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Chiuso.

Post n°147 pubblicato il 07 Marzo 2006 da Ofyp

Mi infilo in una falla del sistema per l'ultima comunicazione.

Chi avesse voglia, tempo e audacia, può seguirmi altrove.

(il link è qui a fianco).

A chi non lo farà, un abbraccio comunque.

Cià.

 
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Causticolimpicostop.

Post n°146 pubblicato il 10 Febbraio 2006 da Ofyp

Mi abbatte un po’ questo essere per forza all’interno di un filone. Manco fossi una fetta di prosciutto crudo. Qui è tutta una festa. Bisogna essere felici perché ci sono le olimpiadi invernali. E’ vero, sono fin troppo critico, a volte. Vado a spaccare il capello su soldi spesi e cose che non funzionano o non funzioneranno. Ehi, ma sono contento anche io che la mia città si sia riempita di gente, di pace, di amore e, per una volta, di fantasia. Oh si, discutibile, ma è bello, dai. Prima è passato il fiaccolone qui sotto, quello che porta il sacro fuoco dei giochi, migliaia di anni di sport racchiusi in una clava di Pininfarina. S’è mobilitato tutto. “Via, via, arriva la fiaccola”, urlavano tutti e si precipitavano per le scale. Poi son tornati, dicono che è proprio bella. La Kidman è bella, perdiana. Un tramonto è bello. Il mare calmo al mattino. Ma una fiaccola, suvvia. Sarà lo spirito olimpico. Io ce l’ho ma di un accendibarbeque di Pininfarina, sinceramente, non me ne importa granché. Poi, qui, son diventatati tutti esperti. Hanno tutti scoperto di essere lontanamente imparentati con Zavattari, che il nonno un giorno ha incontrato Zeno Colò, che una sera a Cesenatico sono usciti con una vecchia fiamma di Tomba. E giù, discussioni su Short Track e Skeleton. Fino a una settimana fa credevano fossero un paio di pantaloncini per culi brasiliani o il personaggio di un film di Tim Burton. Ma sanno tutto. Ma tutto tutto. E comprano biglietti a cento euro per andare a vedere Cambogia-SriLanka di Hockey. Io sarei andato a vedere il Curling, che mi rilassa, ho seguito gli Europei. Mi ero innamorato di un’atleta svedese, mica altro. Ma vedere ‘ste donne che scopano per sport mi accende gli occhi.
Suvvia, Torino è bella davvero in questo periodo. Tirata a lucido. Si sente di nuovo un po’ capitale. E poi, citando il mitico Bisteccone Galeazzi, “siamo tutti sciatori e… sport invernali.”

 
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Marta.

Post n°145 pubblicato il 01 Febbraio 2006 da Ofyp

Marta guarda fuori e non vede nulla. Fissa il mondo ma scorge solo le particelle di polvere che navigano nel suo umor vitreo. E sembrano enormi. Le fa galleggiare con piccoli movimenti degli occhi, li manda in su e ne osserva il lento scendere. Marta sta con Marco, sogna Alessio. Perché Marco è fermezza, Alessio è passione. Marta ha una sciarpa bianca perché un giorno un ragazzo della quale era perdutamente innamorata le ha detto che con il bianco sta bene. Non porta mai il cappello perché ottanta euro di parrucchiere non si spendono a vanvera. Marta ha i capelli castani con i riflessi biondi. Perché il biondo ti fa più luminosa, le dice sempre la madre. Ha gli occhi profondi e neri e due labbra che solo a guardarle ti mordi le tue. Marta trema se la guardi un secondo in più, perché è bella, ma non lo sa. Marta.

 
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Tiramisù

Post n°144 pubblicato il 27 Gennaio 2006 da Ofyp

Parole.

Come caffè, calde, forti, bollenti.
Come mascarpone, morbide, bianche, dolci.
Come alkermes, rosse, passionali, coloranti.
Come cacao, erotiche, ludiche, esotiche.
Come pan di spagna, pregne, cedevoli, spugne.

Appagano sensi,
saziano menti,
regalano brividi.

 
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Parole.

Post n°143 pubblicato il 19 Gennaio 2006 da Ofyp

Quante volte butti un “Ti Amo” lì? Non una ripetizione, un gesto meccanico, anche se sentito, uno di quelli che ci vanno, che in quel momento ci stanno bene. Il primo. Quello sofferto, quello che dici dopo una meditazione di mesi, quello che senti sul serio. Io l’ho detto due volte. Al mio primo amore e all’ultimo. Forse ce n’è stato uno di mezzo, particolare, speciale, sentito ma inopportuno per spazio e tempo. Due volte, dicevo, diverse, per tipologia, modo, sentimenti e donna. Il primo, di stomaco, da adolescente, il secondo, di cuore, più maturo e, per questo, più vero. Tant’è che sono quattordici anni, ormai. Il primo “Ti Amo” è quello che stappa la bottiglia, quello che ti rende vulnerabile, quello che annuncia il passaggio di proprietà del cuore da “mio” a “tuo”, fondendo la vita in “nostra”. Quelli dopo, fantastici ma meno intensi, per definizione, preferisco dirli e viverli a gesti e non a parole. Perché, a volte, è la prima parola che conta, il resto è carta carbone. Se non completi con i comportamenti, sbiadisce.

 
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