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Un blog creato da BLACK_FENIX il 26/01/2007

Ali di Fuoco

C'è ancora vita e fuoco da un mucchietto di cenere

 
 

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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

La storia

Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro nell'esodo (VIII secolo AC). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:


«Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi
miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo
paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni:
accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione
della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del
padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del
dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro
brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per
forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.»


Proprio a questo spannometrico resoconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio,
nelle Metamorphoses, ci narra della fenice, uccello che giunto alla
veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli,
depone le sua membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima
ad una palma o a una una quercia, e spira. Dal suo corpo nasce poi
un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole..


Ovidio dice: «... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso
e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una
quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci
ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra,
morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del
genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo
quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza
forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il
sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto,
dove lo deposita nel tempio del Sole.»


Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi
passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che
"distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova
Religione dai resti della precedente.


Tacito
arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo
del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole.
Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un
uovo, prima di essere portata verso il Sole.


Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello:


IX) La fenice

C'è un altro volatile che è detto fenice.

Nostro Signore Gesù Cristo ha le sua figura, e dice nel Vangelo:


«Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta».


Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano
lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India,
detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento
anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano,
e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni
segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o
Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote
ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di
legno.


Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di
tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente
vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si
alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo
si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver
bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui,
osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore.
Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il
sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello
fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo
luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di
nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la
parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio,
hai il potere di morire e di rivivere. Dunque come ho detto prima,
l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal
cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico
Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la
legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto
nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro»


La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle
proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché
del compimento della Trasmutazione Alchemica — processo Misterico
equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli
alchimisti alla pietra filosofale).


Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno
al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via
del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come
tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità,
resurrezione e vita dopo la morte.


Dante Alighieri così descrive la Fenice:


che la fenice more e poi rinasce,

quando al cinquecentesimo appressa

erba né biada in sua vita non pasce,

ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,

e nardo e mirra son l'ultime fasce.


(Inferno XXIV, 107-111)

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