PRESENZA

L'AMAREZZA DELLA SELVA OSCURA


La selva oscura dice Dante è "Tant'è amara che poco è più morte". L'esperienza della selva è amara. E' amara l'esperienza che si vive senza un senso. E' amaro un mattino di pioggia di un uomo che vive senza significato. E' amara la vita di chiunque non desidera una pienezza di vita. Un'amarezza fisica e carnale che si imprime nel volto. Un'amarezza che ti impedisce di respirare, di lavorare, di sperare, di guardare gli occhi dell'altro. Un'amarezza che ti impedisce di avere pietà della tua vita fino allo sfinimento, fino alla depressione. Un'amarezza che ti impedisce di vivere la vita come costruzione positiva. Un'amarezza che si esprime con il continuo lamento e la recriminazione. Un'amarezza che ti inchioda ai tuoi limiti. Attraversare questa amarezza che è il frutto di un non riconoscimento della tua origine significa riconoscere che sei continuamente generati da un Altro. Attraversare questa amarezza significa poter "trattar del ben". Un bene si riconosce attraverso un incontro carnale. Non stiamo parlando di un bene spirituale. Si tratta del bene carnale e spirituale. Si tratta del bene che ti permette di attraversare la selva oscura per riconoscere l'origine di ogni fatica. Dante descrive un'avventura umana percorribile. Un'avventura umana che è "principio e cagion di tutta gioia". Una gioia piena di gratitudine. Una gioia dentro il dolore. Una gioia baldanzosa dentro tutte le circostanze. Si può vivere così. E' un'esperienza percorribile.