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Creato da yogagiogo il 09/03/2010

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sulla piazza a cavallo
il monumento
di fronte l'università
non è lontano il mare
c'è troppo vento
indossi la giacca
ridendo
il molo transennato
ricordo un tempo
non eri tu l'amore
un'altra

 

Du wurdest ein Teil des Ganzen,

mehr wirst du nicht -

doch du bleibst es auch.

In welcher Form auch immer,

da kann über dich hinweg schwimmen,

was will.

Ich bin der ich bin

und jetzt schon nur war,

doch immer sein werde.

Alles klar?

 

Si dice che…

ciò che non uccide fortifica…

ma fortifica cosa?…

il dolore fortifica?…

i dispiaceri fortificano?…

no…ti annientano…

ti distruggono…

ti logorano…

e se hai la forza ti rialzi…

ma non fortificato…

solo cambiato…

con cicatrici che sono sempre lì…

a ricordarti … di quando sei caduto.

 

Messaggi di Ottobre 2015

Erri De Luca

Post n°111 pubblicato il 21 Ottobre 2015 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

Lo scrittore prosciolto dall’accusa di  istigazione a delinquere

TORINO – La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale. Erri De Luca è stato assolto a Torino dall’accusa di istigazione a delinquere “perché il fatto non sussiste”.

In mattinata, durante le dichiarazioni spontanee ai giudici, lo scrittore aveva detto di non voler ritrattare nulla delle sue parole sulla necessità di sabotare i cantieri dell’alta velocità. “Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”.

 

LO SCRITTORE: “IMPEDITA INGIUSTIZIA” – “È stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo”. Questa la prima reazione di De Luca alla sentenza di assoluzione. Per lo scrittore “l’assoluzione ribadisce il vigore dell’articolo 21 della Costituzione, che garantisce la più ampia libertà di espressione ai cittadini”. In precedenza, durante le spontanee dichiarazioni, De Luca aveva rimarcato l’assenza degli intellettuali nel corso della vicenda, a cui ha fatto da contraltare il sostegno dei suoi lettori e della società civile. Agli assenti ha detto che “si sono presi la responsabilità della loro assenza”.

 
IL PROCESSO – L’inchiesta sullo scrittore era nata da alcune interviste in cui sosteneva che “la Tav Torino-Lione va sabotata”. Le indagini, condotte dai pm torinesi Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, era sfociata nel processo in cui Rinaudo aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche. “Con la forza delle sue parole – sosteneva la pubblica accusa – ha sicuramente incitato a commettere reati”.  De Luca ha fatto della vicenda processuale l’occasione per mettere in discussione il rispetto della libertà di parola in Italia, suscitando un vasto dibattito. “Sono un testimone della volontà di censura della parola” la frase che riassume la sua posizione, non solo da imputato. Si era detto disposto anche ad andare in carcere pur di difendere le sue parole.

- See more at: http://www.ildesk.it/processo-no-tav-assolto-erri-de-luca-il-fatto-non-sussiste/#sthash.z4zM7dYD.dpuf

 
 
 

Si spara al piccione Marino

Post n°110 pubblicato il 09 Ottobre 2015 da yogagiogo
 

Dunque, così a memoria, mi ricordo Silvio Sircana. In auto sembrava parlare con un transessuale. Fulminato Prodi. Anche Marrazzo fu sterminato per una presunta liason con un trans, poi si disse che probabilmente c’era pure della cocaina. Eliminato. Certo, si scoprì anche da dove arrivava la spiata, ma il mandante è ancora là, che minaccia pure di tornare.
Frugo a memoria. Non è facile scavare nelle macerie di più di un ventennio di merda, ma mi ricordo Fassino che aveva la banca. Il mandante delle intercettazioni era sempre lo stesso. Gommoso e ridicolo sta ancora là, e sempre minaccia di tornare.
Boffo! Boffo almeno lo ricordate? Dissero che era omosessuale. Colpa grave. 
Il giudice Misiano aveva i calzini turchesi. Orrore.
La ministro Josefa Idem. Il suo commercialista le procurò uno sgravio ICI. Affondata!
Chissà quanti esempi mi sfuggono ancora!
La memoria è cosa labile, ce ne stiamo accorgendo in questi giorni di sparo al piccione. Giorni di una miseria culturale impressionante, dove la pochezza della “gente” galleggia nel mare inquinato dell’italica vita.
Il popolo combatte ignaro una guerra tra bande, convinto in cuor suo di esser nel giusto, di far per sé e per il suo bene futuro. E tristezza, scende anche in piazza ad esultare, proprio come sa fare dopo aver vinto un derby o uno scudetto.
E la chiamano politica, che chiamarla merda sporcherebbe i pensieri di chi NON li fa.
E allora a Marino “è tornato il vizietto di rubare con la carta di credito, proprio come fece a Pittsburgh”.
http://www.ignaziomarino.it/wp-content/uploads/SENTENZA-IL-FOGLIO-al.-14-9-12-copy.pdf
(La sentenza spiega come Marino vinse la causa per diffamazione, per i falsi fatti di Pittsburgh. Ve lo dico perché so che in pochi la leggeranno) 
Mi torna una domanda: “Ma prima di andare alla guerra, avete mai speso un minuto del vostro tempo, per sapere chi vi ci manda?”
Siete in missione per conto della P3 o P4 o chissà quale aggiornamento della mafiosità. Ignari e felici di partecipare al malaffare che vorreste combattere. Spinti al nulla, così che tutto il peggio si possa compiere in silenzio.
Non cadrò nel tranello dei paralleli, su chi è rimasto ancorato al comando e su chi se ne è andato. So che se fossi Marino salirei sul primo volo per l’America e tornerei a una vita decente, guardando da lontano il progressivo declino di questo staterello criminale.
Ora me ne torno a sorridere, guardando gli autorevoli post dei Social, dove ieri si sparava al Piccione, ed oggi si commemora la morte di Che Guevara – io temo – quello della maglietta, per i più.

Rita Pani (APOLIDE)

 
 
 

… venere, ad un dito dalla luna …

Post n°109 pubblicato il 08 Ottobre 2015 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

Chi fosse mai stato davanti al fuoco di un camino, chi si fosse almeno una volta perso nel guardare le onde ad inseguirsi su di un bagnasciuga, chi avesse lasciato gli occhi su di un'alba non può non dirsi persona fortunata. 
Colui che avesse assistito all’improvviso saettare di una lingua di fuoco, allo scoppio di un ceppo morente, alla luce intesa di una favilla a scappar via verso il cielo; colui che avesse guardato un maroso violentare il precedente, una scia di schiuma diventare rabbiosa per poi rasserenarsi e lentamente scomparire per ricomparire solo poco più in là o più in qua, l’accavallarsi su stessa di una striscia d’acqua dalla forza compressa; colui che avesse guardato il nero della notte virare verso il blu profondo, mutare nell’azzurro più cupo, migrare verso un celeste gioioso e, in fine, assumere quel bianco caldo, per quanto freddo possa fare, di un sole nascente, quel colui ha, possiede, è padrone, netto, del fluire nei neuroni, dell’incrociarsi delle sinapsi, del nascere, crescere e sparire di ogni singolo pensiero.
E’ la vita!. E’ un susseguirsi di battiti cardiaci, un rincorrersi di respiri involontari e sempre nuovi, uno scorrere di globuli a trasportare ossigeno, un moltiplicarsi e poi morire di cellule, un evolversi verso una vecchiaia di stato che nulla mai potrà fermare se non quell’orologio biologico la cui sveglia è, per ognuno, insindacabile e non procrastinabile.
La vita sarebbe quanto di più squallido e meccanico possibile se non ci fosse quel moto perpetuo che è la genesi “a pensare” di un cervello, se non fosse per quel piacere immenso che si prova quando ci si rende conto di esistere, di avere altre esistenze intorno, di ESSERE, comunque ed a prescindere, ciascuno per sé, il centro dell’universo nel preciso istante in cui quel “ IO PENSO “ diventa coscienza e non è più solo abitudine riflessa come davanti ad uno specchio sporco incrinato da induzioni, condizionamenti, subornazioni subdole, subliminali o palesi che fossero.
La Luna è il satellite della Terra e Venere è il secondo pianeta dal Sole, distanze in milioni di chilometri separano l’uno dagli altri, eppure, se si guarda in su verso il cielo, negli istanti a precedere quel bianco a trasformarsi in arancione, satellite e pianeta sono tra loro non più lontani dello spazio di un dito.
Brillano, eguali, di una luce quasi fastidiosa per quanto è intensa; sembrano scappare in coppia, quasi Coppi e Bartali, verso quell’ovest che li attende stanco di una giornata a finire; annunciano e salutano il buon giorno mattutino al riposato, all’insonne, a chi ha sognato, a chi comincia ed a chi rientra da un turno di lavoro. Pianeta e satellite, diversi tra loro, lontani abissi di spazio e di tempo, svolgono accomunati la funzione stabilita per loro eoni di anni or sono stamattina.
Così l’uomo, la donna, il vecchio ed il giovane; il bianco, il nero, il giallo ed il pellerossa; l’europeo, l’americano, l’asiatico e l’africano; il cristiano, il mussulmano, il buddista, l’animista e lo scintoista; l’etero, l’omo, il normale e l’anormale quando fosse possibile stabilire un gradiente di normalità oggettivo e non figlio di una qualsiasi maggioranza; così l’autoctono, lo straniero e persino l’alieno se arrivasse: tutti ed ognuno espressione squallida e meccanica di un iter universale se non fosse per quel soffio divino che rende un scambio elettrico fonte del pensiero, dell’autocoscienza, del piacere immenso di accorgersi di essere vivi e presenti proprio a quell’universo, per quanto infinito esso possa essere.
La Danimarca chiude agli stranieri; i Salvini, le Meloni, i Renzi e tanti come loro a discriminare, a creare lager ed a perpetuare esclusioni e persecuzioni; partiti e movimenti che nascono per escludere e mai per unire; interessi che prevalgono su quello generale; il privato sul pubblico, l’egoismo sull’amore, la parola sul concetto, lo slogan sull’argomento, l’insulto sul dialogo, il soliloquio sul colloquio, in un susseguirsi meccanico e squallido che non tiene più conto delle fiammelle improvvise, della schiuma a sparire e ricomparire, del nero che si trasforma in blu e non sente più sulla pelle il calore di quell’arancione diventato, oramai quasi per tutti e spesso per ognuno …solo un colore spento ed ingrigito.

venere-ad-un-dito-dalla-luna-di-francesco-briganti

 
 
 
 
 

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