Creato da dianxuedgl il 11/01/2007

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APPROCCIO CLINICO AM

Post n°2 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da dianxuedgl

Le discipline da combattimento possono essere iniziate fin dai sei anni, anche se certamente per un apprendimento efficace è richiesto un buon sviluppo psico-motorio. Qualcuno inizia la pratica del Karate a quattro anni (ed è lodevole) ma in realtà si tratta di attività ludico-motoria atta a rendere più consapevole il bambino del suo corpo e dello spazio che lo circonda. Si possono attuare esercizi motori, di coordinazione sotto l’aspetto più che altro del gioco con un occhio di riguardo verso gli

esercizi propedeutici tipici delle arti marziali. Si potrebbe definire la pratica del karate fino ai 10 anni come iniziazione al karate o karate per bambini o karate psico-motorio; intendo in questo modo che fino a 10 anni si privilegia l’aspetto ludico-ginnico-motorio. Raggiunte le capacità di

attenzione,  equilibrio e di controllo motorio si potrà cominciare a parlare di insegnamento di arte marziale.

Dal punto di vista fisico, le arti marziali non richiedono requisiti particolari. I longilinei o i  più robusti, i piccoli o i più alti, maschi o femmine, adulti o bambini, tutti possono praticare le arti marziali.

Diverse sono le motivazioni che portano alle arti marziali. Nel bambino è spesso il desiderio di emulare un super eroe o il bisogno di scaricare un eccesso di energie, a volte si tratta di richiesta di

genitori per un bambino ritenuto troppo timido. Nell’adulto ancora prevale l’attrazione verso le filosofie orientali ma anche la richiesta di una attività di dispendio fisico o la volontà di superarsi. Per alcuni, le arti marziali rappresentano una un bisogno di affermazione o più banalmente l’apprendimento di tecniche di auto-difesa.

Come per ogni attività sportiva di un certo impegno, sono importanti la tenacia, il rigore e la volontà di accettare una certa disciplina e un allenamento lungo e difficile.

 

Bilancio attitudinale

Dal punto di visita più strettamente clinico-fisico, bisogna riconoscere che le arti marziali stressano  le articolazioni degli arti e della colonna vertebrale e quindi l’occhio del medico, soprattutto nei più

giovani deve ricercare eventuali anomalie osteo-articolari. Per i meno giovani,  le problematiche non cambiano con in oltre la componente degenerativa legata all’età ma, in cuor mio, l’attenzione verso i ragazzi e il rischio di patologie che ne influenzeranno la crescita è più importante.

Un esame della libertà articolare è importante. Costituzionalmente non tutti sono dotati della stessa scioltezza articolare. I meno sciolti dovranno lavorare di più senza però incorrere in eccessi lesivi per le articolazioni. Ricordo come la scioltezza eccessiva per esempio delle ballerine sia causa di disturbi articolari delle ginocchia, delle anche e della colonna vertebrale. La mobilità articolare è importante per il karateka ma non deve diventare l’obiettivo unico specie per i non agonisti. Queste articolazioni devono quindi essere indenni da processi lesivi che potrebbero peggiorare con una attività eccessiva. Queste considerazioni hanno valore sopratutto per quegli atleti che hanno una

attività intensa. Invece per la maggior parte dei praticanti che frequentano le palestre e fanno un allenamento più che altro per il mantenimento della forma fisica senza raggiungere gli eccessi degli

allenamenti dell’attività agonistica si può addirittura utilizzare il karate come arma terapeutica in diversi quadri patologici articolari. Per questo sarà fondamentale la preparazione del tecnico che svolge il riscaldamento per far effettuare un buon allungamento muscolotendineo e soprattutto capire le difficoltà e le caratteristiche di ognuno fermo restando, ovviamene,  l’idoneità medica alla pratica sportiva. Molti incidenti muscolotendinei di inizio stagione sono da ricondurre ad una

ricerca di scioltezza eccessiva in tempi troppo brevi e si possono evitare con una ripresa dell’allenamento in modo graduale e progressivo. Inoltre possiamo anche dire che vi sono affezioni della colonna vertebrale che si possono manifestare come lombalgie croniche o anche lombosciatalgie che non escludono la pratica del karate ma bensì giovarsene, se questa è

associata ad una buona ginnastica posturale effettuata con un fisioterapista e un riscaldamento specifico. In questo modo si possono anche ottenere dei notevoli vantaggi dalla pratica di questo sport proprio sotto il profilo sanitario. E’ ormai noto come una rigidità dei muscoli posteriori della gamba abbia un ruolo importante nella patogenesi di molte lombalgie.

La forza muscolare è una qualità fondamentale per praticare le arti marziali che tutti possono lavorare. Non si ricerca la forza fine a se stessa ma una tonicità muscolare e un grande elasticità.

Una controindicazione assoluta alla pratica agonistica è la perdita totale di un organo pari (occhio, rene, testicolo) mentre l’allenamento è concesso, anche qui, l’attenzione e la preparazione del tecnico risulta fondamentale.

Problemi ortodontici non precludono l’attività sia ludica che agonistica purché i ragazzi siano seguiti da uno specialista e utilizzi un paradenti fatto su misura. Si evitano in questo modo rischi di lesioni delle labbra e della lingua.

Deficit visivi, possono essere corretti con lenti a contatto morbide, autorizzate in gara.

Asmatici e diabetici, sotto controllo medico, possono praticare il karate, anche a livello agonistico.

Nella donna, la gravidanza preclude sempre l’attività agonistica mentre si può allenare fino al sesto mese con i dovuti accorgimenti.

Esistono terapie (esempio beta bloccanti) che possono ridurre la resistenza allo sforzo. In questi casi è il medico curante che deve consigliare le modalità e l’intensità degli allenamenti.

 

Bilancio clinico di inizio stagione

A tutti viene chiesto un certificato di idoneità all’attività sportiva all’atto dell’iscrizione in palestra. Mentre però i certificati per l’attività agonistica prevedono un certo numero di accertamenti clinici e gli atleti sono seguiti in modo regolare, i non agonisti invece sono troppo spesso sottovalutati e gli accertamenti presi sotto gamba, sia da parte dei sanitari che degli atleti che vedono questa certificazione come un semplice impegno burocratico. Senza pensare a chi sa quali esami, sarebbe opportuno svolgere una buona, classica visita medica senza tralasciare l’anamnesi e l’osservazione dell’apparato locomotore. Il concetto della certificazione è quello di individuare e prevenire condizioni o patologie che si potrebbero aggravare con l’attività sportiva.

Nel bambino, la visita medica preliminare consente di verificare parametri morfofunzionali e soprattutto l’evoluzione e la crescita del bambino.

Nell’adolescente l’attenzione sarà posta sugli effetti dell’allenamento e la resistenza agli stessi, si cercheranno patologie crescita valutando lo sviluppo generale.

Nell’adulto, ci si concentra maggiormente sullo stato delle funzioni cardiovascolari e analisi orientate verso la ricerca di quei fattori di rischio per gli incidenti cardiovascolari.

 

dott.  FRANCK GUILLON-XENARD

 

 

 

[1] Ipertensione, colesterolo, trigliceridi, diabete

 

 
 
 
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