Libertà di parola

Post N° 24

Le carresi

Il Molise è terra abbandonata da Dio e dagli uomini, il Primo l’ha resa avara  e matrigna con le sue colline  brulle e le sue montagne scoscese ed i secondi non trovando ragioni di esistere sono costretti  ad emigrare. Resta luogo di antiche tradizioni dove si vive  ancora in modo viscerale il  forte attaccamento alla terra, ai suoi prodotti ed agli animali che l’hanno aiutato a vivere, forse sopravvivere. Mischiando il sacro con il profano nascono  si sviluppano immutabili nel tempo le sue credenze popolari che esaltano anche il suo duro lavoro contadino. In questo ambito vanno viste le carresi  che rappresentano un concerto di animali, buoi e cavalli, e uomini, cavalieri e carristi.  Sono una spettacolare corsa che si svolge nei vecchi tratturi per proseguire sulle strade asfaltate sino al borgo antico del paese. Partecipano almeno due carri denominati “giovani” e “giovanotti”. Sono i vecchi carri contadini con le due ruote grandi a raggi in legno trainati da due buoi . Sul carro trovano posto tre carristi   di cui  uno lo guida mediante redini e gli altri pungono i buoi con   verghe. Un folto gruppo di cavalieri aiuta e spinge  il carro nella corsa servendosi di  lunghe aste di legno con un pungolo di ferro in sommità che permette di attaccarsi ad una tavola posta sul retro e di spingere come negli antichi tornei cavallereschi  E’ una cavalcata in sincronismo di cavalli che galop-pano con buoi che saltano in avanti e di fasi spettacolari che esaltano un eventuale sorpasso. La gente del posto partecipa ed osserva ai lati del percorso seguendo con urla e grida l’evolversi della disputa, mentre i turisti seguono con timore riverenziale questo connubio molto forte. Dove il percorso  è lungo , a metà gara , si cambiano in corsa i buoi e si riprende sino al paese. Le due corse si svolgono il 30 di aprile, S. Leo, a San Martino in Pensilis ed il 3 maggio, Legno della Croce, ad Ururi.