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Creato da yogagiogo il 09/03/2010

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sulla piazza a cavallo
il monumento
di fronte l'università
non è lontano il mare
c'è troppo vento
indossi la giacca
ridendo
il molo transennato
ricordo un tempo
non eri tu l'amore
un'altra

 

Du wurdest ein Teil des Ganzen,

mehr wirst du nicht -

doch du bleibst es auch.

In welcher Form auch immer,

da kann über dich hinweg schwimmen,

was will.

Ich bin der ich bin

und jetzt schon nur war,

doch immer sein werde.

Alles klar?

 

Si dice che…

ciò che non uccide fortifica…

ma fortifica cosa?…

il dolore fortifica?…

i dispiaceri fortificano?…

no…ti annientano…

ti distruggono…

ti logorano…

e se hai la forza ti rialzi…

ma non fortificato…

solo cambiato…

con cicatrici che sono sempre lì…

a ricordarti … di quando sei caduto.

 

 

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Nascere troia...

Post n°53 pubblicato il 28 Marzo 2011 da yogagiogo
 

Una volta, quando ancora ero abbastanza bellina, una persona mi fece comprendere che se “fossi stata gentile” con lui, avrei potuto avere un lavoro; un bel lavoro. Siccome avevo imparato che la gentilezza era cosa diversa dallo farsi sbattere come una puttana, fui in vero poco gentile, assai poco educata e rischiai anche di essere violenta. Naturalmente non ebbi il lavoro, e poco dopo scoprii che un'altra ragazza lo aveva avuto. Quando mi capitò di incontrarla, mi raccontò di aver avuto “una bella fortuna”, io le sorrisi e le dissi: “Sì, a volte il culo aiuta.” Seppi, a distanza di anni, che aveva fatto carriera e pensai che di gentilezze, in giro, doveva averne profuse tante. Non nego che a volte, arrancando nella vita, con la disperazione che faceva compagnia più di una volta chiacchierando ho detto: “Se rinasco voglio rinascere troia.” Una frase a volte ripetuta, quasi come un mantra. Una di quelle cose che servono a castigarci e darci coraggio. Oggi non lo direi più, perché oggi non avrebbe più senso nemmeno nascere troia, in questo paese che ha radicato la disparità. Ci sono troie e troie, non ci si nasce più ma lo si diventa, magari educate dalle mamme e dai papà che indirizzano, proprio come una volta i figli venivano indirizzati ad esser preti, medici o avvocati. Ho letto di un bikini col reggiseno imbottito per bimbe di otto anni, e non mi sono scandalizzata. So per certo che se questa estate avrò la fortuna di andare al mare, le vedrò queste apprendiste zoccolette, a cui la mamma insegnerà che regola prima dell'esser persona è mostrarsi al mondo come merce in vetrina. Ricordo le mie bimbe, e il mio modo di dirle che prima o poi avrebbero rimpianto il tempo in cui erano state libere di essere bimbe, correndo avanti e indietro sulla sabbia, con i secchielli pieni d'acqua, senza doversi curare della tetta che scappava dal triangolino di stoffa, e la loro voglia di sentirsi grandi, che per fortuna spariva vinta dal gioco e dalla serenità, e venivano da me con le manine sporche a dire: “me lo togli questo coso, che mi dà fastidio?” E oggi, vincitrice, mi consolo. E comunque, per quanto presto s'inizi ad educare, non ci son più le troie di una volta. Erano quelle che si conservavano belle, che sapevano fartela desiderare, ma te la facevano sudare. Erano quelle che facevano credere all'uomo di avercela solo loro,e tutta d'oro, e che lo illudevano d'esser stato un conquistatore. Erano loro le troie da ammirare, che per arrivare ad una vita in discesa non avevano dovuto far altro che investire una piccolissima parte di loro stesse. Il resto era salvo, persino la dignità. Oggi è diverso, “il troismo” è inflazionato, la merce abbonda – naturale o artefatta – giacché laddove non aiuti la natura si sopperisce col bisturi o i push-up. Le donne a 25 anni son merci vintage da collezione, e soprattutto non basta più che siano capaci di vendere la merce nemmeno tanto pregiata – ma alquanto comune – che hanno in mezzo alle gambe. Oggi per essere troia devi essere disposta a vendere l'anima e quindi anche la dignità. A dire il vero, in questo strano mercato, per essere una gran troia non hai nemmeno bisogno di essere donna, dato il gran numero di puttane uomini venduti a un solo utilizzatore finale, per soddisfarlo, compiacerlo e farlo sembrare persino più alto e capellone, agli occhi di un popolo in vendita. Ma l'inflazione, in una storia di crisi economiche e di povertà, ci ha insegnato che non è cosa bella. Che più aumenta la merce e più il suo prezzo cala, e allora eccole le donne che si vendono per 20 euro e un panino e mostrano senza vergogna il loro essere troia, applaudendo un criminale – che può pagarle – in tribunale. Ecco un'altra gran troia, che se pure la natura non l'ha aiutata, per soli 300 euro andrà in televisione a sputare sul dolore e sulla dignità offesa del popolo aquilano, falcidiato da un terremoto italiano, che a differenza di quello giapponese, riconsegnerà la vita forse solo tra trent'anni. E l'ultimo modello di troia, creato appositamente in nome dell'amicizia Italia/Libia, “Le Gheddafine” che si mostrano ai giornali, con la maglietta I'Love Libia, rimpiangere i tempi d'oro in cui, venti di loro, una volta al mese, venivano inviate a Tripoli per sollazzare un pazzo criminale. Quasi in lacrime, come da copione recitano il dolore: “Questo mese purtroppo il viaggio è stato cancellato per motivi di sicurezza.” Forse ignorando che il governo lasciò a lungo in Libia i lavoratori italiani, per non far sospettare che vi fossero dei problemi. E allora, siccome vado controcorrente, se rinasco voglio rinascere proprio così come son stata e come sono, magari solo un po' più fortunata: abbastanza, per esempio, da non rinascere più.

http://r-esistenza-settimanale.blogspot.com/ di Rita Pani

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Commenti al Post:
micky499
micky499 il 28/03/11 alle 22:08 via WEB
Ciao, sono capitato qui casualmente, però ci sono rimasto volentieri! davvero belle parole, sono pienamente d'accordo con te, soprattutto sull'ultima frase! io ormai sono qui, e pazienza, però, nonostante voglia davvero dei figli, a volte mi chiedo... ma perché? perché farli nascere in un mondo come questo? dove tutto si basa sull'apparire, e non più sull'essere, dove per lavorare c'è chi è disposto a vendere davvero il proprio orgoglio... mi vergogno, davvero, mi vergogno di essere su questo pianeta, e di essere definito "uomo"! Ciao. Micky! :)
 
 
yogagiogo
yogagiogo il 03/04/11 alle 17:00 via WEB
Ciao e grazie per il commento...non ho fatto altro che riportare un'analisi 'vivente' di una scrittrice,Rita Pani...una che ha avuto il coraggio di denunciare la verità...facessero tutte così e qualcosa di sicuro cambierebbe!Nessuno dovrebbe avere il dovere di vergognarsi,ma tutti dovremmo avere il diritto di vivere 'civilmente'!La coscienza individuale dovrebbe essere -a mio parere- il giudice supremo del nostro essere.Comportandoci da essere civili e non facendoci coinvolgere da facili miraggi che offendono la dignità dei nostri simili,daremmo già un grosso contributo a questa nostra società carente di valori umani...ciao e grazie ancora.
 
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