somalia e infine a Lione, in uno stabilimento industriale dove l’attentatore ha mozzato la testa a un dirigente e, con una macabra messinscena l’ha infilzata su un palo, come ai tempi della rivoluzione francese.
Questi attentati hanno fatto in totale 117 morti (39 in Tunisia, 27 in Kuwait, 50 in Somalia e uno in Francia) oltre a centinaia di feriti. Un colpo durissimo, spettacolare, in pieno mese del Ramadan, che dovrebbe essere consacrato alla preghiera, al raccoglimento, alla riconciliazione e alla pace. Ma di questo mese sacro ai musulmani, i terroristi hanno fatto un mese di morte, massacri e guerra contro quelli che chiamano i “miscredenti”, in totale contraddizione con lo spirito e la lettera dell’Islam.
Per chi si richiama allo Stato islamico, sono miscredenti tutti gli ebrei e i cristiani, ma anche i musulmani non sunniti, e comunque non decisi, come loro, a tornare indietro fino al VII secolo, ai tempi della nascita dell’Islam. Un modo per annullare magicamente quattordici secoli di storia, di evoluzione, di progressi dell’umanità, per un ritorno al passato che già di per sé è un errore. Apparso in un Paese, l’Arabia, in un’epoca precisa, per portare agli uomini i valori di cui mancavano, l’Islam si ispirava alle altre due religioni monoteiste; e ha fatto propri i grandi valori dell’umanesimo, della solidarietà e della fraternità esistenti nei giudaismo e nel cristianesimo.
A quei tempi vi erano tribù beduine che uccidevano le neonate sotterrandole vive. Maometto fu scelto da Dio come suo messaggero per porre fine a una siffatta barbarie, così come aveva vietato l’adorazione di idoli in pietra. Coloro che oggi uccidono, sgozzano, decapitano esseri umani in nome dell’Islam non solo tradiscono questa religione, ma si pongono totalmente al di fuori dei suoi precetti. L’indignazione generale non serve a nulla. Quello che il mondo civile si trova ad affrontare non è un esercito, e neppure un Paese, ma un nemico invisibile, mascherato. La democrazia non basta a proteggere i cittadini. La guerra potrebbe scatenarsi ovunque.
La coalizione di vari Paesi in lotta contro l’Is ha dimostrato la propria inefficacia. Se ne dovranno trarre le conseguenze. Non è dal cielo, ma solo sul terreno che si potrà sconfiggere questo esercito senza volto. Oggi, però, né i Paesi del Golfo né quelli europei sono pronti a un intervento di questo tipo. A ciò si aggiungono le ulteriori difficoltà dovute al fatto che l’Is è ovunque, e assume forme diverse. Il terrorista Yassin Salhi, che ha decapitato il suo dirigente nell’Isère, risiedeva in Francia e faceva parte di quell’esercito dormiente che può passare all’azione in qualunque momento.
Che fare? Oggi più che mai, gli Stati musulmani del mondo dovrebbero mobilitarsi con ogni mezzo ( sono ricchi, acquistano armi in continuazione) per combattere chi tradisce e stravolge l’Islam. All’inizio alcuni di questi Stati hanno finanziato l’Is. Le istanze internazionali dovrebbero aprire un’inchiesta per sapere chi c’è dietro queste orde selvagge. Chi le finanzia? Chi facilita la loro azione? Chi sono i loro compici? Sembra quasi che nessuno voglia saperlo. Se l’Islam normale non si mobilita, se l’Occidente non fa la guerra a questi massacratori, sarà il terrore generalizzato.
Col recente attentato hanno condannato la Tunisia alla povertà e alla miseria, dato che massacrando i turisti si uccide anche l’industria turistica. Con conseguenze che aggraveranno la situazione economica di questo piccolo Paese. Anche in Francia hanno dimostrato di poter agire dove vogliono e quando vogliono, nonostante il sistema Vigipirate, concepito per portare al massimo il livello di vigilanza. Nel Kuwait hanno dimostrato di voler prendere di mira in particolare i musulmani sciiti. Quanto alla Somalia, già da tempo questo Paese è in preda alla violenza. Il terrore continua a diffondersi, e nessun Paese è al riparo. I cittadini musulmani sono nel mirino al pari degli altri. Perché chiunque non la pensa come l’Is è miscredente.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
 
 

INPS, ECCO I RIMBORSI

Post n°545 pubblicato il 26 Giugno 2015 da Quer_fattaccio

Pensioni, come si fa a ricevere gli arretrati?
I calcoli saranno effettuati dall’istituto di previdenza e l’importo arriverà automaticamente. Ma sarà tassato. Gli eredi invece devono fare domanda

 


26/06/2015          .ad_bottom1-Spacer { width : 1px; float : left; margin-top: 12px; height: 360px; } #superWrapperBottom1 { float: left; width: 100%; display: none; } #oas_Bottom1 { display: none; float: left; } .ls-articoloImmagini-Spacer { height: 350px !important; }

Non era già stato emanato un decreto?  

Sì, ma mancava la circolare dell’Inps che stabilisce poi in dettaglio come funziona il rimborso parziale della mancata perequazione delle pensioni deciso dal governo.  

 

Quali sono le pensioni interessate al rimborso?  

Sono quelle che vanno da 3 volte il minimo Inps (circa 1500 euro lordi mensili) fino a 6 volte il minimo (circa 3000 euro lordi mensili) secondo un meccanismo di gradualità. 

 

Da quando scatta il pagamento del bonus?  

Gli arretrati saranno corrisposti il 1° agosto 2015 all’interno dei consueti assegni previdenziali che spettano al pensionato.  

 

Come funziona il meccanismo di ricalcolo dell’assegno?  

Per il 2012 e 2013 è riconosciuta una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione per gli assegni fino a tre volte il minimo Inps; si scende al 40% per gli assegni fino a quattro volte, quindi ancora al 20% per gli assegni fino a cinque volte, per scendere al 10% per gli assegni fino a sei volte superiori al minimo. Oltre questa soglia non c’è alcuna rivalutazione e nessun rimborso. L’incremento per il primo biennio costituisce poi la base di calcolo per gli anni successivi, a partire dal 2014. Per il 2014 e il 2015 invece la rivalutazione sarà dunque riconosciuta a partire dalle pensioni superiori a 3 volte il minimo e fino a 6 volte, e sarà pari al 20% della percentuale assegnata per ogni fascia di reddito per gli anni 2012-2013. L’Istituto procederà, poi, spiega ancora la nota, in occasione del rinnovo delle pensioni per il 2016, a ricalcolare le pensioni a partire dal 2012, attribuendo le percentuali di perequazione sopra indicate ai coefficienti di perequazione, rispettivamente del 2,7 e del 3 per cento, relativi agli anni 2012 e 2013 e i criteri di perequazione stabiliti dalla legge n. 147 del 2013 per gli anni 2014, 2015 e 2016. E poi, dal 2017 entreranno in vigore ancora nuove norme... 

 

È davvero molto, molto complicato. Si può fare un esempio?  

Ecco l’unico esempio fornito dalla circolare Inps. Le pensioni superiori a 3 volte il minimo e pari o inferiori a 4 volte il minimo (fino dunque a 1500 euro lordi) verranno complessivamente rivalutate, calcolando gli arretrati 2012, 2013, 2014 e 2015, di 796,27 euro. In particolare, saranno restituiti 210,60 euro per il 2012 e 447,20 per il 2013. Per il 2014 e 2015, invece, la restituzione sarà pari rispettivamente a 89,96 euro e 48,51 euro.  

 

E dal 2016 a quanto ammonterà questa pensione da 1500 euro?  

La base di calcolo della pensione 1500 diventa a partire dall’agosto di quest’anno di 1.525 euro mensili lordi,. E poi a partire dal gennaio del 2016 ammonterà a 1.541 euro, sempre mensili e sempre lordi.  

 

Ma chi sarà a fare tutti questi calcoli difficili? Un commercialista, il patronato sindacale?  

Per fortuna, dice la circolare dell’Inps, «alla ricostituzione dei trattamenti pensionistici si provvede d’ufficio». Ovvero faranno tutto loro. 

 

Quanta parte delle risorse sottratte dal decreto Monti verranno rimborsate dal governo Renzi?  

Una parte decisamente piccola, afferma l’Ufficio Parlamentare di Bilancio: soltanto un po’ meno del 12% dei totale delle risorse sottratte nel corso degli dal «SalvaItalia del 2011, ovvero circa 18 miliardi. Ma tutti i rimborsi sono stati concentrati su circa 3,8 milioni di pensionati (dati 2011), appunto quella fascia che si colloca tra le tre e le sei volte il minimo. In particolare la fascia tra tre e quattro volte il minimo Inps è formata da circa 2 milioni di pensionati. 

 

Al rimborso hanno diritto anche coloro che nel frattempo sono deceduti?  

Sì, la sentenza della Consulta e il decreto del governo interessa anche i titolari del trattamento pensionistico che nel periodo interessato sono deceduti. Lo spiega (indirettamente) la circolare dell’Inps, quando afferma che «il calcolo delle differenze spettanti verrà effettuato anche per le pensioni che al momento della lavorazione risulteranno eliminate».  

 

E dunque del bonus beneficeranno gli eredi?  

Esattamente. Ma dovranno presentare una domanda all’Istituto previdenziale, che ovviamente per ora non ha predisposto alcun modulo, ma che certamente inserirà delle informazioni nel suo sito Internet http://www.inps.gov.it/. E il pagamento delle spettanze agli aventi titolo (si presume tutti gli eredi presenti nell’asse ereditario, la circolare non lo chiarisce) sarà effettuato a domanda «nei limiti della prescrizione».  

 

Almeno il bonus che arriva il prima agosto sarà «netto», ed esente da tasse?  

No, ci si dovranno pagare le tasse. Il decreto e la circolare chiariscono che il bonus di rimborso sarà sottoposto al regime della tassazione separata (al 23%) per quanto riguarda tutti gli arretrati fino al 2014; per le somme maturate dal 2015 invece ci si applicheranno le aliquote fiscali della tassazione ordinaria. 

 
 
 

CDP, COSA CAMBIA

Post n°544 pubblicato il 20 Giugno 2015 da Quer_fattaccio

Cassa Depositi e Prestiti, Renzi cambia il timone e vara la nuova rotta

Cassa Depositi e Prestiti, Renzi cambia il timone e vara la nuova rotta

Lobby

 

Trovato l'accordo dopo settimane di trattative: alle Fondazioni bancarie garanzie sui dividendi, mentre il presidente passa a Palazzo Chigi dove sarà consigliere per la banda larga

La Cassa Depositi e Prestiti è una banca o la longa manus del governo? Se lo chiedeva a febbraio la Corte dei Conti che evidenziava la necessità di definire la nuova “mission industriale” della società pubblica che gestisce 250 miliardi di risparmi postali degli italiani. Alla luce degli ultimi fatti di cronaca, l’ago della bilancia pende per la seconda opzione, quella che assegna alla Cdp il ruolo di nuovo braccio finanziario della politica industriale dell’esecutivo. Lo testimonia il fatto che Matteo Renziabbia fatto carte false per sostituire il presidente, Franco Bassanini, facendo spazio all’ex banchiere Goldman Sachs e attuale presidente di Salini-Impregilo, Claudio Costamagna, in passato fra gli ospiti del panfilo Britannia su cui negli anni ’90 si decisero le privatizzazioni dei gioielli di Stato italiani.

Per arrivare alla nomina di Costamagna, Renzi è dovuto scendere a patti con le Fondazioni bancarie socie di minoranza della Cassa e con il grande vecchio della finanza italiana, il presidente dell’Acri,Giuseppe Guzzetti, che fino all’ultimo, ha sostenuto Bassanini. Dopo un lungo tira e molla, per raggiungere il suo obiettivo il governo si è visto costretto ad assicurare alle Fondazioni idividendi futuri legati all’investimento in Cdp (circa il 18%). Con questo impegno, il governo è riuscito così finalmente ad imporre il nome del suo candidato per la successione alla presidenza, poltrona che per statuto è riservata agli enti. Renzi ha anche “promosso” Bassanini a suo consigliere personale per la fibrapur di convincerlo a farsi da parte. “Serve subito che parta il pianobanda ultralarga del governo. Non perdiamo altro tempo!”, ha twittato Bassanini tentando di smorzare i toni relativi alla difficile trattativa che ha portato al suo addio alla Cdp.

L’ex ministro “si è dichiarato disponibile a favorire” il processo “di rinnovamento” della Cassa Depositi e Prestiti come ha chiarito una nota di Palazzo Chigi evidenziando che Bassanini assicurerà “la continuità della rappresentanza istituzionale di Cdp fino alla elezione del nuovo presidente”. Il ricambio ai vertici della Cassa Depositi e prestiti avverrà quindi in maniera soft, come sin dall’inizio voleva Renzi che pure aveva minacciato le dimissioni in blocco dei consiglieri indicati dal ministero dell’Economia facendo decadere il cda e decapitando di conseguenza anche i vertici. Il ricambio alla guida della Cdp era del resto necessario “per motivi tecnici” come aveva spiegato nei giorni scorsi il premier dal salotto televisivo di Bruno Vespa, Porta a Porta.

Quali siano le ragioni tecniche del ricambio, il premier in un certo senso lo spiega nella nota che formalizza il ribaltone: “L’Italia si trova oggi a un passaggio decisivo per la ripresa – si legge – Le riforme strutturali, l’attrazione degli investimenti e una politica di bilancio basata sul taglio delle tasse sul lavoro stanno riportando il Paese alla crescita. In questo contesto ilrafforzamento del ruolo di Cdp risulta ancora più cruciale. Ho parlato col presidente Bassanini dell’esigenza – avvertita dal governo e dalle Fondazioni bancarie – che tale processo sia accompagnato da una riflessione più ampia sulla governance della Cassa”.

Con l’uscita di scena di Bassanini si aprirà dunque la “riflessione renziana” che per un soffio non ha portato la Cdp ad una sorta dicommissariamento con l’allargamento del consiglio di amministrazione della cassa attraverso l’innesto di uomini di fiducia del governo. La nuova fase promette di essere foriera di ulteriori novità per i massimi vertici della Cdp: Renzi vorrebbe infatti sostituire l’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini, la cui uscita di scena rischia però di costare cara alle casse pubbliche e di finire persino nel mirino della Corte dei Conti. Per l’avvicendamento, c’è già pronto l’attuale ad della Bnl, Fabio Gallia, citato in giudizio dai magistrati di Trani per presunta truffa nella vendita di prodotti derivati. Per favorire l’arrivo del manager, il governo dovrà tuttavia prevedere la modifica del regolamento della Cdp che esclude la possibilità di nomina nel caso di rinvio a giudizio. L’operazione non spaventa certo il premier rottamatore, ma non giocherà a favore della sua popolarità, ormai sui minimi.

Infine, l’intera svolta dirigista renziana sulla Cassa è anche già finita sorvegliata speciale di Bruxelles. Secondo quanto riferito daLa Repubblica, l’ufficio statistico europeo osserva da vicino la società pubblica partecipata dalle Fondazioni (18%). “Analizzino continuamente le attività di Cdp in modo da assicurare che siano tutte svolte in condizioni di mercato“, hanno spiegato fontiEurostat che attendono di vedere quali saranno i risvolti della scelta di Cdp di investire nel fondo salva-imprese, il nuovo strumento con cui il governo vuole intervenire in aziende in difficoltà come l’Ilva di Taranto. L’Unione teme infatti che Cdp, finora, al pari della francese Caisse des depots e della tedesca Kfw, ritenuta un soggetto privato con precisi obiettivi di reddività, possa trasformarsi in una sorta di nuova Iri. L’idea, che non piace alle Fondazioni, potrebbe essere una vera e propria bomba ad orologeria per i conti pubblici dal momento che Eurostat potrebbe chiedere all’Italia di inserire la sua attività nel perimetro della pubblica amministrazione. Così il rinnovamento della Cdp voluto da Renzi non solo metterebbe a rischio la redditività della società, ma i 250 miliardi di risparmio postale, che costituiscono il suo capitale, verrebbero conteggiati nel debito pubblico.

 
 
 
 
 

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