Creato da paesesommerso il 03/04/2009
ALLA SCOPERTA DI TESORI NASCOSTI

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

nafuracarloelaurabsalzannianna_sopranosecondolost73paf542009maurino1952rollei35roma.2006eliascrimasummer008nardonffmercurioannalisa.aziselio.blessent
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Messaggio #6

CHIACCHIERATA CON UNA ABITANTE DI MORASCO IN ALTA VAL FORMAZZA

Post n°7 pubblicato il 06 Maggio 2011 da paesesommerso

L’incontro con la signora Edwige Ferrera risale al marzo 1996 e si svolse nella sua casa di Ponte di Formazza, non troppo lontano dalla località che le diede i natali, Grovella. Da qui partiva con i genitori, in primavera, alla volta del villaggio di Morasco. Dopo aver ripulito i prati tornavano giù per poi risalire ad agosto per il fieno e restavano fino ai primi giorni di settembre. A ottobre salivano nuovamente e, se il tempo lo permetteva, non scendevano piu’ fino alla vigilia di Natale, con le slitte cariche di fieno avanzato attaccate alle manze e alle giovenche.

Lei era una ragazzina, ma le vicende di quel piccolo angolo di Paradiso le porta indelebili nel cuore. Alcune belle, altre tristi, altre legate alle leggende che da sempre avvolgono con un velo misterioso le montagne.

E’ dura realtà il terribile episodio capitato al figlio dello zio di suo papà che, con la sorellina, stava portando patate bollite e un poco di formaggio a coloro che lavoravano nei campi. Nell’attraversare il pericoloso ponticello a due travi cadde in acqua e la furia del fiume lo trascinò via. E come lui molti bimbi persero la vita così tragicamente.

Persino gli uomini avevano paura di quella corrente così forte tanto che, spesso, quando avevano un carico pesante di fieno sulle spalle, si facevano aiutare. Lo lanciavano al di là del ponte e le loro coraggiose donne stavano pronte a prenderlo, per non perdere quel prezioso alimento per le loro bestie.

Una leggenda racconta che neppure le vipere osavano attraversare quel maledetto passaggio sospeso sull’acqua, infatti, nel caso si fossero nascoste nelle gerle, giunte in quel punto, uscivano e scappavano. Naturalmente con somma felicità degli abitanti!

Ricorda che quando venne costruita la diga, a Morasco vivevano circa 20 famiglie. I genitori della signora Edwige erano giunti al punto di non dormire più la notte dal dispiacere che provarono alla terribile notizia, ma dovettero rassegnarsi: se non avessero accettato i soldi che venivano offerti loro, le proprietà sarebbero comunque state espropriate. A sua mamma vennero date 86.000 lire, era il 1936, periodo in cui una mucca  poteva costare tra le 400 e le 600 lire. Mentre parlava un sorriso le illuminò il viso solcato da rughe leggere e disse: “ Il Gregorio però ne aveva venduta una a 1.000 lire perché era molto bella!”, forse perché i prati in alta montagna davano un’erba davvero speciale e c’era anche la cicoria che le donne alla sera tardi, con il “lanternino”, andavano a raccogliere, nonostante la stanchezza per la dura giornata di lavoro.

I campi non erano solo cibo per il bestiame, ma anche una gioia per gli occhi: in primavera le fioriture cambiavano colore per ben tre volte. La prima stendeva un tappeto giallo, la seconda bianco e, infine, la terza blu.

L’acqua non risparmiò quelle distese d’erba e neppure il piccolo oratorio dedicato a Sant’Anna e a San Lorenzo, anche se la Edison, ora Enel, lo fece ricostruire su di una collinetta nei pressi di Riale, a ricordo non solo della chiesetta, ma dell’intero villaggio e degli operai morti durante la costruzione della diga.

 Quando negli anni successivi al riempimento dell’invaso in primavera la signora risaliva in quei luoghi, la pena maggiore era udire il rumore sinistro provocato dai crolli del legname e dei mattoni delle case, che portavano in superficie i ricordi di una vita. Solo pochi avevano pensato di recuperare le travi per riutilizzarle in nuove costruzioni.

Se le giornate erano limpide si poteva scorgere ancora il campanile, quasi volesse urlare al cielo la sua pena.

Qualche anno prima dell’intervista, durante una fase di manutenzione della struttura, il bacino venne svuotato e riaffiorarono i poveri resti di quelle che furono splendide abitazioni e stalle accoglienti. Con sommo rimpianto e commozione riuscì a riconoscere ancora la sua casa in mezzo al fango del fondo melmoso del lago.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/PAESISOMMERSI/trackback.php?msg=10190063

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
ciccilba
ciccilba il 15/05/11 alle 10:10 via WEB
ciao, bellissima, brava ,molto bella la descrizione, mi ha fatto venire in mente alcune estati passate in varie zone del trentino, dove andavo con amici a dare una mano a raccogliere,il profumo e la freschezza dei torrenti che passavano li vicino.Purtroppo anche qui alcuni anni fa una diga č straripata com le conseguenze che tu descrivi nel tuo racconto, bacioni!
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963