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Post N° 409

Post n°409 pubblicato il 08 Settembre 2007 da Makron81

Parallel universe
Era iniziata così, quasi per sbaglio, in un lontano giorno del 2007. Un
gruppo di ministri era sceso in piazza per protestare contro alcune
scelte del governo, e questo aveva messo in moto una lunga reazione a
catena che ci ha portato fino alla situazione in cui viviamo oggi.
Normalmente,
a quei tempi, le manifestazioni di piazza avevano uno scarso effetto,
ed erano considerate più che altro un simpatico retaggio del passato
(c’erano ancora molti cittadini che “avevano fatto il sessantotto“, e
ricordavano con un sorriso nel cuore il cosiddetto “autunno caldo”).
Ma, che scendessero in piazza pacifisti, macellai o farmacisti, di
solito non cambiava mai nulla: un paio di minuti al TG, un paio di
colonne sulla prima del Corriere - tanto per far finta che la gente
contasse qualcosa - e poi tutti sotto a lavorare, esattamente come
prima, per il bene di nonsiemaicapitochi.
Ma quella volta fu
diversa: nel 2007, a manifestare in piazza erano scesi dei ministri, e
questo aveva posto i cittadini di fronte ad una situazione a dir poco
sconcertante: nemmeno Bertrand Russel, l’inventore dei più noti
paradossi al mondo, ...
... avrebbe saputo arrivare a tanto:
che un barbiere rada tutti coloro che nel suo paese non si radono da
soli – ponendo l’impossibile quesito se il barbiere rada se stesso o
meno – era ancora qualcosa di concepibile, ma che degli eletti dal
popolo scendessero in piazza per protestare contro scelte che essi
stessi avevano fatto, superava ogni possibile capacità di comprensione.

Ma, anche se i cittadini non riuscivano a dare un senso logico
a quel gesto, in qualche modo ne colsero il significato profondo, e
iniziarono a formare dei comitati per chiedere alla Magistratura il
permesso per ritirare il proprio voto: la nostra Costituzione a quel
tempo non prevedeva un passaggio del genere, ed inizialmente il
permesso non venne concesso. Ma i cittadini insistevano, dicendo: “Se
il governo protesta contro le proprie azioni, significa che non è
soddisfatto del proprio operato, e questo a sua volta significa che noi
abbiamo sbagliato nel dare loro il nostro voto. Ora, perché permettere
a queste persone di continuare ad operare nel nostro nome, quando sono
lori i primi a non avere fiducia in se stessi? Una volta riconosciuto
un errore, non è meglio porvi rimedio al più presto, prima che diventi
troppo tardi per tutti?”
Si discusse per un po’, ma alla fine il
Consiglio Superiore della Magistratura riconobbe che il ragionamento
era valido, e concesse finalmente ai cittadini la facoltà di ritirare
il proprio voto.
Seguirono anni difficili, anni di assestamento,
nei quali il voto non rappresentava più una delega a senso unico, ma
una pregiata merce di scambio, da gettare in continuazione sulla
bilancia dell’operato dei diversi governi.
In realtà, qualunque
governo si avventurasse al potere, si ritrovava entro poco tempo a
scendere in piazza contro se stesso, dopo aver riconosciuto la propria
incapacità nel portare a termine un qualunque programma presentato in
campagna elettorale.
Talmente automatico divenne questo
meccanismo, che dopo una decina di legislature - finite invariabilmente
con una clamorosa auto-bocciatura - i cittadini decisero di iniziare ad
organizzarsi da soli, per mandare avanti nel frattempo la baracca.
Nascevano
così comitati di quartiere, comitati provinciali e regionali, comitati
di bambini e comitati di insegnanti, comitati di condominio, comitati
di elettricisti e comitati di ragionieri, comitati familiari e comitati
nazionali. Ciascun problema veniva analizzato e affrontato direttamente
dalla gente, o da chi venisse di volta in volta designato a farlo,
senza stare troppo a perdere tempo in parole vuote e discorsi inutili:
c’era bisogno di una nuova discarica per le immondizie che si
accumulavano in una delle nostre metropoli? I rappresentanti dei comuni
interessati si riunivano, decidevano a maggioranza, chi accettava la
discarica chiedeva agli altri qualcosa in cambio, e tutti mettevano in
atto quanto deciso.
Le industrie farmaceutiche proponevano un
nuovo medicinale che prometteva miracoli nella cura contro il cancro?
Si formava un comitato apposito, fatto di medici, di malati e di gente
normale, che seguiva da vicino e verificava di persona le procedure e
gli effetti della sperimentazione di quel farmaco. Gli
americani volevano mettere una nuova base militare sul nostro
territorio? L’asta era aperta a tutti: ciascun comune, fra quelli che
avevano deciso di rendersi disponibili, poteva liberamente trattare con
gli americani sulle condizioni e i benefici per la concessione dell’uso
del loro territorio. E soprattutto, i preti nati sul
territorio italiano erani stati sottomessi alle stesse identiche leggi
di tutti gli altri italiani. Pensate, alla fine pagavano le tasse pure
loro.
Poi, purtroppo, mi svegliai: era stato soltanto un
sogno, e mentre aprivo lentamente gli occhi intravvedevo nel televisore
acceso la ghigna satanica di Clemente Mastella, che agitava sudato le
braccia e sbraitava qualcosa da un palchetto elettorale, proprio come
quelli che si usavano nel lontano 2007.

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Io sono il Lupo
la fame è mia compagna
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Io giaccio di notte 
freddo è il mio letto
il vento la mia coperta.

Io sono il silenzio
un'ombra nella foresta
impronte lungo il fiume. 

La mia corsa
è un lungo inseguimento
di scintille di fuoco 
dalla pietra focaia della notte.

Io sono ucciso ma mai distrutto

Io sono il Lupo.

 

 

 

 

 

 

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