Creato da danzan0l3n0t3 il 20/05/2012

UNIVERSI PARALLELI

VERSO UNA NUOVA DIMENSIONE

 

PRONTI PARTENZA VIA....

Post n°16 pubblicato il 09 Gennaio 2013 da danzan0l3n0t3

bandiera che sventola

PRONTI PARTENZA VIA


Pronti partenza via

noi siamo tutti pronti

per  combattere la follia

in questa Italia nostra

che ormai non è più mia

In questo manicomio

del tutto omologato

dentro a questo Paese

ormai quasi affondato.

Hanno ucciso la Politica

questo è una dato ormai sicuro

e mi sembra ogni giorno

di cozzare contro un muro

governato da individui

che farebbero rizzare

i capelli in testa ai martiri

delle due guerre mondiali.

bandiera che sventola

Pronti partenza via

ci sono le elezioni

evviva la democrazia

chimera diventata

donna da marciapiede

sfruttata da magnaccia

che non hanno più fede.

Nelle stanze dei bottoni

ci sono uomini quasi alieni

che continuano a ignorare

i bisogni quotidiani

della gente più comune

senza più speranze certe

che confusa assiste muta

all'aumento delle tasse.

Pronti partenza via

dobbiamo protestare

contro questa follia

per far vivere un mondo

che venga regolato

da buon senso e morale

ma non più dal peccato

pronti partenza via....

Pier

 
 
 

Auguri ... da Pier

Post n°15 pubblicato il 19 Dicembre 2012 da danzan0l3n0t3

 

vedute rive lariane innevate  e battello




In questa immagine  che rispecchia molto il mio stato d'animo attuale lascio  il mio messaggio per tutti quelli che passeranno da qui.

A tutti quelli che pur essendo compresi nello spazio amici non si fanno affatto nè vedere nè sentire per chiedermi come va, a tutti quelli che immaginano il Natale come una festa consumistica ,come un periodo nel quale obbligatoriamente dobbiamo fare e ricevere regali , a tutti quelli che non avranno regale ma che il Natale lo hanno dentro di sè, nel loro sorriso, nel loro sguardo, nella loro sensibilità.

A tutti quelli che in questo momento sono vittime , per dare loro un piccolo sostegno, a tutti quelli che in questo momento sono carnefici , per illuminare il loro buio interiore con una piccola scintilla di luce , a tutti quelli che portano sulle loro spalle il fardello più pesante "L'INDIFFERENZA"perchè possano a cominaciare da oggi liberarsene per sempre e trovare nell'altro una ragione di vita.

Ai politicanti perchè  possano imparare veramente cosa significhi la parola "Politica"  magari andandosi a rileggere il testo della "Costituzione" . 

Probabilmente quest'anno  la crisi ci sta tendendo la mano per farci riscoprire un Natale più sobrio un Natale dove al posto degli oggetti dovremmo mettere sotto l'albero le persone quelle con la P maiuscola quelle che sulla loro pelle  portano le ferite della vita e che sanno benissimo distinguere tra valori e disvalori .

Ecco vorrei che finalmente il NATALE fosse quella luce che possa illuminare le menti di ognuno  per donare alla ragioni  della mente quelle del cuore.

Pier

 

 

 
 
 

Alessandro

Post n°14 pubblicato il 25 Novembre 2012 da danzan0l3n0t3

 

continua dal post prededente

 

uomo che piange

Dove sono , dove sono , dove sono? Questa domanda cercava di farsi strada nei circuiti di pensiero che tentavano di resettarsi nel tentativo di ricordare , di capire dove mi trovavo, chi c’era intorno a me, cosa era successo.

Le labbra erano aride e un sapore metallico  avvolgeva la lingua  ,che sembrava diventata enorme al punto da impedirmi di deglutire.

Gli occhi raccoglievano profili d’ombre, l’udito suoni ancora indistinti ,frasi sommesse prive di un tessuto di parole distinguibili , capaci di cucire la sostanza di un discorso.

A ondate una nausea altalenante mi afferrava in una morsa vertiginosa, rendendo impossibile capire in che posizione si trovava il mio corpo, ammesso che ne avessi uno ancora.

Piano piano un dolore sordo, pulsante si faceva strada tra quell’intorpidimento generale delle facoltà intellettive e percettive .

A poco a poco riuscivo a distinguere i contorni di quello che era un grande incubo, ombre che parevano acquistare dei volti , frasi che iniziavano ad assumere un significato, riferimenti spazio temporali, che mi facevano capire d’essere in una grande stanza con le serrande abbassate ed un letto che accoglieva quello ,che pur essendo il mio corpo, non riuscivo ancora  a percepire , se non per quel dolore sempre più evidente, sempre più insistente, sempre più tentacolare.

Iniziavo a sentire la testa trafitta da una morsa pesante, cupa, schiacciante…, le mani  a poco a poco si articolavano in piccoli movimenti ;sotto di loro, il contatto delle lenzuola, intorno…, odore di etere e disinfettante.

Mossi a fatica il capo alla mia destra,  per distinguere  una piantana metallica dalla quale penzolava una sacca scura,  che terminava in un lungo tubicino,  le cui radici affondavano nella mia carne nell’incavo dell’avambraccio.

Qualcuno intorno a me disse .” si è svegliato si è svegliato.”

Ma non capivo ancora chi  avesse detto quelle parole, non capivo ancora, come ero finito lì;  non ricordavo ancora perché mi trovassi in quel luogo.

Tutto improvvisamente iniziò a girarmi intorno e …,persi conoscenza.

Mi ritrovai improvvisamente  a correre su di una spiaggia  verso  un’orizzonte che sembrava avvolto dalla nebbia, mentre alle mie  spalle, qualcosa che per un attimo era stato un sogno d’Amore, svaniva  in dissolvenza, lasciando impressi nel mio intimo sentire gli artigli di un cupo dolore.

Nuovamente la scenario cambiava ed ero lungo un viale alberato, che da Viareggio  andava verso Massacciucoli .

Lì ai bordi della pineta era ferma una Fiat Zagato color amaranto e…, poco più in là un giovane vestito di nero,  con al collo un crocifisso che mandava barbagli dorati, stava baciando Mara, la adagiava su di un telo da mare,  mentre lentamente con uno sguardo carico di cupidigia, le slacciava  la camicetta mentre …..

Di nuovo un altro scenario, tanta gente intorno,  risa, allegria,  musica a tutto volume, il tipico conto alla rovescia che  sentenzia l’inizio del nuovo anno e poi le bottiglie stappate,  il tintinnio dei calici che brindano a un avvenire sperato ,sognato,migliore di quello appena trascorso .

Ma al di là di quella soglia a volte belle speranze si infrangono ,urtano contro l’aspro muro della realtà con la quale alla fine,  devi sempre fare i conti.

Torno ad essere in quella stanza per qualche attimo, vedo una serie di volti impauriti, spaventati,  assaliti dalla tensione e…, torno a sprofondare in quel miscuglio di immagini confuse sconclusionate.

Qualcuno  dice “dai Alessandro vieni che andiamo a sparare i botti” -  ma io barcollo, mi sento male, corro ai servizi a vomitare.

”Cosa c’è Ale?” mi dice Roberta  seguita subito dalla stessa domanda fatta da Stefano .”Non mi sento bene ragazzi ho dei dolori alle reni  è come se dovessi urinare senza riuscirci e…, mi sembra che da un momento all’altro la vescica stia per scoppiare. “Sono percorso da brividi  ho freddo chiedo ai miei due amici di accompagnarmi a casa.

Di nuovo riemerge la stanza, tante facce che mi osservano  e che riscompaiono nuovamente nel vortice di un girotondo di spezzoni d’esistenza,  che a tratti ,sembrano riunirsi in un disegno disordinato, senza tempo, senza logica.

Mi ritrovo  così  alla fine di quell’estate svuotato, senza più gioia, senza più voglia di fare niente,  senza più riuscire a staccarmi, dal continuo pensare  alla fine di un amore che piano piano, mi stava lentamente uccidendo.

“Che idioti che siamo!” Un amore anche se finisce, dovrebbe  comunque avere arricchito la nostra esistenza, dovrebbe avere costituito un momento di splendore nella monotona quotidianità dei giorni.

 Ma forse l’amore non siamo capaci di vederlo e…, quasi sempre, lo vestiamo di aspettative e lo guardiamo con occhiali che ne distorcono il vero significato., la sua reale essenza.

Perché l’Amore è dovunque : nel sorgere di un’alba , nell’ascendere del sole, nell’azzurrità del cielo, nello stormire delle fronde scosse dalla brezza del vento, nella musicalità del frangersi dell’onda sulla riva del mare, nell’abbraccio del sole che ti scalda le pelle , nella magia dei profumi delle fioriture  che incoronano la primavera , nel volo di una farfalla che si posa di fiore in fiore, nel frinire delle cicale, negli assolati pomeriggi estivi.

Questo è Amore …, è il canto della vita che ci accompagna sempre.

Ma noi, piccoli uomini persi nel nostro individualismo, non riusciamo a guardare ad un palmo dal nostro dolore, da ciò che ci ferisce, da quello di immediato che ci colpisce direttamente, nel bene e nel male.

Tutti concentrati su noi stessi, finiamo di fare una tragedia di tutto ciò che di negativo accade, senza riuscire a capire che da qualcosa di negativo, si può sempre tirar fuori  qualcosa di prezioso ed utile per la nostra crescita;sembra a volte che di crescere non ne abbiamo proprio voglia.

Ed ora ad Alessandro,si stava per spalancare un mondo che l’avrebbe, seppur con grande dolore, riavvicinato  ad una dimensione più umana , alla comprensione di quanto la vita sia preziosa, di quanto intorno a noi, mentre  passano i minuti e le ore, una grande fetta d’umanità soffre muore  e lotta per la vita.

Pier   

 
 
 

PEPPINO

Post n°13 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da danzan0l3n0t3

 CONTINUA DAL POST PRECEDENTE......

PEPPINO 

 

Il padre di Alessandro

 

Continua dal Post precedente.....

Che bella l’Estate ,il rincorrersi delle bianche creste dell’onda accompagnate dal vento  a cospargere  la  pelle di nebulizzate gocce salmastre!
Che magia il momento in cui il  disco immenso del sole al tramonto,  s’immergeva  lentamente nel mare per illuminare  sommerse Atlantidi , celate  tra  foreste di  anemoni e coralli !
Che  dolore  quella sera sulla spiaggia , tra quelle struggenti note di Samba Pa Ti, notare nel comportamento di Mara  uno stralunato distacco!
Su quel palcoscenico naturale illuminato dal beffardo faro della luna , stava per avere il suo epilogo una breve ma intensa storia d’Amore , mentre quei due  ragazzi, come  inconsapevoli teatranti di un copione  simile a quello di tante altre storie non a lieto fine,  non si sarebbero dati nemmeno l’ultimo bacio.
“Senti   Ale “ dice Mara – “  Questa primavera ho conosciuto Bobo, un ragazzo di Novara “
Alessandro, come paralizzato da quelle parole, anticipate dal triste sguardo di Mara ,era immobile come una statua di sale ; lì sulla battigia  resa ancora lucente  dall’ultima carezza d’acqua, in quel suo   riflettere ancora i luccichii d’una luna straniera e avversa.
“Ma…”dice Alessandro. “Sì hai capito bene”- dice Mara - ”Mi dispiace  dirtelo qui e adesso, ma ora il mio cuore è di un altro”.
Una lacrima,  iniziò a brillare  poco oltre il bordo degli occhi di Alessandro, a confondergli vista e cuore, in quell’irreale momento nel quale Mara gli stava raccontando  come aveva conosciuto  Bobo.
Ma Alessando non l’ascoltava…,la sua mente era altrove, persa nei baci che si erano dati,  negli abbracci che si erano scambiati , nell’amarezza dell’amore carnale che non aveva avuto vita  tra di loro , perché Mara era troppo giovane,  perché Alessandro era troppo impacciato e ingenuo.
Preso da una sensazione irrefrenabile,Alessandro scappò via ,correndo lungo la battigia a perdifiato, fino a dilaniarsi i polmoni  in una folle corsa , per allontanarsi da quell’ulteriore momento d’abbandono che gli ricordava incredibilmente la morte di suo padre, quando di fronte a quel doloroso  letto d’agonia, pochi minuti prima che morisse  il suo papà,  fuggì via  per rifugiarsi nel buio magazzino, salendo di sacco in sacco di farina,  per   abbarbicarsi  in alto sull’ultimo… , quasi contro il soffitto,  il quel  caldo e afoso pomeriggio d’estate .
Improvvisamente  fù  proiettato in quel lontano  15 agosto 1960, mentre calde lacrime gli bagnavano il viso, mentre l’inarrestabile ruota del treno della  morte, nel suo costante percorrere i binari della vita,  stava per schiacciare  suo padre bloccato in quel letto di dolore, divorato da un cancro che dal novembre dell’anno precedente, gli aveva drasticamente  polverizzato ogni speranza di vita .
“Povero papà”-pensava  il giovane Alessandro in quel duro ricordare. –“ Nemmeno un istante di respiro nel lasciarti alle spalle le brutture di una  guerra che aveva lasciato questo nostro Paese, alle prese con un difficile percorso di ricostruzione  e con tanti problemi  ed odi di classe da risolvere, che una nuova guerra , all’interno del tuo corpo ,si apprestava   a toglierti l’ultimo respiro, in quell’inarrestabile proliferare di metastasi ,che  nel diffondersi tra cuore e polmoni ,ti  rubavano l’ultimo soffio d’aria.”
Cosi come a questo Paese comportamenti criminali e oscuri giochi di potere  , hanno piano piano intaccato i gangli di onestà e correttezza,  per portarci quì, fino ai giorni nostri in una insulsa società  in conclamata putrefazione morale.
Che dignità e compostezza  in quella silenziosa sofferenza di Peppino, mentre Eva bagnava con una pezzuola di cotone inumidita le sue labbra, mentre quegli occhi neri  dilatati in una  tacita preghiera , speravano ancora di superare  quel grande macigno improvvisamente caduto addosso ai suoi trentasette anni.
Che differenza tra quei tempi e quelli nostri, dove tutto è portato all’esasperazione,  dove anche per minime futilità, si urla ,si impreca, si esterna senza alcun ritegno, si ruba, si violenta, si stupra ,si ammazza, si  lascia nell’indifferenza più totale, chi non possiede nemmeno l’indispensabile per vivere!
Anche Eva fù più che dignitosa, nel suo affrontare quel doloroso distacco dal suo compagno di vita , lei era abituata alle atrocità di una guerra da poco terminata , nei suoi limpidi occhi azzurri si erano susseguiti  momenti che ai giorni nostri risulterebbero alquanto  difficili da sopportare e comprendere.
Ai suoi tempi la guerra, i bombardamenti, le sirene del coprifuoco,  erano la quotidianità, sentita nelle orecchie, mostrata nei pori della pelle  che si raggrinziva in brividi di paura , in quel catastrofico progredire  degli eventi di un conflitto mondiale.
La mano di Alessandro era  in quella di Eva di fronte alla bara di suo padre,  mentre  l’ultimo pietoso bacio della sorella di Peppino, deposto sulle sue ormai esangui labbra, precedeva il momento  della calata del coperchio di zinco , che veniva appoggiato sui bordi della cassa funebre.
A seguire, nell’aria intrisa da un insostenibile profumo di pino, le volute di fumo della saldatrice che sigillava per sempre  quel corpo allo sguardo dei presenti , ma non a quello del cuore.
Due giorni più tardi il mesto corteo funebre diretto al cimitero,  l’acre odore di gasolio proveniente da tubo di scarico dell’auto funebre , a far lacrimare  ancora ,occhi smarriti  nell’inseguire preghiere rivolte al cielo   di   cadenzati Pater , Ave e Gloria  ed Eterno Riposo.
Infine lo stridio del legno spinto all’interno del loculo, il tonfo della pietra tombale posta a chiusura di quello stretto cubicolo,  lo sfrigolio  della malta gettata dalla cazzuola  a sigillo  di quell’ultima dimora.
Tutti questi pensieri, tutte queste immagini, assalirono in quel momento ad ondate, la mente di Alessandro, in quella sua inarrestabile  fuga dalle parole di Mara ,  per frangersi con violenza negli anfratti dell’anima sua  che ancora una volta era stata derubata dell’Amore. .....continua al prossimo post .

Pier

 
 
 

SAMBA PA TI ....

Post n°12 pubblicato il 10 Ottobre 2012 da danzan0l3n0t3

CONTINUA DAL POST PRECEDENTE...........

Ma cosa è quel meccanismo che ci fa innamorare, rimanere attratti da una persona,essere fagocitati dalla forza magnetica che  essa emana?

Alcuni di noi  sono consci delle qualità che essi possiedono ,sanno di essere belli, sanno di essere interessanti, sanno di avere dentro di se  una forza vitale, che riescono ad esprimere nel loro muoversi, sorridere, guardare, interagire con il mondo esterno.

In sostanza l’essere  sempre se stessi valorizza quelle qualità  che ognuno di noi, nella sua grande diversità rispetto all’altro , possiede.

Ci sono poi momenti in cui per una ragione o l’altra siamo deboli,vulnerabili, bisognosi di essere amati , in sostanza in carenza di armonia ed equilibrio.

Ed è proprio in questi momenti  di travaglio interiore che può accadere di essere fortemente predisposti  ad essere attratti dalle qualità che nella sua semplicità e naturalezza un altro essere umano irradia intorno a se.

.E’ come essere accarezzati dai raggi di un benevolo sole come essere sfiorati da un tiepido vento primaverile,come essere dissetati da chiare e fresche acque di sorgente.

L’innamoramento è in sostanza una risposta ad una mancanza di armonia che cerca di ripristinare  gioia e voglia di vivere dentro di noi; quella situazione  che il vivere quotidiano nelle sue molteplici ed alienanti forme in cui si presenta ,ci allontana dalla condizione di benessere e di felicità indispensabili per sentirsi vivi.

Purtroppo frequentemente, il rapporto non paritario tra colui che attrae e  colui che viene attratto  spesso causa  e determina delle situazioni in cui una parte soccombe all’altra .

Dove paradossalmente colui che aveva una  iniziale carenza affettiva o un vuoto esistenziale, lo colma con quanto l’altra persona è in grado di donargli, non attraverso un processo di crescita personale a seguito dell’amore ricevuto, ma semplicemente lasciandosi riempire ed invadere da questo amore.

Attorno poi, a questi scenari, si verificano tutta una serie di circostanze diverse per situazione  di vita delle persone coinvolte, le quali spesso nella loro realtà vissuta   hanno già in corso altri vincoli e legami con altre persone,magari non proprio felici.

Si determinano  così in questo interagire di storie differenti, percorsi non del tutto liberi, chiari e conseguentemente destinati a degli ulteriori conflitti.

Ma torniamo al protagonista di questa storia  al giovane Alessandro ed al suo incontro con Mara, a quel primo amore, a quella primavera di sentimenti che voleva dare a quei giorni  un profumo diverso da quello fino a quel momento respirato dai due giovani.

Quella notte i ragazzi del “bagno Primavera” avevano deciso di tuffarsi nelle calme acque del mare illuminate dai raggi della luna  poco prima di  mezzanotte.

Era già il secondo anno che Mara ed Alessandro si ritrovavano  sul mare della Versilia, dopo quel loro primo bacio, dopo quei  primi timidi tentativi di stabilire tra loro un tenero legame che rassomigliasse ad una preziosa linfa capace di far crescere  tra due adolescenti  coinvolti nei primi turbamenti amorosi il raro fiore dell’amore .

A quell’età non si sa bene ciò che si vuole ciò che è meglio per se stessi.

Si va per tentativi come chi si accosta ad uno strumento musicale e cerca di trarne dei suoni armoniosi senza conoscere la musica.

Il distacco, avvenuto tra loro alla fine delle vacanze, era stato per Alessandro come gettarsi per la prima volta da un aereo con il paracadute .

Una terribile sensazione di vuoto al plesso solare  unita ad un insostenibile senso di vertigine mescolata  contemporaneamente, alla condizione di euforia costituita dalla consapevolezza  che il  mese successivo sarebbe andato a  trovare Mara, nella sua splendida città adagiata sulle rive del lago Maggiore.

Poi l’improvviso ritorno alla realtà del distacco dal volo ,quello strappo del paracadute che nel suo aprirsi ti fa capire che le braccia , anche  se sorrette , dall’illusione della portanza dell’aria, non sono ali   perché  l’uomo non è una creatura adatta al volo .

E ti ritrovi come sempre, solo  sorretto da quanto la vita fino a quel momento ti ha insegnato.

 Per la  fortuna di Alessandro  il tempo era passato velocemente  ed ora  lo aspettava un   giorno memorabile , quello del suo primo viaggio in treno completamente da solo, l’arrivo alla stazione, le informazioni ricevute dall’edicolante al quale avvrebbe chiesto dove si trovava la via M....P......, il momento in cui, suonato il campanello di quella  graziosa villetta circondata da un verdeggiante giardino , Mara sarebbe scesa al cancello d’ingresso per farlo entrare , l’abbraccio di lei, l’azzurro dei suoi occhi, quel suo sorriso un po’ canzonatorio , lei  più tardi davanti a lui  in quel caldo infernale all’interno di quel colosso di 35 metri , che sovrastava la città, sù per la ripida scala a pioli  metallica,  che li avrebbe condotti fin   dentro la testa del santo, lei che con quei suoi glutei ammiccanti nel loro su è giù cadenzato dalla salita, ed il profumo della sua giovinezza , sarebbe  riuscita ad offuscare lo spettacolo che da lassù, aspettava  lo   sguardo del visitatore  che  poteva spaziare fino alle isole Borromee.

Ma gli occhi di Alessandro ingannati dalla malattia d’amore  non avrebbero potuto vedere null’altro che Mara.  

Tutti questi pensieri ora  affollavano la mente di Alessandro, mentre sulla spiaggia, Leo, l’aiuto  bagnino attorniato da tutti i ragazzi  della compagnia del bagno Primavera  , intonava con la sua chitarra acustica  la melodia  di “Samba pa ti” ……  continua .Pier 

 

 
 
 
<

PROTETTO CON

 
        RIFLESSIONE
S caricano il loro veleno
T ra le strade del mondo
O mbre di uomini opachi
R ifiutano il fulgore della luce
D entro hanno neri abissi
I imputridito è il loro cuore
S olo la fiaccola del male
C ontinua a bruciare i
O ra dopo ora nel loro involucro
N ulla resterà di essi se non l’odio
O rmai unica nota che li distingue

I giorni scorrono stanchi delle guerre
V orrebbero che tutto finisse
E cessasse in una esplosione di pace.
N ulla però può fermare la lotta
T ra il bene ed il male che continua 
I giorni trascorrono nell’indifferenza
D ella gente che non vuole cambiare
E sugli altari della quotidiana follia
L e vittime di un mondo senza cuore
L ‘ultimo respiro esalano al nulla.
A ncora una volta prego perchè
Q uesta corsa folle senza traguardi
U n giorno possa finalmente cessare
O cclusa da un muro di luce invalicabile
T rafitta dalle stesse lame d’odio
I ntinte dello stesso veleno del male
D a cui ha sempre tratto nuova energia
I n silenzio osservo da questo sperone
A ssiso sulla fredda roccia del tempo
N uovi fermenti di vita farsi strada
A fflatti di bene spazzare le nebbie
M alvagie che ricoprono case e palazzi
A ncora aleggianti sulla città perduta
L a lotta laggiù continua incessantemente
V edo uomini donne ed eroi del quotidiano
A ffrontare con grande dignità la vita
G uardando avanti uniti da nuova fratellanza
I indietreggiano i lupi affamati di potere
T raditi dalla loro infinita brama di sangue
A’desso una piccola luce brilla ad indicare la via.
Pier
 

un Giorno ...una Notte

ALAIN VEINSTEIN

 

 

INTERVISTA AD ALDA MERINI

 

Ecco,letta da me .

una poesia di Mario Palmieri

 

 

Nazim Hilkmet

 

 

QUANDO I NOSTRI SCRITTI DIVENTANO LIBRO

 

rose

 

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