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Creato da: OssimoroTossic0 il 14/06/2014
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Post n°12 pubblicato il 29 Luglio 2015 da OssimoroTossic0

 

Pennello su garze a brandelli
trasudando tinte a palpebre serrate
su polpastrelli e polsi imbottiti.
E presto fede nella luna, occhio di genitrice divelto.
Vorace famelica di silenzi che nell'aura s'inoculano.
Ordito intreccio di cruore sul collo.
Un sorriso incrinato veglia sul costato, lo allieta.
Poppa ingordo dalle ammorbate mammelle.
Mentre il dolore non soddisfa e non pasce abbastanza.
Si rimurgina ancora con il funicolo ombelicale attorto.
Figlio cupido di dilapidarsi nelle stelle.
Figlio smarrito nella terra.
Polvere dilamata nei bulbi.
E mentre umette e corteggia le cosce.
Sbuccia lumi di lucciole nell'alveo di Venere.
Il giorno s'approda sui palmi consumati.
Sacrilego sulle vene il languore perdura
fino a tarpare il mattino.

 


"La fame sono io.
Per fame, intendo quel buco spaventoso
di tutto l'essere, quel vuoto che attanaglia,
quella aspirazione non tanto all'utopica pienezza
quanto alla semplice realtà:
là dove non c'è niente,
imploro che vi sia qualcosa."

-Amèlie Nothomb-

 

 
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