Creato da ladymiss0 il 12/07/2008

Scritto sul corpo

c'è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce, quello che si è accumulato nel corso della vita.In certe parti il palinsesto è inciso con forza tale che le lettere si possono sentire al tatto, come fosse stato scritto in Braille.Preferisco tenere il mio corpo ripiegato, al riparo da occhi indiscreti, mai aprirsi troppo, svelare tutta la storia. (J. Winterson)

 

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Così esistiamo in tempo reale

Post n°35 pubblicato il 03 Marzo 2009 da ladymiss0

Una recente indagine della EIAA, l'associazione europea dei proprietari dei mezzi di comunicazione interattivi, ha evidenziato come i ragazzi passino sempre meno tempo davanti ai media tradizionali preferendo i cosiddetti “nuovi media”. La ricerca è stata condotta su un campione di circa 2500 giovani intervistati in 10 Stati d’Europa. Radio, televisione e giornali sono lasciati da parte, in favore di internet con le sue chatrooms, forum, blog e della telefonia mobile con i suoi mms, sms e l’invio di filmati. Internet è divenuta il media che più rapidamente si è imposto e che maggiormente catalizza l’attenzione dei giovani che lo usano, sempre secondo l’indagine, al fine di reperire informazioni e comunicare con i propri amici. Non sorprende che i giovani siano attratti dalla tecnologia, in quanto permette loro di “esserci” in maniera immediata, consentendo di condividere non solo parole, ma anche immagini e suoni nel “tempo reale”, donando loro una sorta di “ubiquità digitale”.



È importante sottolineare quanto la tendenza a prediligere quasi esclusivamente i “nuovi media” possa modificare le preferenze, le opinioni ed i comportamenti degli adolescenti. L’accusa non mira a proporre una visione “bacchettona” che voglia riportare indietro i giovani ai “bei vecchi tempi”, quanto invece intende proporre una visione critica d’insieme di fenomeni cui i giovani sono spesso attori inconsapevoli. Secondo il "Baby consumers e nuove tecnologie",

un rapporto presentato a Milano a fine 2007 sui consumi dei minorenni, redatto dal Movimento Difesa del Cittadino, il 30% dei bambini di 10 anni riceve a quest’età il primo telefonino. I giovani fra gli 8 ed i 15 anni in possesso del cellulare sale invece ad uno stupefacente 84%. Inizialmente l’utilizzo che di esso ne viene fatto è di parlare con i genitori, per poi estendere agli amici questo “nuovo potere di comunicazione acquisito”. La spesa media mensile va dai 10 ai 20 euro e principalmente sono gli SMS (“messaggini”) a farla da padrone rispetto alla fonia a voce. Molti ragazzi li utilizzano perché permettono di comunicare non visti, soprattutto sotto il banco mentre si è a scuola e con più interlocutori quasi contemporaneamente senza che nessuno ne sia a conoscenza, compresi gli insegnanti e talvolta gli stessi genitori. La diffusione crescente degli SMS ha generato nei nostri giovani cambiamenti di natura comunicativa che non possono essere ignorate. L’uso della lettera “k” al posto del “ch” (es. “perché” diventa negli sms “xkè”), di “nn” al posto di “non” o di “cmq” invece di “comunque” è riscontrabile anche in molti temi scolastici sia nelle scuole medie inferiori che superiori. Se sul telefonino questa “euristica della comunicazione” è usata unicamente a causa della limitazione di 160 caratteri per ogni messaggio inviato, spesso assistiamo ad un processo di automatizzazione che rende difficile l’uso corretto delle parole che si è soliti abbreviare.

Per quanto riguarda la comunicazione interpersonale, l’uso quasi esclusivo degli SMS funge da facilitatore nell’approccio iniziale fra i giovani ai fini di “sondare il terreno”, ma non permette un adeguato training alla comunicazione non verbale, anche se a ciò si sopperisce utilizzando gli emoticons, le cosiddette “faccine” che simulano le emozioni espresse dalla mimica facciale. Gli operatori, quindi, hanno imparato a indirizzare anche al target dei più giovani le offerte in grado di allettarli e fidelizzarli al proprio brand. Ne è un esempio la campagna pubblicitaria di una nota “tribù” che vede come protagonisti unicamente un gruppo di ragazzi. L’interesse degli operatori rimane quello di avvicinare i ragazzi, per natura più sensibili alle novità, offrendo contenuti multimediali, video telefonate e facendo convergere tutto ciò verso la rete.

Quanto “potere” può dare ad un bambino di 10 anni il fatto di possedere uno strumento che permette di fare foto, comunicare a voce e via sms/mms con gli amici e navigare su internet per vedere e depositare i propri filmati in rete? Quasi la totalità dei telefonini in vendita ha una fotocamera che oltre a scattare fotografie, può fare filmati più o meno lunghi, e quelli di nuova generazione permettono di “uploadare”, cioè di immettere in rete direttamente i filmati catturati dall’obiettivo della fotocamera. Quali contenuti desidererà inserire e condividere un giovane, scegliendo fra un filmato della gita in montagna, ed uno in cui si picchia in gruppo un coetaneo o ci si spoglia dinanzi al professore? Sicuramente quest’ultimo, dato che il primo potrà interessare poco più di una decina di utenti, mentre il secondo qualche migliaio, permettendo di diventare subito “conosciuti, scaricati e condivisi” dagli internauti senza sforzo.


Non stupisce perché persino molti giornalisti della carta stampata e televisivi cadano sempre più spesso nel tranello teso da chi, diversamente da loro, ha acquisito la consapevolezza del problema circa l’attendibilità delle notizie in rete. Sono valutate come autorevoli fonti che in realtà non lo sono, e sorprende sempre meno che si ritengano reali filmati inseriti in rete per scherzo dove si simula un pestaggio o atti di teppismo scolastico. Su internet chiunque può scrivere di qualsiasi argomento dando l’allarme su nuove pericolose tendenze, snocciolando cifre allarmanti su questo o quel fenomeno giovanile. Il web è meraviglioso, ma dobbiamo noi adulti per primi sviluppare una criticità obiettiva su questo e sui nuovi media.

La necessità di una regolamentazione a tutto campo ferma e decisa deve iniziare dagli adulti, che devono essere l’esempio autorevole di un controllo. Adulti autorevoli, ma non necessariamente autoritari, in grado di comprimere e non reprimere il desiderio di comunicazione e condivisione dei giovani, convogliandolo verso contenuti forniti di significati. Inutile quindi alzare gli occhi al cielo ed esclamare “mala tempora currunt”, in quanto la saggezza che vorremmo instillare nei nostri ragazzi presuppone prima di tutto una educazione che spinga alla temperanza. In una parola: moderazione.


Dott. Emanuel Mian


Articolo pubblicato su SocialNews (Aprile-Maggio 2008) mensile di promozione sociale
organo di divulgazione del Ministero della Giustizia e del Ministero dell Interno

 
 
 
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