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Post N° 448

Post n°448 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da Makron81

Pieni di ansia assistiamo vediamo andare in scena il collasso dei
mercati finanziari – perfino i sostenitori più accesi dei guasti della
deregolamentazione finanziaria e i critici più irriducibili del sistema
capitalistico forse si augurano una ripresa in tempi brevi: nessuno
sottovaluta il tremendo lascito che simili eventi finiranno per
produrre sull’economia reale. Anche per elaborare il trauma, dunque,
cerchiamo di dare una risposta al seguente quesito: come nasce una
crisi finanziaria globale? In estrema sintesi, potremmo indicare tre
ragioni: la bolla speculativa del mercato immobiliare, il crescente
peso degli intermediari non bancari (e dunque non regolamentati) nel
sistema finanziario e l’abuso di strumenti finanziari innovativi, tra
cui i derivati di credito.


La dinamica dei prezzi delle case ha spinto l’indebitamento
delle famiglie americane oltre ogni livello di ragionevolezza,
incentivando nel contempo l’assunzione di rischi non sostenibili tanto
per il prestatore che per il prenditore; il caso più eclatante è quello
dei mutui subprime, cioè la concessione di credito a soggetti con una
“storia creditizia” costellata di ritardati pagamenti, pignoramenti
quando non di bancarotta. Il sistema, che si basa su una visione
tattica dell’economia, assomiglia ad un motore potentissimo, in grado
di erogare il doppio dei chilowattora rispetto ad un normale
propulsore, ma destinato a fondere dopo poche ore di vita.


I mutui concessi ai cittadini, anziché restare nei bilanci delle
banche, vengono “impacchettati” in prodotti finanziari innovativi, tra
cui le cosiddette “Mortgage-Backed Securities” (MBS), cioè titoli il
cui pagamento d’interessi e il cui rimborso del capitale deriva dal
flusso di cassa di una massa di mutui sottostanti. Ma è difficile porre
un argine alla creatività funambolica degli ingegneri finanziari, i
quali circa venti anni fa hanno dato vita ai CDO, o “Collateralized
Debt Obligation”, che potremmo molto imperfettamente tradurre con
“obbligazione finanziaria garantita”: si tratta di società “veicolo”,
anche esse non soggette ad alcuna regolamentazione, che impiegano le
risorse rivenienti dal collocamento delle proprie azioni o
dall’emissione di titoli obbligazionari per acquistare MBS e altri
strumenti finanziari strutturati.


I CDO sono prodotti molto complessi e le agenzie di rating hanno ideato
una metodologia per la loro valutazione a dir poco miracolosa: tramite
l’esoterica procedura del “tranching”, una parte del loro attivo si
guadagna magicamente l’ambìto AAA, cosa che non manca di stupire chi
ingenuamente continua a pensare che, in fin dei conti, la “materia
prima” dei CDO sono crediti rischiosi. Dato che ad un rendimento
superiore alle condizioni di mercato associano un eccellente merito di
credito ufficiale, questi strumenti sono molto appetibili, al punto che
sui mercati c’è chi si indebita per poterne acquistare sempre di più.


Vi sono poi operatori (compagnie assicurative, banche e altri
professionisti non regolamentati) che per lavoro si assumono il rischio
di fallimento degli emittenti di titoli (tra cui i CDO) “vendendo” CDS
(Credit Default Swap, ovvero “contratti di scambio del rischio di
fallimento”). In pratica, se Tizio compra un CDS sul rischio Caio,
Tizio pagherà a Sempronio un premio (espresso in centesimi) a fronte
del quale Sempronio, in caso di fallimento di Caio, pagherà a Tizio il
capitale assicurato.


I CDS sono pericolosi per almeno due ragioni: non sono regolamentati e
sono negoziabili. Come ricorda un operatore, “un CDS può passare di
mano anche quindici o venti volte. Quando si verifica il fallimento del
credito sottostante, la parte assicurata non è nemmeno in grado di dire
chi si farà carico del default e se tale soggetto sia possa
effettivamente farlo”.


In ogni caso, chi ha “scritto” (venduto) CDS su società poi fallite
deve pagare alla controparte tutto il credito non recuperabile. Il
prossimo 21 ottobre è prevista la scadenza dei CDS sul nome Lehman
Brothers: si stima che in quel giorno, i “venditori di protezione”
dovranno versare ai compratori una somma compresa tra i 350 e i 400
miliardi di dollari. Se i venditori di CDS sono banche, per affrontare
questo impegno potranno approfittare delle numerose misure di sostegno
messe in atto dalle banche centrali e dai governi dei vari paesi. Agli
intermediari non bancari, al contrario, non resta altra strada che far
cassa scaricando sul mercato i loro titoli azionari: ecco spiegata la
débacle delle Borse di questi giorni.


A.I.G. (American International Group), la più grande compagnia
assicurativa al mondo, recentemente salvata dal fallimento con un
“prestito” di 85 miliardi erogato dalla Fed, ha venduto CDS su
portafogli di mutui “non performanti” ed altre attività rischiose per
un importo di 441 miliardi di dollari. Secondo il New York Times,
tre quarti di quei CDS sono finiti nei portafogli di banche europee,
che li acquistavano per eludere gli obblighi di riserva previsti dalle
norme europee. “Pensate che assurdità: miliardi di dollari di derivati
non regolamentati, che stavano per far saltare la più grande compagnia
assicurativa del mondo, sono stati comprati da banche per aggirare i
loro requisiti patrimoniali predisposti proprio per tenere sotto
controllo il rischio”. Se le banche hanno venduto il loro rischio a
soggetti che a loro volta sono in fallimento (come A.I.G.) le loro
possibilità di recuperare quel credito sono molto scarse: il che,
forse, può spiegare l’accanirsi della vendite sul comparto bancario.


Alla base di tutto queste complesse sovrastrutture, comunque, resta il
mutuatario: quando questi smette di pagare le rate, il giocattolo si
sfascia e sono guai per tutti: per chi ha confezionato pacchetti di
mutui (Fannie Mae e Freddy Mac), per chi ha usato massicciamente la
leva finanziaria investendo in prodotti strutturati (Bear Sterns e
Lehman) e per chi ha venduto CDS come se fossero caramelle (A.I.G.). Le
banche sono diffidenti a prestarsi il denaro reciprocamente, i tassi a
breve schizzano verso l’alto, arriva la stretta creditizia: aziende e
privati non accedono più al credito bancario o, nei casi più fortunati,
vi accedono a costi talmente elevati da ipotecare il proprio futuro. La
speculazione finanziaria è pronta ad infettare anche l’economia reale.








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Io giaccio di notte 
freddo è il mio letto
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Io sono il silenzio
un'ombra nella foresta
impronte lungo il fiume. 

La mia corsa
è un lungo inseguimento
di scintille di fuoco 
dalla pietra focaia della notte.

Io sono ucciso ma mai distrutto

Io sono il Lupo.

 

 

 

 

 

 

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