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15.10.19

Ho fatto metà del cambio stagione, ho lavato la camera, ho fatto tutto quel che c'era da fare, ed adesso mi ritrovo ancora col groviglio di pensieri che mi attanaglia la mente.

Le uniche domande da pormi sono le seguenti: come stai? 

Bene, a pezzi ma bene. Mi avevano detto che sarebbe stato difficile, è difficile distruggere, ancora peggio distruggere e non sapere come costruire. Ricostruire. Perché avrei una nuova me da ricostruire. È che io odio i periodi di stallo, che per me sono sufficienti tre giorni per riposare, adesso vorrei prendere il volo, ma devo aspettare. D'altronde, l'ho voluto io, no? Un paio di settimane a casa non mi faranno male, continuo a ripetermelo ma ci credo tanto poco.

C'è dell'incredulità in tutto quanto, anche a me non sembra che sia effettivamente finita, mi sembra più uno stand-by perenne. Eppure l'ho finalmente troncata, speravo ci fosse solo qualcosa di più concreto ad aspettarmi. Ma ad aspettare la concretezza si rischia di non andare da nessuna parte.

Qua mi dicono che sono stata forte, che sono stata coraggiosa, che in pochi lo avrebbero fatto al posto mio, che ho fatto bene a pensare al mio futuro, ma quanti timori e quante lacrime ci stanno dietro. 

Mi sembra un peccato oziare, come se non fosse un mio diritto. La mia terapeuta dice che ho dei problemi col gratuito patrocinio, che sono una che per deformazione di vita ha bisogno di sudarsele le cose, che anche questa è una cosa che dovrò correggere. 

Mi sento inutile, non pensavo che potesse esistere questo risvolto. 

Ho bisogno di riprendere i miei bei pensieri e la mia energia.

È come se la bambina non riesca a fidarsi della madre, tesoro mio, ho sbagliato qualcosa nell'ultimo periodo? Non mi sembra. Perché non ti fidi? Sono cambiata, non sono più severa come un tempo. Stavolta è diverso.