Creato da danzan0l3n0t3 il 20/05/2012

UNIVERSI PARALLELI

VERSO UNA NUOVA DIMENSIONE

 

« SAMBA PA TI ....Alessandro »

PEPPINO

Post n°13 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da danzan0l3n0t3

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PEPPINO 

 

Il padre di Alessandro

 

Continua dal Post precedente.....

Che bella l’Estate ,il rincorrersi delle bianche creste dell’onda accompagnate dal vento  a cospargere  la  pelle di nebulizzate gocce salmastre!
Che magia il momento in cui il  disco immenso del sole al tramonto,  s’immergeva  lentamente nel mare per illuminare  sommerse Atlantidi , celate  tra  foreste di  anemoni e coralli !
Che  dolore  quella sera sulla spiaggia , tra quelle struggenti note di Samba Pa Ti, notare nel comportamento di Mara  uno stralunato distacco!
Su quel palcoscenico naturale illuminato dal beffardo faro della luna , stava per avere il suo epilogo una breve ma intensa storia d’Amore , mentre quei due  ragazzi, come  inconsapevoli teatranti di un copione  simile a quello di tante altre storie non a lieto fine,  non si sarebbero dati nemmeno l’ultimo bacio.
“Senti   Ale “ dice Mara – “  Questa primavera ho conosciuto Bobo, un ragazzo di Novara “
Alessandro, come paralizzato da quelle parole, anticipate dal triste sguardo di Mara ,era immobile come una statua di sale ; lì sulla battigia  resa ancora lucente  dall’ultima carezza d’acqua, in quel suo   riflettere ancora i luccichii d’una luna straniera e avversa.
“Ma…”dice Alessandro. “Sì hai capito bene”- dice Mara - ”Mi dispiace  dirtelo qui e adesso, ma ora il mio cuore è di un altro”.
Una lacrima,  iniziò a brillare  poco oltre il bordo degli occhi di Alessandro, a confondergli vista e cuore, in quell’irreale momento nel quale Mara gli stava raccontando  come aveva conosciuto  Bobo.
Ma Alessando non l’ascoltava…,la sua mente era altrove, persa nei baci che si erano dati,  negli abbracci che si erano scambiati , nell’amarezza dell’amore carnale che non aveva avuto vita  tra di loro , perché Mara era troppo giovane,  perché Alessandro era troppo impacciato e ingenuo.
Preso da una sensazione irrefrenabile,Alessandro scappò via ,correndo lungo la battigia a perdifiato, fino a dilaniarsi i polmoni  in una folle corsa , per allontanarsi da quell’ulteriore momento d’abbandono che gli ricordava incredibilmente la morte di suo padre, quando di fronte a quel doloroso  letto d’agonia, pochi minuti prima che morisse  il suo papà,  fuggì via  per rifugiarsi nel buio magazzino, salendo di sacco in sacco di farina,  per   abbarbicarsi  in alto sull’ultimo… , quasi contro il soffitto,  il quel  caldo e afoso pomeriggio d’estate .
Improvvisamente  fù  proiettato in quel lontano  15 agosto 1960, mentre calde lacrime gli bagnavano il viso, mentre l’inarrestabile ruota del treno della  morte, nel suo costante percorrere i binari della vita,  stava per schiacciare  suo padre bloccato in quel letto di dolore, divorato da un cancro che dal novembre dell’anno precedente, gli aveva drasticamente  polverizzato ogni speranza di vita .
“Povero papà”-pensava  il giovane Alessandro in quel duro ricordare. –“ Nemmeno un istante di respiro nel lasciarti alle spalle le brutture di una  guerra che aveva lasciato questo nostro Paese, alle prese con un difficile percorso di ricostruzione  e con tanti problemi  ed odi di classe da risolvere, che una nuova guerra , all’interno del tuo corpo ,si apprestava   a toglierti l’ultimo respiro, in quell’inarrestabile proliferare di metastasi ,che  nel diffondersi tra cuore e polmoni ,ti  rubavano l’ultimo soffio d’aria.”
Cosi come a questo Paese comportamenti criminali e oscuri giochi di potere  , hanno piano piano intaccato i gangli di onestà e correttezza,  per portarci quì, fino ai giorni nostri in una insulsa società  in conclamata putrefazione morale.
Che dignità e compostezza  in quella silenziosa sofferenza di Peppino, mentre Eva bagnava con una pezzuola di cotone inumidita le sue labbra, mentre quegli occhi neri  dilatati in una  tacita preghiera , speravano ancora di superare  quel grande macigno improvvisamente caduto addosso ai suoi trentasette anni.
Che differenza tra quei tempi e quelli nostri, dove tutto è portato all’esasperazione,  dove anche per minime futilità, si urla ,si impreca, si esterna senza alcun ritegno, si ruba, si violenta, si stupra ,si ammazza, si  lascia nell’indifferenza più totale, chi non possiede nemmeno l’indispensabile per vivere!
Anche Eva fù più che dignitosa, nel suo affrontare quel doloroso distacco dal suo compagno di vita , lei era abituata alle atrocità di una guerra da poco terminata , nei suoi limpidi occhi azzurri si erano susseguiti  momenti che ai giorni nostri risulterebbero alquanto  difficili da sopportare e comprendere.
Ai suoi tempi la guerra, i bombardamenti, le sirene del coprifuoco,  erano la quotidianità, sentita nelle orecchie, mostrata nei pori della pelle  che si raggrinziva in brividi di paura , in quel catastrofico progredire  degli eventi di un conflitto mondiale.
La mano di Alessandro era  in quella di Eva di fronte alla bara di suo padre,  mentre  l’ultimo pietoso bacio della sorella di Peppino, deposto sulle sue ormai esangui labbra, precedeva il momento  della calata del coperchio di zinco , che veniva appoggiato sui bordi della cassa funebre.
A seguire, nell’aria intrisa da un insostenibile profumo di pino, le volute di fumo della saldatrice che sigillava per sempre  quel corpo allo sguardo dei presenti , ma non a quello del cuore.
Due giorni più tardi il mesto corteo funebre diretto al cimitero,  l’acre odore di gasolio proveniente da tubo di scarico dell’auto funebre , a far lacrimare  ancora ,occhi smarriti  nell’inseguire preghiere rivolte al cielo   di   cadenzati Pater , Ave e Gloria  ed Eterno Riposo.
Infine lo stridio del legno spinto all’interno del loculo, il tonfo della pietra tombale posta a chiusura di quello stretto cubicolo,  lo sfrigolio  della malta gettata dalla cazzuola  a sigillo  di quell’ultima dimora.
Tutti questi pensieri, tutte queste immagini, assalirono in quel momento ad ondate, la mente di Alessandro, in quella sua inarrestabile  fuga dalle parole di Mara ,  per frangersi con violenza negli anfratti dell’anima sua  che ancora una volta era stata derubata dell’Amore. .....continua al prossimo post .

Pier

 
 
 
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PROTETTO CON

 
        RIFLESSIONE
S caricano il loro veleno
T ra le strade del mondo
O mbre di uomini opachi
R ifiutano il fulgore della luce
D entro hanno neri abissi
I imputridito è il loro cuore
S olo la fiaccola del male
C ontinua a bruciare i
O ra dopo ora nel loro involucro
N ulla resterà di essi se non l’odio
O rmai unica nota che li distingue

I giorni scorrono stanchi delle guerre
V orrebbero che tutto finisse
E cessasse in una esplosione di pace.
N ulla però può fermare la lotta
T ra il bene ed il male che continua 
I giorni trascorrono nell’indifferenza
D ella gente che non vuole cambiare
E sugli altari della quotidiana follia
L e vittime di un mondo senza cuore
L ‘ultimo respiro esalano al nulla.
A ncora una volta prego perchè
Q uesta corsa folle senza traguardi
U n giorno possa finalmente cessare
O cclusa da un muro di luce invalicabile
T rafitta dalle stesse lame d’odio
I ntinte dello stesso veleno del male
D a cui ha sempre tratto nuova energia
I n silenzio osservo da questo sperone
A ssiso sulla fredda roccia del tempo
N uovi fermenti di vita farsi strada
A fflatti di bene spazzare le nebbie
M alvagie che ricoprono case e palazzi
A ncora aleggianti sulla città perduta
L a lotta laggiù continua incessantemente
V edo uomini donne ed eroi del quotidiano
A ffrontare con grande dignità la vita
G uardando avanti uniti da nuova fratellanza
I indietreggiano i lupi affamati di potere
T raditi dalla loro infinita brama di sangue
A’desso una piccola luce brilla ad indicare la via.
Pier
 

un Giorno ...una Notte

ALAIN VEINSTEIN

 

 

INTERVISTA AD ALDA MERINI

 

Ecco,letta da me .

una poesia di Mario Palmieri

 

 

Nazim Hilkmet

 

 

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