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FIAT LUX: uno sguardo approfondito sull'azienda torinese.

Post n°60 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da Nikolaj_000
 

A Mirafiori vince il sì, ora la FIAT potrà rilanciarsi in Italia, in Europa e nel Mondo intero, grazie alla sua posizione dominante nel mercato automobilistico, che era osteggiata da orcheschi operai svogliati, pigri e poco produttivi. No, non è affatto così. La grande bufala portata avanti da Marchionne ha del ridicolo, ed è ancora più indecente quando si vanno a guardare i numeri del 2010 circa il mercato dell'auto europeo. A differenza di quanto va dicendo l'A.D. della FIAT, il problema dell'azienda non sta affatto nelle politiche contrattuali degli operai italiani, bensì nella scarsa attrattività del marchio torinese sul mercato italiano ed europeo, ad eccezione di alcuni segmenti esteri come il Brasile che, di fatto, è un'economia in crescita. Se analizziamo l'andamento 2010 su 2009 ci accorgiamo infatti che mentre il mercato europeo nel suo complesso ha avuto un calo del 4,9% delle immatricolazioni, la FIAT ha ceduto di ben 17 punti percentuali, dato che diventa ancora più grave se analizziamo l'andamento su mese: Il mercato europeo ha ceduto, nel mese di dicembre, il 2,7% contro il 19% della casa italiana. Se si va oltre con l'analisi si scopre che il gruppo FIAT in europa vede passare la sua quota di mercato dall'8,7% al 7,6% e che il modello principale, ovvero la Punto, è al decimo posto tra le macchine della sua categoria più vendute in UE, con circa 260.000 immatricolazioni contro le 323.000 del 2009. Dando uno sguardo ai competitor si può capire al meglio la differenza: Golf fa 450.000 immatricolazioni, Fiesta 400.000 e Dacia 263.000 (marchio letteralmente inventato dalla Renault). Inoltre se guardiamo le vendite complessive in Europa, tra le prime dieci vetture (senza considerare la categoria) la FIAT non compare con alcun modello.

 

 

Da qui si evince che il problema di Marchionne non è affatto la classe operaia, bensì la scarsa qualità del prodotto, la mancata innovazione e la ridotta gamma dei modelli, che vengono riciclati di anno in anno, basti analizzare le vendite della Bravo, che con 42.000 immatricolazioni nel 2010 si vede surclassare dalla Focus (250.000) dall'Astra (200.000), dalla Peugeot 308 (180.000) e dalla Megane (240.000) che sono di fatto i diretti concorrenti.

La FIAT vende solo quando ci sono gli incentivi statali, ovvero quando lo Stato mette mano al portafoglio, garantendo all'azienda tariffe più vantaggiose ai propri clienti. E in tutto ciò gli operai che c'entrano? 

Ritengo assolutamente sbagliato riversare le colpe sulla categoria più debole, usandola come specchietto per le allodole per i mass media (che ci sono cascati in pieno) così da sviare il vero problema del Gruppo: la totale assenza di competitività dei modelli. A questo punto non ci resta che aspettare i tanto agognati investimenti di Marchionne che intanto, nel 2011, porteranno a produzione Punto e Panda, ovvero gli stessi identici modelli del 2008, del 2009 e del 2010 con qualche optional in più, per non parlare dell'assoluta mancanza nelle categorie più blasonate, quali berline e fuoristrada. 

Questi dati dovrebbero essere letti da coloro che nei giorni scorsi hanno giurato fedeltà a Marchionne, personaggi quali il Presidente del Consiglio, noto imprenditore che dovrebbe sapere qualcosa di competitività, o come Chiamparino, sindaco di Torino ed esponente del PD, o ancora come Matteo Renzi, che si vende quale leader dei rottamatori (di auto?) della vecchia politica per poi difendere a spada tratta la politica del Gruppo torinese.

Mi chiedo infine come sia possibile che il più grande partito dell'opposizione, il PD, non abbia saputo cogliere questa occasione per dimostrare vicinanza alla classe operaia e, più in generale, alla grande maggioranza degli italiani che vive in condizioni di precarietà sociale ed economica, visto che spesso sento accomunate le parole "Partito Democratico" a "Centro-Sinistra" mentre, di sinistra, c'è ben poco. 

Questo pone in essere un problema a livello politico: come può un partito di origine socialista come il PD essere spaccato sulla difesa della classe operaia? Come può anche solo stare dalla parte di un'azienda non competitiva, che esiste solo grazie ai soldi dei cittadini italiani, e che ora li tratta come fossero merce? Dov'è finita la sinistra del centro-sinistra?

 

 

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